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giovedì 17 luglio 2008

Raccontino erotic-demenziale-ESILARANTE!!!

della serie: non c'azzecca niente con la vela e quello che non si può leggere in rete... :)))))

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Certo che gli stranieri sono strani forte.

Forti delle loro carenze psico-attitudinali calano come cavallette nel Belpaese, bianchi come formaggi molli, e mollemente s'adagiano sul mio apparato riproduttivo con la delicatezza di una berta spaccamuri. Quando Berta mi si filava era meglio, ma ora sono solo e incompreso come il due di fiori con la briscola a picche. Per di più ho dovuto dire addio Livorno bella per esercitare vituperi nel vituperio delle genti...Dal mio banchino ambulante di gelataio in Corso Italia mi sciroppo cucchiaiate di cazzate e di cazzoni di vario aspetto e idioma. L'idiota tipo è tipo statuario e statunitario, strutto dal sudore,con bottiglia di Panna in mano e chili di panna in pancia, accompagnato da consorte liftata come i pallonetti di Mecir e diplomata in zufolo di pelle al conservatorio di Silicon Valley. "Excuse me, where is the Rialto bridge?" (Scusi, dov'è il ponte diRialto?) "I'm sorry, it's not here." (Allora, te vai la prima a sinistra, poi la seonda a destra, poi vai ner culo e lì domandi, vabbene?) Esempio di informazione tipo richiesta dalla coppia, che poi s'allontana borbottando borboniche frasi sulla neghittosità italica.

Altra situazione tipo è la tipa ispano-spanata dal seno aerostatico e il calzoncino misura Puffetta."¡Helado! ¿Qué sabor conseguimos? (Gelato! Che gusto prendiamo?) "Todos son muy buenos." (Per te giusto la banana, tegame, magari ir cetriolo ti garbava di più ma l'ho finito...) Una volta mi capitò un capitone ibrido; nipponica tinta di capelli e tanta di capezzoli, vestita Emporio Arpiedi (imitazioni original) con minigonna modello bassotto (a pelo raso) e con sguardo un po'meno lobotomizzato del solito. Mi si pianta davanti, guida alla mano, e mi spara a brucia pelo pelvico:"Ah na ta ne cin gu ti ha mo?" (Blinda la supercazzola prematurata con scappellamento a destra, tapioca per due o anche per tre?) "I'm sorry, I don't understand." (Come disse Scèspir ner Tito Andrònio, ma te sei briàa o mi pilli per ir culo?) "Oh, excuse me, can I speak English?" (Oh, mi spiace, posso parlare inglese?) "Yes, of course." (Io 'canna, con quelle puppe poi parlà anco sudaffriàno!) Cominciamo a parlare del più e del meno, del kimono, di Mifune, di Katane e di Crotone, di Kurosawa e curacao; cerco di spostare la conversazione su banane e lampone con la scusa del gelato, ma è troppo per la capacità neuronica della Kamikaza. Come kaza la intorto, questa? "Listen, do you want to go out tonight?" (Senti, vieni collo zio, stasera, che si fa un po' di bene?) "Oh, yes, where could we go?" (Oh, sì, dove potremmo andare?) "There are nice places I can show you." (Dè, ti porto ar Verdi e tifo vedè l'Uccello di Fòo, bella passera!) Come una fessa mi fissa mentre le spiego dove e quando c'incontriamo per fatal combinazion. Alla fine la mappa della città assomiglia ai Placiti Campani, ma la placida orientale sembra orientarvisi. Lascio il banchino al collega di sera, sfittico e sfatto dalle manutuprazioni, e m'involo verso la doccia. Madame Butterfly volteggia colorata per piazza dei Miracoli quando al fin m'appresto al desiato incontro. In controtendenza rispetto al giorno, la mise della miserrima è un tripudio di tonalità totalitarie che avrebbero fatto storcere il naso, e anche il collo della sventurata, a Dalì. Da lì ai Lungarni il passo è breve, e un passo a due è d'obbligo sul ponte di Mezzo. Nel mezzo del cammin di nostra gita, la gaia giappa si concede amabilmente alle danze, e le lonze che visivamente giudicavo prominenti promettono invece lussi di lussuria lusitana...("Dè, cazzo c'entra lusitana? "Va bè, un po' di licenza poetica..."Sì, neanco la licenza di pesca alle boghe ti darei, budiùlo! Vedidi scrivella bene, 'sta storia, chè poi ci fanno 'r filme con Giorg Cluni a fa' la mi' parte..."Sì, ora voliamo bassi, eh? "Zitto e scrivi, Barricco della mi' fava, vai!") Sposso e spasso la bimba, che appresso mi segue al tavolo di un caffè di grido, il mio dopo che ho visto il conto. Dirotto su un Cuba Libre, che si contrappone al suo Brachetto. Brachetta mia birichina, statti calma, che ancor l'America è lontana, dall'altraparte della luna. Pangurata vieppiù dal vinello, la pantera di Kyoto chioccia e ciaccola come una giornalista di Italia 1; nelle pause pubblicità, tento di proferir parola:"So, are you having fun?" (Allora, n'hai visto abbastanza di mare,chè c'è d'andà sottooperta?) "Yes, it's the best night I've had in Italy!" (Sì, è la più bella serata che ho passato in Italia!) "And it's not over, yet..." (Aspetta a dillo, bimba, ancora un' hai visto Lucca!) Cippa nippa s'intrippa e tenta di lanciarmi un'occhiata di divertita lascivia; visto il taglio degli occhi, le viene uno sguardo da sambernardo sotto ecstasy. La sua gelida manina come uno sherpa s'inerpica sul mio Monviso. Faccio buon viso a miglior gioco, mi alzo dal desco e pesco una viuzza laterale, seguito a ruota dalla trota. Ci ritroviamo nel dedalo di vicoli che svicolano attorno al Tribunale. Ci arrestiamo e processiamo per direttissima sul cofano di un 850 blu cianosi. Sollevo la sottana della sollevanta e lambendone l'Alhambra la solletico sollazzandola alquanto: "Aaahhh...im na tingu nomoto....mo tai nomoto...ooohhh....!" (Mi vengono degli origami stuperdi, quando mi applico, ma non sempre ho tempo di poterli fare.) Da un balcone soprastante un masturbatore professionista m'apostrofa: "Dai, abburracciugagnene!!" Macchissei? Macchevvuoi? Dovevaiconchiccelhai? Alzo la testa e testè m'avvedo di fornire spettacolo a tre o quattro condominii. Quando realizzo che l'inquilina tutta nuova del quarto piano sta montando le americane sul balcone acchiappo la chiappa della mandrappa e svicolo tutto a mancina, trascinando la vicina della Cina. L'appello, sulla pelle del mio pillo, si celebra nell'ascensore di casa mia. Fra il sesto e il settimo piano la tamagocha preme il pulsante di stop e mi stoppa di petto contro la parete. Pare che la cernia s'intenda di cerniere, e come un ricercatore sismico s'interessa alla mia erezione vulcanica. Oh, geisha che di sushi ti pasci, come bene ti accosci e me lo strusci! Il repertorio è vasto e vastaso, spazia dal cambio a sei marce sul circuito di Monaco fino all'anguilla sbatacchiata sul trasto di un peschereccio, per finire col classico Moulinex a velocità dodici. "Oh, you're really wonderful!" ('Nfamato 'ane, ma te 'un poi esse'così brava di tuo, hai fatto un corso alla Regione?) "Mmmmmm......mmmmm......mmmmm....." (Giaculatoria shintoista risalente alla dinastia Han, intraducibile in idiomi occidentali) Cerco le chiavi di casa, ma questa non è casa mia. Mi sono fermato un piano sopra. Lei invece ancora non si è fermata, è ancora collisa col collante al mio collo di papero, ormai inamidato alla consistenza del titanio. Mi tocca far le scale a marcia indietro, guidandola con tirate di capelli come un Chocktaw col suo puledro. Il ladro di bambine del mio dirimpettaio impettito s'indispettisce sulla soglia di casa sua; "Ah, bene, vedo che se' a fà polenta!" "Guarda, fai 'r bravo e non rompe'oglioni, chè poi dopo ti foleccà 'rmestolo!" Chiudo la porta alle mie spalle e la foca di Osaka comincia a togliersi la muta senza mollare il pescecane. In otto secondi netti è già evitica e al nono la lordo di aromi mediterranei, dopo la cui delibatio la debosciata al fin si stacca dal palo della slap dance. Divaricatasi sul divano di soggiorno, la cuoca mi spalanca il Dolceforno dinanzi e cinguetta serafica: "Fuck me, now." (Ed ora, uniamo i nostri corpi nell'estasi suprema che è propria dell'idillio dell'amore.) Non pongo tempo in mezzo; pongo invece il mezzo in tempo per farripartire l'ambulanza, che adesso però somiglia più ad un treno a vapore. Sbuffo e stantuffo sull'Orient-Express, che non mostra segno alcuno di stress; anzi, l'invereconda inclita schiaffeggia il clito al ritmo del Meneito. Se n'è ito anche l'ultimo pudor, e così prendiamo il tempo dalle spinte pelviche per un duetto vocale sul tema del "Guglielmo Tell". Rossini e sudatini, ci stacchiamo dopo la quarta esposizione del tema, ma l'ingorda di bagordi continua a sfrizzolarsi il velopendulo: "More! More!" (Ancora! Ancora!) "Ahghgniams...." (Artro che more, e un'ho più banane, bimba!) L'aspiraprepuzi circumnaviga la casa a velocità off-shore in cerca di suppletivi. Si avvicendano nella patonza della bonza, nell'ordine: bomboletta di deodorante spray, mattarello da pizzaiolo, manico di Swiffer, collo di fiasco di rosso da tavola. Considera, ma solo per un istante, il tubo dell'aspirapolvere industriale, poi le sovviene una possibile sovvenzione; spalanca la porta di casa e bussa al vicino, che appena apre la porta si porta sensibilmente più vicino all'arresto cardiaco. "Oh, please, I want to be screwed!" (Oh, per favore, voglio essere un fioredi loto nella calma brezza della sera!) Il Cacialli si dà un paio di scariche a trecento col defibrillatore, poi garrisce: "Dè, un'ho capito 'na sega, pero 'r tono m'è garbato! Vieni vì, tegame, chè hai trovato 'r palo della 'uccagna!" La porta si richiude che già la scalatrice del Fujiyama è attaccata al manico del piccone. Preparo uno zabaione con quindici uova e tre chili di zucchero e mi abbatto come un G91 sulla sdraio del terrazzo. Dopo poco, dalla finestra mi arriva il seguente scambio diconvenevoli: "Hey, what is this? I eat with two sticks bigger that this!" (Ehi, che roba è? Io mangio con due bastoncini più grossi di quello!) "Ti garba, eh? Modestamente 'un s'è mai lamentata nissuna!" Rido alla luna, che mi sorride di rimando. Rimando gli impacchi col ghiaccio a piu tardi, e mi addormento. Domattina di nuovo al lavoro. Meglio gelati che bombe.

Credits:Anonimo (voce dalla sala di un cinema alla proiezione del film "La chiave"), Dante Alighieri, Gianni Amelio, Banda Bardò, Andrea Camilleri, Lucio Dalla, Elio e le Storie Tese, Rino Gaetano, Armando Gill, Pietro Gori, pubblicità di una caramella anni '80(chissà quale?), William Hanna e Joseph Barbera, Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, Mario Monicelli, Gianni Morandi, Antonello Venditti

Un grazie particolare a Mario Cardinali e tutto lo staff del "Vernacoliere".

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