Sabato 16 agosto 2008 – giorno 8
Mi sveglio benissimo: ho dormito serenamente convinto che i cavi alle bitte avrebbero retto all’urto di un uragano, e tanto bene come solo "in navigazione" si riesce di solito a fare. Credo persino di essermi svegliato nel cuore della notte, ed uscito in pozzetto come un sonnambulo aver gridato nella solitudine del porto dormiente: “pronti a dare spiiiiiiii… prendiamo 2 mani alla randaaaaaaaa!!!” (e magari non era un sogno e sono sonnambulo perdavvero..).
Comunque dopo la colazione decidiamo per una mattina a terra in attesa che il meteo prenda una piega decisa: i nostri vicini di ormeggio, il signor Lino con la sua barca a motore chiamata Maverick proveniente da Portegrandi, a bordo con moglie e figlio adulto fotocopia più giovane del papà, tutti simpatici e gentilissimi (ci hanno anche prestato la prolunga per la corrente elettrica, e concesso una boccetta di Super Attack direttamente a McGyver per una manutenzione comunque malriuscita) ci dicono che loro rimarranno ancora un giorno intero a Zapuntel al bivacco, ma noi che non facciamo 20 nodi vorremmo guadagnare qualche grado di latitudine ed allora si spera almeno in mezza giornata di navigazione, post meriggio evidentemente.
Al mattino inforchiamo le scarpe e prendiamo il viottolo che dal porto dirige verso il cuore dell’isola, tutto a sud, alla ricerca più che altro di un punto d’osservazione sul mare, che dalla sacca del porto rimane quasi invisibile. Troviamo facilmente un sentierino che dalla strada piega verso oriente, e poi da li, iniziando ad inerpicarsi, passa dall’asfalto alla mulattiera per finire dietro i muretti di recinzione di alcune case semi disabitate verso un crinale, da cui la vista è meravigliosa: il posto è veramente bello, facciamo delle foto d'equipaggio "autoscatto" sfruttando una vecchia cucina a gas abbandonata tra i cespugli di mirto per poggiare la macchinetta fotografica, e ci godiamo il posto immerso nella macchia mediterranea che ci investe dei suoi odori -mirto, ginepro, mhhh..- e specialmente dei suoi sapori, dato che assaggiamo via via che si cammina un po’ di tutto, tra more, ribes neri e specialmente ottimi fichi.
Rientro in barca per mezzogiorno, con gli occhi puntati al cielo per capire l’evoluzione della meteo: si schiarisce da Est a Sud ma da maestrale soffia ancora bello teso ed in lontananza si vede un bel fronte scuro poco piacevole.
Ci consultiamo in banchina con un altro velista, uno di quelli che da come adduglia le cime si vede che la sa lunga e che arma un bel First 345 chiamato Samarcande proveniente da S. Giorgio in Venezia, e pure lui diretto a Nord per il rientro in patria: concordiamo di fare assieme il punto della situazione dopo pranzo, attendendo (lui sul navtex, io sul telefonino) l’uscita del bollettino meteo atteso da Spalato per le 1200 utc. I nuvoloni intanto viaggiano alla velocità della luce e sembrano volersi allontanare, e rimane solo da capire come agire. Per il momento agiamo con i piedi sotto al tavolo con Alfonso che si inventa un riuscitissima "norcina" (personalizzata) con cubetti di pancetta semiscaduta, panna e tegolini in scatola. Di pasta ne avremo penso buttato giù il classico mezzo chilo per 3, mentre il caro Maurizio del Bluesiana ci messaggia la notizia che a Unjie ci sono stati danni nella notte, con alcune barche incagliate dopo il cedimento del gavitello. Molte barche nel frattempo lasciano Zapuntel e pure noi a pancia piena alle 1330 decidiamo di mollare gli ormeggi, anche per il bollettino meteo ricevuto, molto più rassicurante di quelli precedenti: liberare il Topkapi dalla moltitudine di cavi è un impresa non da poco, salutiamo gli amici del Maverick e puntiamo la prua su Silba, benché appena fuori dal prolaz il motore chiama spurgo (di nuovo?!?!?); così come successo prima di entrare nel golfo, dal lato opposto, anche uscendovi dal versante orientale tocca mollare giù l’ancora di corsa (grazie al sempre efficiente salpa-umano Stefano), aprire il vano motore e dare di gomito, anzi di polso, sulla pompa del gasolio: stavolta non è finito il carburante (avremo altrimenti dovuto sospettare in un foro nel serbatoio o ladri a bordo!) bensì la causa del fermo corrisponde alla fortuita chiusura della valvola di intercettazione del gasolio posta dentro al gavone posteriore, tra cime d’ormeggio ed affini.
In rotta per Silba niente vento, solo un refolo ci arriva in prua dalla coda di un temporale che in lontananza si vede entrare dal mare verso il Quarnaro, quindi solo motore con rotta sulla baia di S. Antonio. Arrivati che siamo davanti questa diamo un breve sguardo dentro ed il posto sembra gradevole, benché vi siano molti gavitelli ma appena un paio di barche vi sostano già ormeggiate; un breve consulto a bordo e si decide di proseguire fino a Ilovik, almeno, se non addirittura Lussino sponda occidentale (Krivica?), dato che è ancora appena pomeriggio, il tempo tiene bene anzi pare migliorare, e chi ha tempo non ne aspetti ancora. Anzi con il temporale che laggiù si è ormai dissolto, monta appena un po’ di onda, ma il vento è del tutto scemato. Si arriva ad Ilovik in poco tempo, e ci accoglie il primo raggio di sole dalle ultime 48 ore: altro consulto per decidere di rimanere prendendo uno dei gavitelli ancora rimasti liberi (al solito gli skipper scelgono il posto dove ancorare, o in questo caso il gavitello a cui legarsi, solo in funzione della distanza da terra o meglio dal ristorante, lasciando poi per ultimi liberi i posti migliori benché più lontani, come in questo caso numerosi gavitelli liberi nei pressi delle rovine del castello, laddove invece l’Imray suggerisce di fermarsi per non subire un eventuale rinforzo da bora! ..e noi, aggiungo, siamo sempre l’unica barca tenderizzata ma non motorizzata..). Versiamo 105 kune al puntuale gabelliere gommonauta (10kn/m ft più 5kn/cranio adulto a bordo) e ci rilassiamo con un bagno con maschera e boccaglio per controllare catena e corpo morto, dopo di che mi concedo una remata in tender tra le tante barche alla fonda. Al ritorno a bordo aleggia forte la voglia di pizza (arriva aria dall’Italia di vede) e complice la lettura del Giorgiolano la meta serale diventa la mitica konoba Panino. Trasbordo veloce e veloce delusione: la Panino è super prenotata e solo dopo un ora e mezza ci potranno ospitare, e per di più pizza finita! Dovremo accontentarci, si fa per dire, di un bel piatto di agnello al forno tutto tempestato di patate.
Nell’attesa dell’ora prestabilita si fa una bella passeggiata in paese (bello il sagrato con tanto di pozzo pubblico manovrato da pompa a mano), aperitivo a base di malvasia e pane del giorno prima al “Porto” (anche li la pizza era finita, provenendo dal solito forno di Marko di Panino!), infine ci si lancia letteralmente nella lettura dei quotidiani italiani in vendita presso un emporio: Corsera + Gazzetta, del giorno prima ma pur sempre gustosi! (se si ha voglia di leggere notizie dall’Italia vuol dire che la voglia di tornare c’è… ahinoi).
Arrivati con un quarto d’ora di anticipo alla Panino che la fame è tanta, per fortuna il nostro posto è già pronto ed impeccabilmente ci portano subito degli antipasti a base di focacce miste, calde e fredde, ed un bel vassoio di verdura che personalmente apprezzo molto (pomodori, verze e cetrioli, gustosi e veramente freschi), oltre all’immancabile buon pane. Una “pivo” per ciascuno, poi è l’agnello che diventa protagonista, arrivando in tavola su un mega vassoio per una quantità generosa e molto gustoso, con abbondanti patate di contorno. Dessert finale con un tris: palacinka alla marmellata di ciliegie, rotolo e torta alle noci, accompagnato da un distillato di finocchio selvatico buono ma alcolico a livelli inauditi: è impossibile finire la bottiglietta ed allora ne facciamo scorta di bordo portandola via dopo cena, con tutti i bicchierini di plastica allegati. Conto di 78 euro per tre, e rientro allegro con il solito motore fuoribordo a braccia e stavolta anche “a bocca”, come fa mio figlio quando simula di guidare la moto; 2 tempi. E che risate, che non si riusciva nemmeno a pagaiare in sincronia finché ho continuato ad imitare il rumore del fuoribordo!
Notte un po’ movimentata: mi sveglio alle 3 con l’agnello che “lavora” e la barca invece che gira, ma non ho voglia di andare fuori a vedere che accade; alle 4 si sveglia Stefano che porta in pozzetto il suo agnello impazzito, anzi decide di restituirlo al paese natale sbarcandolo per intero a Ilovik; con l’occasione esco fuori anch’io, mi sincero delle sue condizioni (è stato il liquore, troppo alcolico per la soglia del nostro rampollo di bordo!!!), e nel frattempo metto l’allarme all’eco dato che il fondo è sceso e stimo una forte corrente di marea (il gps mi conferma che siamo al picco di bassa); alle 5, invece, prima Stefano scende nuovamente e con urgenza scappa fuori (e si porta dietro per la fretta di chiudersela alle spalle la solita tenda a rullo del tambucio, ormai direi ella stessa stufa d’essere rimessa a posto dal sottoscritto un miliardo di volte in questa crociera..), poi la barca si gira nuovamente e stavolta è il gavitello che ci delizia con continui urti al mascone di sinistra, senza vento né più corrente di marea; Stefano ha un colorito strano e mi dice che forse andrà a fare un giro in tender, ma il motivo della carnagione cinerea sarà la luce dell’aurora, e non do alcun peso alla sua proposta tanto so che non lo farà mai senza un permesso scritto firmato dallo skipper, ed allora mi giro dall’altra parte e provo a chiedere qualcosina di più alla “bella” nottata. Il gavitello rompe, eccome se rompe… che palle: alle 6 mi sveglio (di nuovo!!!! ma come si dormiva bene a Zapuntel sotto la sventolata!!!) e decido di farla finita, con la notte almeno.. apro gli occhi definitivamente, e mi metto a scrivere un po’ di diario. E dire che mi ero addormentato così bene, sospirando forte appena poggiato il capo sul cuscino…!
Miglia percorse 20, tutte dannatamente a motore (miglia totali 307)
un pò d'azzurro in cielo
esplorazione terrestre
autoscatto terricola
a Ilovick di nuovo con il sole
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