bARCa bIsBetiCa con cIURmA fAmEliCA: quotidianità di famiglie a vele spiegate. Il diario dei nostri "sogni in mezzo al mare"... tra letteratura di bassa lega, geografia pelosa, visioni mistiche, cheek to cheek, uccellini che cinguettano, cibo, musica e poesia.
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lunedì 22 settembre 2008
bora
filmato di "cronaca nera", non adatto ai più deboli di cuore, impressionabili e sofferenti di mal di mare.. :-//
Fa male al cuore. Ma fa anche pensare a quanto un "marina" costituisca una falsa sicurezza. Con l'equipaggio di PatuPatu siamo stati in Florida durante la tempesta tropicale Fay: le barche a vela se ne stavano "tranquillamente" all'ancora in rada... in un marina sarebbero state meno tranquille. Buon vento
@gianfranco la penso come te, in fin dei conti. non sta scritto da nessuna parte che un marina debba offrire più riparo del mare aperto, in fondo la costa è il peggior nemico del marinaio.. resta che tutto "dipende".. quest'estate abbiamo preso una sventolata in Croazia, colpo di vento annunciato: cercavo posto in marina ma non ero stato l'unico a sentire il bollettino catastrofico e già alle 14 tutti erano allineati e coperti in banchina. alla fine abbiamo trovato anche noi, ma solo quello che ho reputato meritevole d'essere accettato: un posto in cima al molo del traghetto all'inglese, che ho potuto legare la barca alle bitte del traghetto mettendo traversini anche alla base dell'albero ed ai winch di scotta! ;-) al contrario -aggiungo- che non avrei mai preso un gavitello, e penso a quello avrei preferito la mia ancora, ma con il senno di poi.. Ernesto Tross racconta, poi concludo, d'aver dovuto lasciare la sua barca in India, non ricordo quale porto, proco prima della stagione dei monsoni, per tornare in Italia d'urgenza per problemi familiari... in quel porto non si poteva entrare, divieto per tutte le unità da diporto, quindi ha dovuto lasciare la barca alla ruota in attesa delle tempeste tropicali.. ha messo la barca su un paio di decine di metri di nylon e 6 ancora appennellate una dietro l'altra, ciascuna con il suo spezzone di catena, 3 ancore da 20kg ed altrettante da 10kg ..passata la tempesta con forza d'uragano, onde frangenti di 15 metri viste in foto sui quotidiani di quelle giornate, al ritorno in India la barca era intatta, una delle poche superstiti in mezzo a molte altre affondate.. quindi.... ;-)
ps. @giafranco aggiungo un altro elemento: la bora ha una caratteristica che la distingue da tempeste trtopicali e uragani, rimanendo su sventolati di pari inusitata violenza..
a quelle non è minimamente paragonabile quanto a previsione, non è "monitorata" nel sul sviluppo, quindi non lascia la stessa facilità e tempistica nella preparazione della barca e della scelta di luogo d'ormeggio o del ridosso o ancoraggio
sono cose diverse, salvo parimenti distruttive.. purtroppo
da cardiopalma! e dov'è questo bel posticino ridossato?
RispondiEliminami piangeva il cuore a guardare tutti quei disastri...
dovrebbe essere qui:
RispondiEliminahttp://maps.google.it/maps?hl=it&ie=UTF8&ll=43.545679,16.40556&spn=0.003671,0.006512&t=h&z=17
è il marina di Kastela comunque, tra Trogir e Spalato.. mai stato, fortunatamente aggiungerei!
è strano che a Bora sia così esposto.. però non conosco bene la zona, non so cosa dire
da paura!!!
RispondiEliminaFa male al cuore. Ma fa anche pensare a quanto un "marina" costituisca una falsa sicurezza. Con l'equipaggio di PatuPatu siamo stati in Florida durante la tempesta tropicale Fay: le barche a vela se ne stavano "tranquillamente" all'ancora in rada... in un marina sarebbero state meno tranquille.
RispondiEliminaBuon vento
@gianfranco
RispondiEliminala penso come te, in fin dei conti.
non sta scritto da nessuna parte che un marina debba offrire più riparo del mare aperto, in fondo la costa è il peggior nemico del marinaio..
resta che tutto "dipende"..
quest'estate abbiamo preso una sventolata in Croazia, colpo di vento annunciato: cercavo posto in marina ma non ero stato l'unico a sentire il bollettino catastrofico e già alle 14 tutti erano allineati e coperti in banchina.
alla fine abbiamo trovato anche noi, ma solo quello che ho reputato meritevole d'essere accettato: un posto in cima al molo del traghetto all'inglese, che ho potuto legare la barca alle bitte del traghetto mettendo traversini anche alla base dell'albero ed ai winch di scotta! ;-)
al contrario -aggiungo- che non avrei mai preso un gavitello, e penso a quello avrei preferito la mia ancora, ma con il senno di poi..
Ernesto Tross racconta, poi concludo, d'aver dovuto lasciare la sua barca in India, non ricordo quale porto, proco prima della stagione dei monsoni, per tornare in Italia d'urgenza per problemi familiari... in quel porto non si poteva entrare, divieto per tutte le unità da diporto, quindi ha dovuto lasciare la barca alla ruota in attesa delle tempeste tropicali.. ha messo la barca su un paio di decine di metri di nylon e 6 ancora appennellate una dietro l'altra, ciascuna con il suo spezzone di catena, 3 ancore da 20kg ed altrettante da 10kg
..passata la tempesta con forza d'uragano, onde frangenti di 15 metri viste in foto sui quotidiani di quelle giornate, al ritorno in India la barca era intatta, una delle poche superstiti in mezzo a molte altre affondate..
quindi.... ;-)
speriamo mai, però!!!
ciao d
ps. @giafranco
RispondiEliminaaggiungo un altro elemento: la bora ha una caratteristica che la distingue da tempeste trtopicali e uragani, rimanendo su sventolati di pari inusitata violenza..
a quelle non è minimamente paragonabile quanto a previsione, non è "monitorata" nel sul sviluppo, quindi non lascia la stessa facilità e tempistica nella preparazione della barca e della scelta di luogo d'ormeggio o del ridosso o ancoraggio
sono cose diverse, salvo parimenti distruttive.. purtroppo