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lunedì 31 maggio 2010

domenica 30 maggio 2010

Beneteau FIRST 435


Quando monsieur Beneteau varava bastimenti..



Oggi è un gran parlare di Beneteau, azienda e marchio leader nel campo della nautica a livello mondiale, con numeri da record in termini di varo anche in tempi di vacche magre con aziende più piccole o di nicchia in crisi, eppure lei sempre in piedi a tirare il settore con una produzione ugualmente tale da garantirle la soglia di sopravvivenza, come fosse la Fiat della nautica, che pur con tutte le cassa-integrazioni possibili resta in ogni caso inossidabilmente sulla breccia; con la linea Oceanis in campo crociera, utile ad invadere il settore delle barche da noleggio che rimane il polmone di domanda più ampio, ma anche intenta a chiamare la matita di Farr per proporre l'ennesimo scafo della linea First, per far divertire chi piace battagliare tra le boe alla domenica mattina.

Parimenti alla Fiat, laddove il marchio viene tirato in ballo come il vero responsabile della standardizzazione dei processi produttivi nella nautica e massificazione del prodotto in fase di commercializzazione, non certo il nome di Beneteau goda oggi giorno di gran credito, eppure l'azienda continua a sfornare scafi e gli armatori che li acquistano, privati piuttosto che agenzie di noleggio, ne tessono più lodi che lamentele, consci anche di confrontarsi con un colosso aziendale ramificato su tutti i continenti attraverso reti di concessionari sparsi in ogni dove, e la cui disponibilità all'assistenza non è sempre oggetto di barzellette denigratorie o articoli piccanti di Cobau su Bolina, ma spesso anche esempio di attenzione verso il cliente e di onestà. (non sono cliente Beneteau, perché non comprerei mai una barca nuova: ma se decidessi di farlo non ci troverei proprio nulla di male a rivolgermi ad un concessionario Beneteau anzi penso che potendo permettermi di garantire al contratto d’acquisto, forse proprio lo farei!).

Resta il fatto che il prodotto attuale certo non possa considerarsi l'eccellenza, nemmeno in un panorama di gamma generalisticamente di livello medio-basso, e rimanendo sull'ambito del prodotto "in serie": ci sarà sicuramente di meglio sul mercato, ma molto probabilmente si troverà anche di peggio; rimane il vantaggio del marchio di caratura mondiale, a partire dall'assistenza post-vendita capillare, e nella migliore tradizione “sistema-Fiat” si potrebbe anche aggiungere che avendo di meno a bordo ci saranno anche meno cose che si rompono, e quel che si rompe spesso si ripaga anche a poco ("a meno", sarebbe meglio.. visto che non stiamo parlando di autovetture!).

Deludo però subito coloro che arrivati a leggere fin qui immaginino che questa "barca della settimana" sia –finalmenteeeeeee!- un prodotto di gran serie, magari anche in produzione: mi spiace per loro ma l'Oceanis 37 attuale, con pozzetto formato Piazza Navona ed il trasto in tuga lungo 90 cm non troverà spazio su queste pagine, anche perché a chi piacesse quel genere di barche basta solo armarsi di un paio di scarpe comode ed andare ad ammirarle nel più vicino porto turistico, giacché le nostre banchine ne sono (tristemente) piene: oggi parleremo di Beneteau, come s'era capito già, ma torneremo indietro di una ventina d'anni per ammirarne una creazione del tempo in cui, ancora in epoca anteriore all'avvento della nautica moderna (alias target: "una settimana di crociera in Sardegna in agosto, possibilmente su barca a noleggio") anche Beneteau si confrontava con un mercato d'elite, ma non solo, anche con il mondo delle regate d'altura, e con competitors possibilmente sempre più avanti quanto a standard qualitativo, ma senza l'ambizione di superarli nel quantitativo di unità varate.




Era il tempo in cui anche Frers progettava per monsieur Beneteau, inutile dirlo, con risultati assolutamente immaginabili: era il tempo in cui i capolavori erano "anche" Beneteau.

venerdì 28 maggio 2010

ode alla Dalmazia

ULISSE

Nella mia giovanezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
A fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.

(Umberto Saba)

mercoledì 26 maggio 2010

The Slow Sailing Manifesto

via the Invisible Workshop

1.- Whatever your craft, whether a rowing boat, or a luxury yacht, it’s your realationship with your boat and the sea that matters. Regardless of length, price and equipment, your craft isn’t just another of your many possesions but rather an agreeable travelling companion with whom you can learn about the sea and, more importantly, about yourself.

2.- Spend time aboard your craft even if it’s just tied up in the harbour. Make the boat part of your living space. Do little jobs aboard, this will hieghten your sense of ownership and will strengthen the ties between you and your craft.

3.- Leave your hurries and worries on the quay when you go sailing. Go without a set time to return, as if you were leaving for a long journey. Forget your watch and let the sun guide you. If you take speed and time out of the equation you’re left only with space: the sea.

4.- Sail without a strict course or destination. Let the wind and sea take you where they will. Don’t think about miles covered or those still to go. Don’t go anywhere, just sail and enjoy the moment.

5.- Disconnect the electronics and sail like they used to. Learn not to depend on your instruments. When was the last time you took a bearing? Or a sun sight? Find your position and mark it on the chart. Forget the windspeed indicator, feel the wind on your face. Learn the art of sailing, become a real sailor.

6.- Disconect the mobile and turn off the music. Cut your ties with the land. Listen to the murrmuring sea, the bow wave, the flap of the sail, the breathing wind.

7.- Don’t hog the helm. Let somebody else take it. How long has it been since you stretched out on deck or sat at the bow? If you’re sailing alone, tie off the tiller, balance the sails and let yourself go. Trust in your crew and in your boat.

8.- Write a log book. Detail your sailing trips and note down your feelings. Then go back over your notes and re-live the experience. Share your experiences with others in what ever way suits you best.

9.- Race, if that’s what you like but don’t go for the prize. Go to learn about the sea, your boat and yourself. There’s no more stimulating prize than this.

10.- Don’t desert your boat, she’d never desert you. (This is a play on a famous Spanish campaign to stem the amount of pets that are abandoned by the roadsides in Spain, particularly during the summer holidays.)

11.- Contemplate the sea for a while each day, let it’s energy flow into you and take it where ever you go.





..per gli amanti del francese (e dei francesismi), questa invece è una traduzione reperita in rete:

Qualunque sia la tua barca, che sia a remi o uno yacht di lusso, è il rapporto con lei e con la natura che ti circonda che conta. Indipendentemente dal tempo che ci vivi, dal suo prezzo e dalle attrezzature che ci hai montato, la tua barca non è un altro dei tuoi numerosi possessi, ma piuttosto una piacevole compagna di viaggio con la quale è possibile conoscere la natura, il mare, l'acqua,il vento ma soprattutto te stesso.

Ci devi trascorrere del tempo a bordo della tua barca, anche se solamente in un porto. Fai parte del suo spazio, fai piccoli lavori a bordo, questo aumenterà il tuo senso di appartenenza e rafforzerà i legami con lei.

Dimenticati della fretta e delle preoccupazioni, lasciale sul molo quando alzi le vele. Naviga senza pensare a quando devi ritornare, come se tu stessi per partire per un lungo viaggio. Lascia a casa l'orologio e lascia che sia il sole a guidarti. Se ti dimentichi della velocità e del tempo rimani solo con lo spazio: la natura.

Naviga senza una rotta o una destinazione. Lascia che siano il vento e la tua barca a guidarti, ti porteranno dove essi vogliono. Non pensare alle miglia percorse o di quante ne dovrai ancora fare. Non andare da nessuna parte, vai solo a vela e goditi il momento.

Scollega l'elettronica e naviga come si faceva un tempo, impara a non dipendere dagli strumenti. Quando è stata l'ultima volta che hai preso in mano un goniometro? O hai osservato i movimenti del sole e delle stelle? Fai il punto della tua posizione e segnalo sulla carta. Dimenticati l'indicatore della velocità del vento, senti il vento sulla faccia. Impara l'arte della vela, diventata un vero marinaio.

Scollega il cellulare e spegni la musica, taglia il tuo legame con la terra. Ascolta la natura, l'onda di prua, il lembo della vela, il respiro del vento.

Non mettere il timone automatico, lascia che lo prenda qualcun altro. Quanto tempo è passato da quando sei rimasto disteso sul ponte o seduto a prua? Se sei da solo, lega la barra del timone, regola le vele e lasciati andare. Confida nel tuo equipaggio e sulla tua barca.

Scrivi il diario di bordo, descrivi i viaggi e la tua navigazione, dettaglia e annota i tuoi sentimenti. Poi ritorna sui tuoi appunti e rivivi l'esperienza. Condividi le tue esperienze con gli altri diversi da te in modo che possano migliorare anch'essi.

Corri, se è quello che ti piace, ma non per cercare una ricompensa. Vai, conosci la natura, la barca e te stesso. Non c'è nessuna ricompensa più stimolante di questa.

Non lasciare mai sola la tua barca, lei non ti abbandonerebbe mai.

Contempla la natura un pò per volta, lascia che il suo flusso di energia entri dentro di te e trasmettilo ovunque tu vada. 




e NOI CI CREDIAMO...  fermamente... 
forever and only Slow Sailing..... 

....Voi che ne pensate?

martedì 25 maggio 2010

Per chi si aspettava un report della 200..

poco o nulla da raccontare mi spiace..bonaccia bonaccia, maledetta bonaccia..
4 ore e mezza davanti Grado a sbatacchiare fermi manco fossimo all'ancora, anzi no.. la corrente ci dava buono per recuperare mezzo miglio dalla boa!
uff che patana......... attardati sul primo bordo abbiamo perso il treno giusto, e siamo rimasti in una dozzina di barche praticamente estromesse dalla regata.. poi nottataccia a cercare di sfruttare ogni ruttino di vento e non si sa come, senza mai vedere l'anemometro segnare in doppia cifra, siamo arrivati fino davanti Cittanova, ma dopo veramente il nulla, solo un solito inutile refolo di termica da nord-NO e per noi l'unica chance è stata quella di gettare la spugna, con nessun modello e pianificazione possibile ci dava un lumicino di speranza di arrivare entro il tempo limite.. uno strazio.
senza vento non si va da nessuna parte, ed avrei pagato per indossare stivali e cerata e prendere 15 ore di file di buriana! uff... speriamo per l'anno prossimo: Tawhiri farà la 500 ma senza il sottoscritto a bordo, quindi mi tengo il conto aperto con la 200 per l'anno venturo!

e per chi si aspettava un bella lettura... si accontenti di questo (bel) testo musicale:

(Solo Uno Stupido Può Restare Sano Di Mente)

Whatever happened to the funky race?
A generation lost in pace
Wasn't life supposed to be more than this?
In this kiss I'll change your bore for my bliss

But let go of my hand and it will slip on the sand
If you don't give me the chance
to break down the walls of attitude
I ask nothing of you
not even your gratitude

And if you think I'm corny
then it will not make me sorry
It's your right to laugh at me
and in turn that's my oppurtunity
to feel brave

Because ridicule is no shame
Oh, it's just a way to eclipse hate
It's just a way to put my back straight
Oh, it's just a way to remain sane

Every morning I would see her getting off the bus
The picture never drops, it's like a multicoloured snapshot
stuck in my brain
It kept me sane for a couple of years
as it drenched my fears
of becoming like the others
who become unhappy mothers
and fathers of unhappy kids
and why is that?

'Cos they've forgotten how to play
Oh, maybe they're afraid to feel ashamed
to seem strange, to seem insane
to gain weight, to seem gay
I tell you this

That it takes a fool to remain sane
Oh, it takes a fool to remain sane
Oh, it takes a fool to remain sane
Oh, in this world all covered up in shame
(Oh, take it to the stage)

So, take it to the stage in a multicoloured jacket
Take it jackpot, crackpot, strutting like a peacock
Nailvarnish Arkansas, shimmy-shammy featherboah
Crackpot, haircut, dye your hair in glowing red and blue

Do, do, do what you wanna do
Don't think twice, do what you have to do
Do, do, do, do, let your heart decide
what you have to do
That's all there is to find

'Cos it takes a fool to remain sane
Oh, it takes a fool to remain sane
Oh, in this world all covered up in shame
Oh, it takes a fool to remain sane
Oh, it takes a fool to remain sane
Oh, it takes a fool to remain sane
Oh, in this world all covered up in shame

Oh, it takes a fool
(It takes a fool to remain sane)... 

===

Cosa è mai accaduto a questa fantastica razza?
una generazione smarrita con l'andare del tempo
-non si pensava che la vita fosse qualcosa in più di tutto ciò?
Con questo bacio scambierò la tua noia con la mia beatitudine
Ma se lasci andare la mia mano scivolerà nella sabbia se tu non mi dai l'opportunità
di abbattere i muri del tuo atteggiamento,
io non ti chiedo nulla
nemmeno la tua gratitudine

e se tu pensi che io sia banale
non mi dispiacerà
hai diritto di ridere di me
e a mia volta, è la mia opportunità
di sentirmi audace
perchè non ci si deve vergognare del ridicolo
è solo un modo per eclissare l'odio
è solo un modo per mettercela tutta semplicemente
è solo un modo per restare sano di mente

Ogni mattina vorrei vederlo scendere dall'autobus
è un'immagine che non si dimentica
è come una foto multicolore fissa nella mia mente
ha fatto sì che io restassi sano per un paio d'anni
dal momento che ha attutito le mie paure
di diventare come gli altri
che diventano madri infelici
e padri di bambini tristi
e perchè tutto questo?
perchè hanno dimenticato come si gioca
forse si preoccupano di doversi vergognare
di sembrare strani
di sembrare pazzi
di prendere peso
di sembrare gay
- ti dirò solo questo:

solo uno stupido può restare sano di mente
solo uno stupido può restare sano di mente
solo uno stupido può restare sano di mente
in questo mondo tutto ricoperto dalla vergogna

Quindi, portiamolo in scena con una giacca multicolore, considerandolo un asso, un pazzo, che sfila come un pavone
con smalto per unghie dal colore appariscente
ricoperto di brillanti, con penne di boa e taglio di capelli bizzarro
tinge i capelli di rosso e blu splendente

-cosa vuoi fare, non pensarci due volte,
fai ciò che devi fare,
lascia il tuo cuore decidere cosa devi fare
è tutto ciò che c'è da scoprire
perchè solo uno stupido può restare sano di mente,
solo uno stupido può restare sano di mente
solo uno stupido può restare sano di mente
in questo mondo tutto ricoperto dalla vergogna
 



venerdì 21 maggio 2010

Intervallo

Din-din-dindindin..
Grado.
In boa.
Fermi. Nella patana più assoluta.
In attesa del nord previsto.
E con le patate sul gas.
Vaff....
Din-din-din..dindindin..

giovedì 20 maggio 2010

Chiusi per Regata

da oggi mi calo nella 200, in compagnia dell'amico Andrea.. seguiteci via tracking online, e mi raccomando tifate soffiando forte e dalla parte giusta!!!

barca TAWHIRI, contrassegno n. 59 (ma in ordine alfabetico..), qui:
http://live.adventuretracking.com/duecento2010


a domenica sera per "il processo"...

mercoledì 19 maggio 2010

Mania anni '80

sarà femmina, sarà anni '80, e so già che ci perderò la testa diventando presto la mia nuova mania...





per fb

martedì 18 maggio 2010

STIX, l'indice di marinità

via.. sybrancaleone.blogspot.com (ciao Rob!)


 
L'apprezzamento delle capacità marine di una barca è un tema ancora abbastanza controverso, il cui trattamento analitico è ancora allo stato embrionale.
Si parla spesso di stabilità: una barca stabile (checché ciò possa significare) è intuitivamente considerata più marina di una barca che non sia stabile per niente. Se una barca non è capace di restare o ritornare diritta, non serve a granché.
Per cercare di quantificare meglio l'idea di stabilità, e per prendere in considerazione anche altri elementi che contribuiscono al comportamento marino di una barca, si è sviluppato un indice chiamato STIX.
E' molto probabile che una volta introdotto tale indice sarà alla base dell'attribuzione di una categoria di navigazione a una data barca. Per il momento si è orientati verso tali valori limite: Categoria A--> 32; Cat. B -->23; Cat. C -->14; Cat D -->5

La formula dell'indice prende in considerazione più fattori che contribuiscono al comportamento marino di una barca, ecco un'idea della logica dietro ad ognuno di essi.
Il più importante è le lunghezza della barca. Uno stato del mare determinato sarà relativamente più piccolo per una barca più grande, gli effetti delle onde saranno più importanti su una barca più piccola. Inoltre, siccome la stabilità aumenta con potenza 4 della lunghezza, una barca più lunga sarà relativamente -molto- più stabile di una barca più corta (ecco fra l'altro perché le barche più lunghe sono relativamente più strette di quelle corte).

In seguito, vi è tutta una serie di fattori moltiplicativi, il cui valore varia fra 0.4 e 1.5. Sono tutti valori *abbastanza* adimensionali, che privilegiano un comportamento medio e penalizzano gli estremi.

Rapporto dislocamento/lunghezza: la regola considera che una barca eccessivamente leggera è più difficilmente controllabile, quindi meno marina, e che una barca eccessivamente pesante oppone molta resistenza agli elementi, quindi meno marina.

Rapporto dislocamento/larghezza: si considera che una grande larghezza associata a un dislocamento leggero aumenta il rischio di scuffia (vedi Rapporto Fastnet) e rende la barca più stabile una volta rovesciata; un fattore troppo piccolo (esempio una barca stretta e pesante) è ugualmente penalizzante perché si considera che la stabilità di forma sia insufficiente.

Raddrizzamento, due elementi.
Un primo fattore misura la capacità della barca a raddrizzarsi da una posizione di inversione a 180 gradi.
Un secondo fattore misura la capacità della barca a raddrizzarsi da una posizione di scuffia a 90 gradi con le vele piene d'acqua.

Stabilità dinamica: tale fattore dipende dall'energia necessaria al vento e alle onde per far sbandare la barca fino all'angolo di stabilità nulla (matematicamente, l'integrale della parte positiva della curva di stabilità); la presenza di aperture nello scafo/coperta che permettano l'ingresso di acqua all'interno è ugualmente considerata come penalizzante.

Il rischio di inondazione è considerato da un altro fattore che misura la possibilità che l'acqua entri nella barca a causa di un'azione del vento tale da sbandare la barca di 90 gradi.

E' interessante notare come tutti i fattori entrino in un calcolo "medio", nel senso che l'importanza di un singolo fattore è ridotta a vantaggio di un apprezzamento medio, generale delle caratteristiche della barca.
Alla maggior parte dei fattori moltiplicativi vengono applicati dei limiti massimi e minimi, fra 0.4 e 1.5 per la maggior parte di essi: se per esempio il calcolo di un fattore desse un valore di 1.8, sarebbe soltanto 1.5 a essere preso nel calcolo finale, in modo da scoraggiare gli estremi.
Naturalmente è il Comitato redattore della formula dello Stix che ha dato il suo apprezzamento sull'importanza relativa dei vari fattori.
Al risultato finale della moltiplicazione, si aggiunge 5 (cifra uguale per qualsiasi barca) se la barca completamente riempita d'acqua presenta ancora una riserva di galleggiamento e una stabilità positiva a 90 gradi. Il premio all'inaffondabilità...

sabato 15 maggio 2010

Survival Time

Cappa, secca o filante? Ancora galleggiante, cavi, o cos'altro ancora?
L'altro giorno ho pubblicato una foto di un "celebre" F10 e qualcuno mi chiedeva quale debba essere il comportamento migliore in quelle condizioni, quale la velatura più conveniente da adottare, quali le manovre corrette da eseguire: l'unico F10 che ho buscato io è stato il classico neverino adriatico, ma sono 20 minuti di inferno poi passa tutto, e con un pò d'acqua sottovento "passa (anche) la paura"... per tracciare un profilo un pò più compiuto alla risposta che mi veniva reclamata meglio dunque passare la parola a chi un vero F10 l'ha preso nel bel mezzo di un ciclone al centro del Pacifico..

ALEX CAROZZO
Qualsiasi oceano va bene. 
Pacifico in solitario. Dal Giappone a S. Francisco su una barca a vela costruita nelle stive di una nave mercantile
Editore: Incontri Nautici - 2004
ISBN: 8885986412










"E ripensando ora alle descrizioni di tempi duri o eccezionali, scritte da Errol Bruce, Adlard Coles e dagli Smeeton, sono propenso a classificare il tempo del 28 ottobre almeno come forza 9, ma più sicuramente forza 10. Quindi il riuscire a portarsi o rimanere in una zona di forza 8 sarebbe stato già un successo e una garanzia di sicurezza, o meglio, di sopravvivenza. Perché obiettivamente in forza 9, come sperimentato a bordo del Golden Lion, c'è una zona di tempo e condizioni fisiche che è marcata "survival", almeno per quanto riguarda yacht sui 10 metri fuori tutto. [...] Anche quando uno yacht ha fatto tutto il possibile per la sua sicurezza, sia fiandosi su un ancora galleggiante, sia su cavi rimorchiati, sia su un misto dei due sistemi, sia filando olio di mare, imarrà sempre in balia e sotto minaccia di una "freak wave", di un'onda di altezza e forma anormali ed eccezionali, che può formarsi e arrivare a rompere sia a 50 metri dallo yacht, sia sopra di esso. E' solo a causa di questa minaccia sempre presente che potremmo quindi identificare una forza 9 con un periodo di "condizioni di sopravvivenza", anche se durante detto periodo lo yacht non sarà strettamente soggetto a tale condizione. [...]
E' molto probabile che lo yacht, dopo aver corso in poppa -a discrezione del mare e del vento- sia ora obbligato a rimorchiare dei cavi di poppa, per rallentare l'andatura ed evitare il pericolo di essere traversato da un'onda, e probabilmente colpito dalla cresta della successiva. Tuttavia il fatto di avere i cavi filati di poppa non esonera l'equipaggio dal governo, perché anche in tali condizioni lo yacht risponderà al timone, sebbene non così prontamente come in libera corsa. E sarà sempre necessario correggere le eventuali alambardate o straorzate, poiché i cavi saranno molto spesso portati in avanti e allascati dalle onde e dalle creste, il loro effetto in tali momenti essendo molto ridotto e a volte praticamente nullo. [...]
E' inevitabile a questo punto riaprire l'eterna discussione sull'opportunità o meno di usare l'ancora galleggiante a preferenza dei cavi rimorchiati di poppa; non consideriamo ora gli altri due metodi di sostenere il cattivo tempo, e cioè (1) lasciare che lo yacht assuma la cappa naturale, permettendogli di orientarsi da solo rispetto al mare e al vento; e (2) come sopra, ma con l'uso di una mezzanella di fortuna (su un due alberi) o una piccola vela da tempesta se sloop o cutter.
Questi due sistemi non vengono qui analizzati in quanto precedono in tempo e condizioni meteo gli altri due, divenendo il loro uso impossibile o quasi, e decisamente pericoloso e da evitarsi nelle condizioni di "survival" che stiamo considerando.
Quindi ci troviamo di fronte al sistema che chiameremo classico, perché già noto e da sempre usato, mantenere la poppa o la prora al mare per mezzo di un'ancora galleggiante. Oppure filare di poppa dei cavi che totalmente o parzialmente frenino la corsa dello yacht.
[...]
L'ancora galleggiante. Dovrà essere di costruzione robustissima in ogni singola parte [...] lo yacht sarà più o meno controllato o tenuto con un'estremità al mare, a seconda della grandezza dell'ancora galleggiante [..] ed è da questa efficienza che nasce il pericolo per lo yacht di essere trattenuto anche troppo, e nel caso che creste frangenti lo colpiscano, di non poter cedere abbastanza, non poter incassare indietreggiando, ma incassare invece mantenendo quella che, rispetto alla posizione di marcia delle onde, è sempre una marcia avanti creata dalla resistenza dell'ancora galleggiante. Quindi lo yacht sarà sempre soggetto a sforzi immeritati, soggetto a essere colpito in maniera più dura di quanto lo sarebbe se potesse cedere maggiormente all'impeto del mare. Per essere efficiente il sistema dev'essere abbastanza resistente -in termini di resistenza alla deriva e allo scarroccio- sì da consentire allo yacht una corsa mantenuta entro i limiti della sicurezza, sufficientemente elastico e cedevole sì da consentire allo yacht di incassare i colpi di mare senza avarie, senza che il mare diventi una valanga distruttrice e rovinosa, come capitò al "Vertue XXXV" di Barton in Atlantico, al "Gesture" e al "Seabird" del capitano Voss in Pacifico.
Tuttavia, anche con questi esempi, è difficile dire se i danni inflitti agli yacht furono provocati dalla troppa resistenza al mare rompente, o dalla qualità, dal tipo di onda che avrebbe potuto infliggere la stessa punizione anche a uno yacht in fuga con cavi in rimorchio.
E' prendendo in considerazione i casi sopra citati e le esperienze del "Samuel Pepys" di Errol Bruce, dal "Tzu Hang" degli Smeeton, dal "Sandefjord" di Erling Tambs, dal "Cardinal Vertue" del dottor Lewis, per citare i più noti, che appare consigliabile -dopo un confronto delle esperienze, dei mezzi usati in simili o differenti condizioni meteo, e degli effetti e risultati ottenuti, o subiti -l'uso dei cavi rimorchiati di poppa, come ultima risorsa per la sopravvivenza di uno yacht."

Poi leggendo Tabarly si trova anche che i cavi.. per l'amor del cielo, mai filare cavi per rallentare!! E si scappa di gran carriera senza nulla che freni la corsa della nave! 
...ma si sa che, in fondo, l' F10 è un'oppppppinione.

venerdì 14 maggio 2010

tribute to JESSICA


(DOMANI...) Sabato 15 maggio la sedicenne Jessica Watson, ragazzina australiana della Gold Coast (dove è nata il 18 maggio del 1993), ma anche con nazionalità neozelandese, rientrerà a Sydney, in Australia, dopo avere compiuto il giro del mondo in solitario in barca a vela, senza scalo. Quel giorno, dopo più di sei mesi e oltre 23.000 miglia di navigazione, diventerà la più giovane di sempre ad aver portato a termine tale impresa.





Il suo giro terminerà dove è iniziato lo scorso 18 ottobre, a bordo di uno Sparkman&Stephens 34 Classic di vent'anni, verniciato tutto di rosa e battezzato Ella's Pink Lady: ovvero, sotto allo Spit Bridge, il famoso ponte nella baia di Sydney. Ad attenderla, oltre ai genitori, parenti e ai tanti fan che in questi mesi l'hanno seguita in televisione (in Australia la sua impresa è raccontata giorno per giorno nei telegiornali nazionali) e sui siti internet, ci saranno anche l'inglese Mike Perham, che la scorsa estate era diventato, all'età di 17 anni, il più giovane velista di tutti i tempi a concludere il giro del mondo in solitario (ma non senza scalo), e l'australiano Jesse Martin che, nel 1999, all'età di 18 anni, fu il primo velista più giovane a completare il periplo non-stop (anche lui con uno S&S 34).


Dalla partenza all'Equatore
Come detto, il giro del mondo di Jessica Watson è iniziato lo scorso 18 ottobre. La sua rotta è stata molto semplice. Una volta partita da Sydney si è diretta verso l'Equatore, lo ha attraversato, è subita riscesa verso sud per attraversarlo una seconda volta, si è diretta verso Capo Horn, che ha doppiato. Poi, dopo avere attraversato il Pacifico, ha attraversato tutto l'Atlantico e l'Indiano del sud, doppiando anche il Capo di Buona Speranza e Capo Leeuwin. Ha quindi percorso una rotta che soddisfa tutti i connotati richiesti perché un giro del mondo in barca a vela sia ritenuto completo ai fini dell'ufficializzazione di un record: arriverà nello stesso punto da dove è partita, ha attraversato due volte l'Equatore e ha incrociato tutti i meridiani.

Dall'Equatore a Capo Horn
Il 19 novembre, dopo 33 giorni di navigazione a una media di 100 miglia nautiche al giorno, ha attraversato l'Equatore e ha diretto la sua prua verso Capo Horn. Il 15 dicembre, al 58esimo giorno di navigazione, aveva percorso 6000 miglia. Negli ultimi 10 giorni di dicembre ha incontrato condizioni durissime, con venti che hanno superato i 40 nodi d'intensità e temperature che sono scese quasi allo zero. In queste condizioni è anche salita sull'albero di 12 metri per verificare che il sartiame fosse in ordine e in un momento in cui la burrasca le ha dato tregua (il barometro in quei giorni è sceso fino a 995) ha rimesso in funzione il monitor (che si era rotto) che indicava il consumo di corrente.

Da Capo Horn al Capo di Buona Speranza
Il 13 gennaio, all'88esimo giorno di navigazione, dopo avere coperto 9800 miglia, ha doppiato Capo Horn con venti di 35 nodi. Cinque giorni più tardi, i suoi genitori hanno sorvolato Ella's Pink Lady con un piccolo aeroplanino e hanno parlato commossi con Jessica, la quale, con una tranquillità disarmante, ha detto: "Sono contenta di essere qui, ma manca ancora tanto". Il 24 gennaio, puntuale, è arrivata una terribile tempesta, accompagnata da raffiche oltre i 65 nodi e onde di 10 metri. Jessica Watson e la barca hanno superato questo duro momento con avarie di lieve entità. Il 31 gennaio erano a metà del loro viaggio e il 7 febbraio erano a 1650 miglia dal Capo di Buona Speranza.

Dal Capo di Buona Speranza a Capo Leeuwin
Il 22 febbraio Jessica Watson ha doppiato il Capo di Buona Speranza, anche se poi ha dato più importanza al passaggio di Capo Agulhas, il punto più a sud del continente africano (sempre in Sud Africa) che effettivamente segna il vero confine tra oceano Atlantico e oceano Indiano. Il 28 febbraio il suo "contachilometri" segnava 15.000 miglia coperte. La navigazione attraverso l'Indiano è andata via tranquilla e ha avuto anche il piacere di incontrare in mare aperto la Queen Mary 2, uno dei più grandi transatlantici del mondo. Il 28 marzo si trovava a 1400 miglia dalla costa australiana e l'11 aprile doppiava finalmente Capo Leeuwin dopo 19.000 miglia di navigazione.

Verso Sydney
Il 15 aprile Jessica Watson ed Ella's Pink Lady hanno superato le 20.000 miglia di navigazione. Nel mare di casa, Jessica ha incontrato condizioni di ogni genere: prima, vento contrario, mare incrociato e spesso e volentieri tuoni e fulmini, poi estenuanti bonacce che hanno aumentato il sentimento di impazienza di arrivare verso casa e poi ancora tempeste con 50 nodi di vento. Ormai, però, Jessica Watson ha superato le 23.000 miglia e la sua tabella di marcia prevede l'arrivo a Sydney per sabato 15 maggio. Jessica, quel giorno avrà ancora 16 anni, tre giorni più tardi ne avrà 17. Appena un pelo per entrare nella leggenda.


via GdV

mercoledì 12 maggio 2010

A come Accessori (#2 di 3)

Il prossimo gadget del Topkapi! (o comunque.. della mia prossima barca! parola..)


Quickline(Quickline è un prodotto della Boyut Marine, importato da F&B Yachting)

Si tratta di un sistema con una cima (in realta "nastro") avvolgibile multiuso di notevole resistenza. Come si vede dalla fotografia sono due ruote in acciaio inox all'interno delle quali è avvolta una cima piatta di 40, 60 o 80 metri a seconda del modello.

La cima (in Cordura di nylon, e che tiene fino a 3,5 tonnellate!) è sempre in ordine e pronta all'uso, occupa pochissimo spazio, è a portata di mano ed è utilizzabile per moltissimi scopi. Una volta usata, con la maniglia in dotazione o con una maniglia dei winch, si riarrotola in un attimo nella sua sede....












Costruzione in acciaio inox del sistema avvolgitore che diventa praticamente indistruttibile ed eterno, oltre che elegante.
E per tutti, e tanti, gli usi possibili vedasi il seguente filmato: personalmente la trovo ingegnosissima, da avere. 

Unico neo il prezzo........ :-O





martedì 11 maggio 2010

anche Cardarelli

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.

Io son come loro in perpetuo volo.
La vita la sfioro

com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,

la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

Vincenzo Cardarelli

domenica 9 maggio 2010

venerdì 7 maggio 2010

Separati alla nascita ?

che razza di brutti ceffi: Dave & Dave

giovedì 6 maggio 2010

200x2: "lunga" a bordo di TAWHIRI (Gs 39)

Signore e Signori, Ladies and Gentlemen, Veliste e Velisti
è con sommo piacere che voglio annunciare la partecipazione del sottoscritto alla "lunga più corta" dell'alto Adriatico, La Duecento 2010  ......il 21 - 23 MAGGIO 2010!



Visualizza 200x2 in una mappa di dimensioni maggiori

Sul classico percorso Caorle / boa foranea di Grado / isola di Sansego (HR) / Caorle darò del mio meglio nel contribuire alla causa del Grand Soleil 39 "TAWHIRI" dell'amico,  gentile armatore e skipper Andrea Badiello a cui vanno tutti i miei più sinceri ringraziamenti per questa splendida opportunità agonistica, ma non solo, di ospitalità (téte-à-téte) a bordo della sua bella barca per l'arco di un fine settimana allungato... speriamo all'insegna di venti sempre costanti e portanti.
(e magari pure ad personam)






In seguito pubblicherò qualche foto e chissà anche filmato delle prime uscite di allenamento, necessarie per farmi prender conoscenza ed entrare in intimità con la barca, se l'armatore non è troppo geloso, (e sempre che ne abbia il tempo di farli i documenti media!); intanto un filmato di un altro Gs39, ben fatto chiaro e con un bel commento musicale, giusto un omaggio a questa splendida barca (e sperando che non se ne ingelosisca Tawhiri..)










Per finire (in bellezza), e tanto per entrare un attimo nel "clima" della regata, ricopiando il report tragicomico scritto dall'amico Sergio "Istran" al ritorno -qualche annetto fà-, de la sua 200... buona (divertentissima) lettura!


Veniamo al dunque:
Con l' amico SM decidiamo di fare la 200 x 2. Da Porto Santa Margherita di Caorle a
Sansego e ritorno.
- SS: "Sto ano la fazemo noi do, e l' ano prosimo ti va ti
con Katharina e mi con Ivan; tanto per veder come che xe."
- SM: "Va ben!"
I preparativi:
Andremo a fare qualche veleggiata di allenamento per provare le vele nuove
- SM: "Anche el novo spinnaker che go ordina!".
 -SS: "Bon, portaro' anche el mio, in caso de vento forte, perche el xe piu picio."
- SM: "Bon."
 - SS: "Bon."
La regata parte elle ore 11 del 25 maggio. Bisogna essere a Caorle il 24,
giovedi alle 9 per l' ispezione della barca, e noi, da bravi marinai,
portiamo Acqua cheta da Cittanova (dove ci siamo allenati al DVV con un
astice e dell' ottimo malvasia la sera prima) a Caorle mercoledi. Passiamo
in segreteria del CVSM, e non c'e' nessuno..."mah"..."bo"... Andiamo a fare
un giro in centro e dopo a riposare, perche domani, prima delle nove bisogna
"asportare" tutto il superfluo e caricarlo in macchina (intanto, gia prima
di partire Sergio e Monika avevano liberato due macchine di "strafanici"
dalla barca)
- SM: "Vara che dopo dele nove no se pol piu portar gnente fora
dela barca!".
Giovedi: Alle otto svuotiamo i gavoni da catene, cime, ecc; cuscineria e
altro peso viene stipato nel semifurgone e alle nove, puntuali ci
presentiamo in segreteria per chiedere se si sa quando arriveranno quelli
dell' ispezione. Nessuno sa niente...
- SM: "Me sa che qua no serviva far tuto sto casin!"
 - SS: "A ma..." (espressione istroveneta per accentuare la
scrollata di spalle).
Preparazione dell' attrezzatura:
-SS: "Che bel sto spi rosso xivio." (rosso xivio=rosso evviva - dei tempi
della RSFJ - quello dei compagni...)
Decidiamo di non toglierlo dalla sacca che e' piegato proprio bene e,
sicuramente, il velaio lo ha preparato per essere issato direttamente
cosi.
-SM: "Bon, metemolo in gavon che cusi savemo dove che'l xe."
Andiamo a comperare uno stroppo di Dynema per legare le Life lines, tanto
tempo c'e' anche perche l' ispezione della FIV non e' ancora arrivata.
Sistemate le Life lines andiamo a fare un altro acquisto-passeggiata cimino
da 3mm. Bisogna fare il ricamo alle draglie per poter sistemare i genoa in
caso di tempo avverso. Strada facendo passiamo in segreteria per vedere se
sono arrivati i certificati IRC da Roma e per vedere se la stampante lavora
dopo che l' abbiamo sistemata stamattina). Tuto a posto. Torniamo in barca
con il cimino e mi metto a alle draglie. In quello arriva
una signorina accompagnata da un signore in giacca e camicia (SS:"Xe l'
ispezion.") Falso allarme. E' una giornalista che segue la regata e vuole
farci qualche domanda. La invitiamo a salire e per una mezzoretta abbiamo
compagnia. Chiacchieriamo delle rispettive eroiche gesta, della regata,
della barca ecc e, nel frattempo sistemo le draglie.
Vi annoio? Immaginate la nostra di noia, ad aspettare che passi il tempo...
...
-SM: "Me sa che qua no serviva far tuto sto casin!"
-SS: "A ma..."
Sta arrivando la sera. Il nervosismo cresce. E' sempre cosi la sera prima
delle grandi imprese. ;-))) Con la
cena terminano gli allenamenti ed i preparativi.
Venerdi ultimi preparativi:
Andiamo a fare cambusa. Alle nove c'e' il briefing. Ne approfitto per andare
in bagno. Tanto c'e' Sergio che segue le pratiche burocratiche.
-SM: "Gavemo tuto. Acqua, pan, afetati. Credo che bastera."
-SS: "Bon."
-SM: "Bon.
-SS: "Forsi podesimo meter le borose pe'i terzarioi. No se sa mai."
-SM: "Giusto. Andemo in barca"
Detto fatto.
Dopo le 10 lasciamo la banchina e ci avviamo con le altre barche verso la
linea di partenza.
Issiamo la randa. Il genoa grande e pronto. Giriamo un po poi spegniamo il
motore e issiamo il genoa. Sergio Al timone il sottoscritto alle manovre.
Proviamo gli angoli verso il cancello e per la boa di disimpegno davanti a
Grado situata a 20mn. Sulla barca giuria il semaforo indica 040. Sono i
gradi per il cancello. Pocca aria, giusto qualche nodo per poter governare.
Sono le 11. Si alternano i segnali per la partenza. Siamo in buona
posizione, ben avviati vicino alla barca giuria. Partiti!!!
-SM e SS: "Che ben che andemo!"
.....Richiamo!!! Partenza annullata. Torniamo indietro.
Torniamo pressapoco dove eravamo ed ascoltiamo al VHF cosa ci dice il
comitato di regata. Primo segnale... 6 minuti...ci avviciniamo piano alla
linea 1 minuto...
-SS: "Semo tropo veloci?"
...-SM: "Quanto manca...30 secondi...via!."
Cazziamo randa e genoa e filiamo. A venti metri dalla linea
un X di quelli cattivi che borbotta qualcosa, e ci viene addosso da
sottovento orzando. Ma, non siamo ancora ingaggiati e poggiamo appena 2-3
gradi. E poi, abbiamo alla stessa velocita e ce ne andiamo per le nostre. Si
vede che loro guardano troppa coppa america. Filiamo bene, l'arietta aumenta
saranno 4-5 nodi. Bene, bella partenza e siamo in buona posizione. Passata
la boa di disimpegno facciamo rotta su Grado. Intanto i piu veloci prendono
il largo. Si vedono i primi gennaker.
-SM: "Podesimo alzar anche noi el gennaker, cusi ghe andemo via."
-SS: "Si dai, tanto andemo tranquili che gavemo mezanave de aparente."
Neanche a dirlo che il gennaker era stipato in
un gavone della cabina di prua. Per fortuna che avevamo preparato le scotte.
Sergio va sottocoperta e attraverso il tambucio (passoduomo) porta in
coperta la testa del salame. Attacca la drizza, attivo l'autopiulota e
issiamo l' insaccato. Attaccate mura e scotta Sergio fa salire il sacco e
libera il mostro blu.
-SM e SS: "Deso se parti!"
 Infatti prendiamo velocita.
-SM: "Cazza un poco el caricabasso (il punto di mura e' sullo
spuntone a prua che tramite un bozzello va agli stopper sulla tuga)."
Fatto
-SS: "Sta tento dela recia."
Insomma, molla qua, cazza la tuti ci
prendono e la barca non va. (Non e' una licenza poetica: e' che la barca non
va). Cavoli, perdiamo posizioni a livello disfatta. Eppure lo avevamo
provato due anni fa in gita con Giuliano Delfiol e mi sembra di ricordare
che portava bene.
-SM: "Cosa nasi??? Andavimo meio col genoa."
-SS: "A ma..."
Non siamo riusciti ad interpretare quello che la vela stava cercando di
farci capire. E cosi, siamo arrivati alla boa foranea di Grado in terzultima
posizione 29-simi. Ammainiamo il gennaker e issiamo il genoa. Intanto poco
dopo il vento gira in scirocco e ci accompagnera (si fa per dire) tutto il
tempo. Comincia la bolina. In lontananza si vedono delle barche che fanno il
bordo verso terra - l'Istria. Li seguiamo. Genoa cazzato a ferro, randa idem
e al centro. Non ci sono onde e la barca va che e' un piacere. Sergio al
timone ed io osservo un po in giro col binoccolo (il famoso cuccherle).
Stiamo facendo una bolina molto piu stretta di quelli che sono sotto costa.
Probabilmente e' la corrente di marea che li sta portando verso Trieste
(sale fino alle 18,40). Visti da Acqua cheta scarrocciano tanto. L' angolo
tra il nostro azimut ed il loro e di +10 gradi in nostro favore. E poi, non
lo dico a Sergio, ma sono sempre piu piccoli e si stanno allontanando. Sono
ben oltre la lay line ;-))) Acqua cheta va come un treno. Facciamo un bordo
verso il largo e ci da bene. Dobiamo fare rotta su San Giovanni in Pelago e
dopo verso l' isolotto di Grunj all' esterno delle Brioni. Filiamo proprio
bene. Il vento aumenta un po. La velocita anche. Ottima boliniera sta barca.
Ci sono tante vele in giro ed e' difficile capire quali sono in regata. Mi
riposo una mezzoretta. Procediamo spediti.
-SM: "Ara che ghe vol che se preparemo per la note. Va farte una docia, cambiite e dopo vado mi."
-SS: "Agl'ordini!"
Eh si, come si puo regatare tutto il giorno e, senza una bella
doccia calda apprestarsi alle guardie notturne??-))) Quando ci vuole, ci
vuole. Vi assicuro che e' molto piu facile prendere il timone se si e'
puliti ed asciutti.

Scende la notte e si continua a bolinare. Scirocco sui 10 - 12 nodi. Non
tanta onda. Ogni tanto qualche spruzzo arriva fino alla cappottina (gia,
Sergio non voleva la cappottina (sprayhood) perche "fa tropo turista e
charter, e mi me piaxi quele picie, oceaniche...".
-SS: "Cosa ti pensi deso della capotina turistica???"
La barca e' potente. Non si ferma sull'onda. Il timone e' efficientissimo.
Per me che ho la barra su S. Marina, e' troppo leggero, mi serve sempre un
po di tempo per adattarmi, pero' funziona benissimo. La barca fila bene,
abbiamo mangiato, siamo puliti ed asciutti, la luna ci tiene compagnia... Ci
alterniamo fino all' alba. Durante la notte abbiamo osservato diverse luci
verdi e rosse. Ricordo solo due luci bianche che potevano essere in regata.
Erano piu al largo rispetto a noi. Qualche nave in lontananza e poi il faro
di S. Givanni in Pelago, la meda luminosa a nord delle Brioni, Grunj... un
paio di sbadigli, qualche pisolino rubato qua e la e siamo in vista del
passaggio tra la terraferma e l' isolotto di Fenera.
-SM: al solito: "Se podesi pasar de fora de Pomer, cusi vedemo come che xe in Quarnero."
-SS: "Cosa ti vol che xe in Quarnero? Siroco come qua, solo con piu mar. Strenxi
piu che ti pol che pasemo per le curte e ghe andemo via a quei fora de noi."
C' erano un paio di barche all' esterno con rotta verso il faro.
Acqua cheta stringe che e' un piacere. Passati. Il mare e' salito di poco,
il vento e' lo stesso. Facciamo un bordo verso Cherso poi viriamo verso
Sansego. Questa sara la nostra tattica senza tatticheggiare
-SM: "Lo gavemo propio sul muxo!"
Le solite domande: "Strenxemo o fazemo corer la barca?" Le
solite risposte: "Strenxemo fazendola corer!" Davanti si vedono delle vele
che indubbiamente stanno facendo la nostra rotta. Sergio va in quadrato per
sentire meglio la radio. Sentiamo che Doride sta chiamando la postazione di
Sansego per l' avicinamento. -: "Doride???" -"Ma no xe quei grandi?
Cativi?" - "Alora no semo po tanto indrio..." Intanto diverse barche tra cui
un mini 6,50 che conosciamo sono rimaste dietro, stanno andando troppo sotto
Cherso. Di nuovo la radio: "Citta' di Grisolera chiama la postazione di
Sansego."...!!! - " : Ma come? Pena qua i xe???" Citta' di Grisolera e' la
barca dell' amico Franco Daniele, Vismara 43, cattiva e plurivittoriosa.
Alla 200 x 2 poi Franco furoreggia da anni. E' la sua regata. Adrenalina a
fiumi, siamo gasati e la barca pure. Lo scirocco aumenta ancora un poco.
Filiamo che e' un piacere. Facciamo un lungo bordo verso il lato ovest di
Sansego. Piu ci avviciniamo e piu spesso il vento un po rafficato ci da
buono. Siamo ad un miglio dalla costa e prima di scadere nel riparo dell'
isola facciamo un bordo parallelo alla costa per passare davanti al porto e
farci riconoscere.
-SM: "Comitato regata, comitato regata, comitato regata Sansego, qui Acqua
cheta in rotta di avvicinamento, passo."
Ci riconoscono e tra 5 minuti ci chiameranno per darci lo stop.
"Qui comitato regata ad Acqua cheta. Lo stop
e' dato alle 11,34 buona navigazione. Passo e chiudo."
Davanti a noi ci sono due barche che passano. Le rincorriamo facendo un
bordo ad est di Sansego.
- SM: "Ancora un poco e tuto sara piu bel, caldo e no sentiremo el vento."
Intanto loro sono gia sotto spi.
-SM: "Forsi podesimo armarlo anche noi."
-SS: "Perche no. Cusi lo provemo."
-SM: "Bon, se magnemo un panin e dopo lo issemo."
Dopo aver fatto lo spuntino:
-SM: "Va ti preparar davanti che ti sa."
Bisogna trovare le scotte, e Sergio sta gia
frugando nel gavone grande del pozzetto. Attivo l' autopilota e vado a
preparare il tangone. Lo fisso alla campana sull' albero. Come caricabasso
useremo la mura del gennaker.
-SS: "El carigaalto no servi, xe bastanza aria."
Preparate le manovre, Sergio porta la borsa nuova fiammante dello spi
nuovo fiammante rosso xivio a prua e dopo aver fissato la scotta ed il
braccio (da noi si dice scottina) chiedo quale drizza usare.
-SM: "Quela bianca e nera che dovesi eser quela de 7/8." ((sette ottavi per un triestino
sono quasi un litro ,-)). Incoccio e issa; velocissimo lo spi si gonfia
senza caramelle. "Bel."
-SS: "Caza ancora un poco la driza che nol xe su. Anzi el xe su...ma???"
-SM: "Porco boia, no xe la driza giusta. Xe quela de testa d'albero!"
((Appunto 7/8 o 1 litro xe poca diferenza.,-))
-SS: "Fa gnente, lo amainaremo e cambiemo driza."
Intanto le barche davanti si sono
perse nella nebbiolina all' orizzonte e non si vedono piu. Pero' e',
consolante che non si veda nessuno neanche dietro.
-SM: "Sta 'tento che provo tacar el autopilota che vedemo come che'l porta."
-SS: "VA pur...? ... ben???"
-SM: "Lo go taca. Che bel che'l va."
Veramente notevole. Poppa
piena, mare con onde oltre il metro, 15 nodi di reale e l'auto porta
benissimo la barca. Bisogna ammainare lo spi per cambiare la drizza. Ci
mettiamo d' accordo sulla manovra e vado a togliere il tangone dalla
campana. Facile a dirsi. Siccome e' probabile che sia la prima volta che il
tangone negli ultimi anni entri nella campana, ci trova talmente tanto gusto
che non vuole sentire di mollare la presa. -SM: "Speta che te porto el CRC
che dopo el se mola." ((se gavemo prepara propio ben ,-)) Una spruzzatina e
il tangone molla la presa. Ammainata, issata e via col vento. Lo spi ha 85
metri quadri, e non sono tanti per Acqua cheta. E' uno spi da crociera. La
barca cammina bene, siamo in rotta diretta verso Caorle, l' autopilota fa il
suo dovere. Goduria e riposo per i marinai. Dopo un oretta provo ad
inquadrare meglio lo spi. Improvvisiamo un barber per cazzare la scotta cosi
dovremmo limitare ulteriormente il rollio anche perche a momenti lo scirocco
aumenta e cosi anche il motto ondoso. Tutto sommato, la navigazione e'
tranquilla. Qualche surfata ci fa andare vicino ai nove nodi di GPS e non
scendiamo mai sotto i sei. "Navighemo come i veri!"

"Eh si, navighemo propio come i veri!"
Il sole e' sparito gia da tempo dietro alla nebbia ed alle nuvole portate
dallo scirocco. All' orizzonte si stanno formado dei temporali.
-SS: "Me par che sta cambiando el tempo. Portemo el spi finche ne va in favor e dopo
vedaremo se i neverini ne pasa via davanti."
-SM: "El GPS disi che dovessimo rivar a Caorle ala mezanote e meza se continuemo cusi."
-SS: "Bon."
-SM: "Bon."
Navigazione tranquilla e intanto la notte si avvicina. Mi preoccupano
i temporali. E' un fronte piuttosto esteso e si sente nell' aria che sta
arrivando il cattivo tempo. Sergio va ad ascoltare la radio di bordo, per
sentire se i primi sono arrivati. Lo spi porta bene, lo scirocco e'
costante, il mare e' un po montato, ma e' normale... va proprio bene.
Tutto ad un tratto arriva Sergio e, piuttosto agitato fa: -"Porco boia cio!
Xe barche che le ga ciapa el temporal. I ga dito "Siamo in rotta di
fuga.." No go capi ben, me par che i gabi dito che i ga ciapa 50 o 70 nodi de
vento!!! Cavoli, ostrega cio!!! Cosa fazemo?"
-SS: "Gnente no fazemo. Deso el vento (come nei manuali) sufia verso el temporal. Dopo fara bonazza e tempo
5 minuti riva el caxin. Noi pena che el vento comincia calar, butemo xo el
spi, demo i terzarioi e vedemo."
-SM sempre piu agitato: "Bon, mi prontaro la tormentina."
Intanto si fa sempre piu notte e dopo un po lo scirocco
comincia a calare. Lentamente. (SS pensando tra se: "porca miseria de una
miseria, se ne ciapa la calma de vento con ste onde che xe, vado in
tilt!"
-SM: "Te vedo pensieroso, cosa xe?"
- SS: "No me piaxi sto afar, me vegnara el mal de mar. L demo xo col spi. Veloci."
Vado a prua Sergio alle
manovre e tiriamo giu lo spi che finisce sotto prua.
-SM: "Demo i terzarioi." Vado a piede d' albero. Sergio e' alla drizza.
-SM: "La prima man xe quela bianca e nera."
-SS: "Si, come no, con sto scuro no vedo un
clinz. Quela destra o quela sinistra?"
-SS: "Me par la sinistra."
-SS: "Bon"
Incomincio a cazzare la borosa destra sul winch che c'e sull' albero sotto
al boma. Neanche a dirlo: Era la seconda mano. -SM:"Acompagna i garoci dela
randa. Tirili in basso." Detto, fatto. Intanto il fermo che dovrebbe
impedire ai garrocci della randa di uscire dalla canaletta si svita e va'
per le sue ed i garrocci si sfilano dall' albero e la randa nuova,
megagalattica in Spidertech rinforzata con Kevlar e Carbonfiber (detto in
Inglese sembra piu' figo) finisce sopra la tuga. -SS: "Se ne ciapa el
neverin (50-70 nodi...brrrr) la randa finisi in tochetini; spachemo
tuto." -SM agitatissimo: "Si, xe meio tirarla xo la butemo
sotocoverta." -SS: "Xe meio si. Mola le borose. Presto. Movite"
-SM: <&%$%&
un momento. Intanto, tolto il punto di mura della randa incomincio a
"piegarla" e dopo un po e' sottocoperta. Non c'e' vento, pero' il mare c'e'
ed e' incrociato. Si vedono chiaramente i fulmini sempre piu vicini. Veniamo
sbalottati da tutte le parti. Sergio va ad armare la tormentina. Intanto il
sottoscritto, sta cedendo al mal di mare.
-SS: "Movite dai. Vara che tra do minuti son fuch!"
(non e' English, e' un espressione nostrana per dire fuori
combattimento).
Sergio torna in pozzetto, si mette al timone aspettando i 50 - 70 nodi ed io
comincio ad intonare il Rigoletto. (No, non stavo cantando. Stavo brumando.)
Insomma: si capisce no!?!
-SM: "La barca no governa. No xe vento." Ed intanto patapim-patapum.
Arrivano le prime goccie, ed anche i tuoni che seguono i fulmini.
-SM: "Impizo el motor, cusi almeno poso portar la barca."
-SS tra un acuto e l' altro: "Daghe mure a drita al neverin che cusi ghe andemo via."
-SM: "Cosa c...o, mure a drita a che neverin?"
Faccio una piccola pausa alzo la testa
e...tutto intorno a noi ci sono temporali. Cinque funghi belli tosti. E
Acqua Cheta: patapim-patapum. Cavolacci...
-SM: "Dove vado?" Tra due neverini si intravede un po di chiarore.
-SS: "Vaghe in mezo a quei do la che xe piu ciaro."
Insomma, tra un basso profondo, un acuto, le forze mi lasciano. Sergio si
sta riprendendo dall' agitazione e, siccome i 50 -70 nodi non sono mai piu
di 20, discutiamo sul daffarsi. Abbiamo navigato a motore, siamo a secco di
vele, 50% dell' equipaggio e' in tilt -SM & SS: "Cosa fazemo?" Siccome
Cittanova e' piu vicina rispetto a Caorle, per non dover riarmare la barca
ecc, data la stanchezza - Coro finale: "Telefonemoghe al comitato che se
ritiremo e andemo a Cittanova!"
Alle quattro prendiamo il gavitello dei "menalugheri" (barca portaturisti)
in baia Muiella a Cittanova (l'unico gavitello libero) e ci facciamo una
bella dormita. Cala il sipario.
Ci sarebbero tante considerazioni da fare, ma, siccome la bella stagione e'
gia in corso , sara' per un altra volta.
PS: Lo scorso finesettimana abbiamo fatto una bellissima veleggiata con
Acqua Cheta. Sergio, Ivan (mio figlio) ed io Cittanova - Val cagoia (Pola) -
Unie e ritorno.

mercoledì 5 maggio 2010

F 10

Foto celebre: di quelle che fanno accapponare la pelle, ma servono anche ad esorcizzare la paura!



(foto di una Velux di qualche anno fà, lui è Bernard Stamm, quello in cui si trova è un F10, e per fortuna la foto è ripresa a molti ma molti e più molti gradi di lat più a sud delle nostre rotte abituali!)

martedì 4 maggio 2010

Don't Stop

..che tanto il vento girerà. gira sempre...


lunedì 3 maggio 2010

Domani sera la "Barca Pulita" a Trento

Con la Barca Pulita alla ricerca delle ultime culture incontaminate nelle isole del Pacifico Occidentale. 
Conferenza con i velisti di Barca Pulita Carlo Auriemma e Lizzi Eördegh con proiezione di filmati e dibattito - organizzazione CUS Trento
martedì 4 maggio 2010 - sede UNI.Sport - via Prati, 10 - Trento



inutile dire che ci saremo!!!

domenica 2 maggio 2010

Joshua Slocum: best seller adesso free online

Occasione ghiotta per chi adora le letture di mare e di viaggio, e quelle in lingua originale, e quelle di mare e di viaggio in lingua originale: perché scaduti oramai i diritti sui "sacri" testi del grande Joshua Slocum, primo uomo nella storia a circumnavigare il globo a vela, se ne possono leggere liberamente online i due romanzi che l'hanno reso celebre:

The Voyage of the Liberdade (1890)

e specialmente, con il racconto della sua incredibile navigazione a bordo dello "Spray":

Sailing Alone Around the World (1900)