Domenica 10 agosto 2008 – giorno 2
Alle 00:00 arriva il vento: prima una bava leggera poi si stabilizza sui 10/12 nodi, e decidiamo di dar vela: non ci da molta scelta quanto ad angolo, si tratta di bulinare contro lo scirocco, ma la voglia è troppa per desistere da issare tutta la tela a riva. L’andatura è tutto sommato gestibile e non troppo impiccata, poggiamo un pelo, e poi il mare è ancora relativamente tranquillo, e le luci dell’Istria ci fanno compagnia sopravento in questo lungo preannunciato bordo mure a sinistra, per rotta 156°, senza il rumore sordo del bicilindrico, dormiremo tutti più tranquilli. Turni di guardia: prima io, poi Alfonso, infine Stefano per 2 ore ciascuno a partire dalla mezzanotte; prendo apposta il primo turno per valutare bene l’andatura al vento e poi mi capiterà di conseguenza quello dalle 6 alle 8, allorquando si presume potremo avvistare la punta S dell’Istria e da li affrontare il Quarnaro con la luce del giorno: ma si sa che come non tutte le ciambelle risultano col buco, anche le pianificazioni a vela non possono aver la pretesa d’esser rispettate, né gli equipaggi la presunzione di farla franca al vento.
Decido durante i turni notturni l’obbligo della cintura di sicurezza e della chiamata al sottoscritto per qualsiasi motivo, dubbio, perplessità o sogno nel cassetto, oltre che per definire ed eseguire qualsiasi manovra, e così inizia la navigazione notturna.
0500 (e qualcuno mi spieghi perché sempre alle 0500 il vento cambia!), il vento da scarsone e gira in prua di parecchio: mi chiamano in branda e tra che dormivo beato e mi ci vuole un po’ per connettere, tra che l’entusiasmo della veleggiata notturna ancora è forte, resta che qui facciamo i gradassi perché mentre tutti avrebbero dato motore per stare in rotta, o meglio ancora stringere sul faro di Porer, noi decidiamo di poggiare.
Già la bolina ci aveva un attimo dato scarroccio di là dalla rotta ideale, allontanandoci dalla terraferma sopravento, ma resta che si decide di seguire il vento ed allarghiamo la rotta di conseguenza, iniziando a ridiscendere l’Adriatico praticamente per rotta S, 180° fissi. In cuor mio conto poi su un secondo bordo a terra direttamente al traverso di Lussino, nostra meta ultima, ma sinceramente non è che fossi molto convinto di questa scelta (e vuoi il Quarnaro, e vuoi la luce del giorno.. troppi fattori), ma è anche vero che l’equipaggio era troppo entusiasta di continuare a vela e non me la sono sentita di privarli del piacere del silenzio (chissà mi dicevo tra me e me.. stà a vedere che troviamo un “buono” passato Porer.. bora dal Quarnaro? Un soffio di levantino magari?)
Rotta corretta, annotazione sul GdB e me ne torno in branda.
Ovviamente così non fù: quando monto di guardia per il mio turno e faccio il punto siamo letteralmente in mezzo al mare! Scirocco montava e scirocco montò, e con lui anche il mare. Verso le 0830 siamo al traverso di Pola, ma molto molto molto al largo. Ma stoicamente resistiamo, con lo scirocco che anche entrando nel cono del Quarnaro sopravento permane, anzi rinforza, formando anche un bel mare prima 3 poi 4.
Decido di rimanere in pozzetto anche dopo il termine del mio turno di guardia ed iniziano le danze: il vento rinforza, avremo 22-25 nodi e specialmente il mare si ingrossa, un bel 5 pieno al mascone di sinistra, riduco il genoa e prendo una mano alla randa benché non ce ne fosse apparente bisogno, lo sbandamento non era preoccupante e CharlieDue il nostro pilota automatico appena sopradimensionato non protestava nemmeno.
Resta che a vele ridotte si vola via mai a meno di 6 nodi, con una punta di 7.5 che non passa inosservata da nessuno a bordo. CharlieDue dimostra anzi grande personalità, e “mano ferma” come si dice in gergo, certo che l’impegno è severo per uomini e mezzi: qualche rigetto rigorosamente sottovento, ma nessuno è a pagliolo, anzi, tutti reattivi in pozzetto, legati e ben saldi in falchetta sopravento. La barca semmai è sollecitata oltremisura dalla bolina, sempre più dura, con il mare contrario e la mastra dell’albero che inizia a segnare rintocchi scricchiolando ad ogni pompata. Insomma: tutta la barca urla vendetta e chiede pietà, l’equipaggio invece chiede più banalmente di virare. Il rischio è quello di perdere preziosi gradi di latitudine, raggranellati durante la notte insonne, eppoi Lussino è ancora molto più a sud, ma quando anche il Topkapi è allo stremo, ridotto ad una palla di sale dentro e fuori (ma come si fa che in bolina “dura” il salmastro si fa strada praticamente in ogni dove???), e resto solo con CharlieDue provato ma perfettamente imperterrito ed efficiente.. inizio a valutare un possibile bailout.
Quando avvistiamo sulla nostra dritta, lontane beninteso, ma le avvistiamo, le piattaforme petrolifere al largo della costa romagnola, bhè li decido che è ora di tornare indietro, che il mare sembra che si incazzi sempre di più ed i rischi aumentano a star li in mezzo: viriamo.
E virando infatti torniamo puntualmente indietro, anzi peggio, dato che non si riesce di tenere una bolina decente sulle nuove mure: se prima si discendeva per rotta 160° all’incirca, impiccati, adesso mure a dritta non si arriva a stringere i 30°, una pena insomma. Cercando un compromesso tra velatura e mare si vede Pola sulla prua, direi una notte insonne buttata via (parentesi: poche navi incrociate durante la notte, nonostante fossimo su una rotta molto esterna rispetto alla costa. Solo tre viste tutte insieme al traverso di Pola, che a momenti si prendevano a collidere a vicenda, ma molto distanti da noialtri); di certo una volta scesi fino a Lat 45° 11’ N, si tratta prima di tutto di riconquistare la costa istriana, così teniamo per un’oretta una rotta per 35/40°, e siamo premiati in tal senso perché avvicinandoci alla costa il mare si smorza parecchio, e con lui il vento che (probabilmente) con il sole che scalda via via entra in regime di brezza; sta di fatto che ci troviamo nelle condizioni di dare motore, e benché avessimo il mare rotto dritto in prua, riusciamo a risalirlo bene, poi anche questo va scemando rapidamente.
Siamo di nuovo in rotta franca su Lussino, che si intravede lontana alle spalle del masso chiaro corrispondente a Sansego: insomma affrontiamo il Quarnaro come venissimo dalle coste emiliane piuttosto che dall’alto Adriatico, ma va bene così.
Facciamo due conti sulle ore di navigazione che ci aspettano, il mare torna più quieto e più blu, ci fanno visita due tartarughe che riportano buonumore a bordo, si fa persino una frugale colazione, ed io decido di farla sporca: guadagno ancora qualche grado sulle onde che adesso frangono al mascone frenandoci meno e per rotta 118° punto su Sansego. Siamo troppo stanchi per arrivare a Lussino, poi è altissima stagione e non voglio rischiare di far tardi con le pratiche, allora isso la bandiera di cortesia sulla crocetta di dritta e decido che passeremo la notte alla baia di Porat “da clandestini”.
Al solito i programmi fatti senza il vento non possono riuscire, ed infatti via via che ci si avvicina alle isole il vento gira a Maestrale. Mentre le barche sfilano alla nostra sinistra ridiscendendo il Quarnaro in fila come formichine spinte a vela dalla termica, noi siamo l’unica barca a vela che rientra a motore provenendo dal centro del mare Adriatico.
In prossimità ormai di Susak il vento gira bene al traverso seguendo il sole, ma non c’è tempo (né forze né voglia) di dar vela, ed entriamo a Porat che sono le 1800 circa, puntuali.... si fa per dire! (in fondo abbiamo fatto solo scelte originali, preferendo d’andar a vela quando gli altri andavano a motore e viceversa, senza nemmeno aggiungere tante miglia, ma sicuramente godendocela assai quanto ad emozioni, e dormendo in pace la notte. Comunque non so se lo rifarei!).
Porat con il maestrale è un disastro: ci sono un paio di barche, compresa una vela grandicella, ma non offre alcun ridosso, tutte ballano parecchio intraversandosi pericolosamente al vento: non mi piace affatto e decido che proveremo a trovare altrove, magari in paese sul lato E dell’isola.
Nel canale tra Sansego e Lussino il maestrale entra a meraviglia e decido (bene) che anche il porticciolo di Sansego è da evitare, quindi chiamo a raccolta le forze per tenere duro fino a Lussino: troveremo nelle prime baie all'ingresso del fiordo, si presume meno battute da imbarcazioni da diporto e Polijcia, ma almeno il maestrale li ci darà tregua e se dobbiamo sfidare il destino, almeno ci dormiremo su tranquilli, pur rimanendo parimenti a rischio e passibili di denuncia; semmai, trovandoci già sull’isola avremo più tempo all’indomani per anticipare il momento delle pratiche, in sanatoria.
La baia di Zapodaski è una meraviglia: dopo onde, sale e stridore di denti ci pare di arrivare in paradiso. Appena 3 barche a vela in una baia tanto spaziosa quanto ridossata, ci ancoriamo in 6 metri d’acqua su un bel fondo di sabbia a prova di scirocco (e di tempesta anche: controllerò dopo l’ancoraggio con la maschera e la Bruce ha preso a meraviglia, tutta annegata al fondo, con la catena stesa dritta come una spada sin sotto la barca, più un paio di metri che non fanno toccare il fondo alla cima. Complimenti!); ed inizia la festa.
Acqua dolce a volontà per la doccia (tanto che esauriamo la scorta… stranamente ed inaspettatamente!) dopo un lungo bagno ristoratore nella luce del tramonto.
Per cena mi diletto personalmente in pasta al ragù (ma pronto) e mega frittata con cipolle e carote (8 uova per 3 marinai), più altre carotine all’insalata, tritate fine. Prosecco fresco e libagioni, compreso sigaro dopocena al chiaro di luna.
La vacanza inizia da qui.
Miglia percorse 115 (miglia totali 115)
alba sull'Istria
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