bARCa bIsBetiCa con cIURmA fAmEliCA: quotidianità di famiglie a vele spiegate. Il diario dei nostri "sogni in mezzo al mare"... tra letteratura di bassa lega, geografia pelosa, visioni mistiche, cheek to cheek, uccellini che cinguettano, cibo, musica e poesia.
"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?" (Joseph Conrad)
venerdì 14 maggio 2010
tribute to JESSICA
(DOMANI...) Sabato 15 maggio la sedicenne Jessica Watson, ragazzina australiana della Gold Coast (dove è nata il 18 maggio del 1993), ma anche con nazionalità neozelandese, rientrerà a Sydney, in Australia, dopo avere compiuto il giro del mondo in solitario in barca a vela, senza scalo. Quel giorno, dopo più di sei mesi e oltre 23.000 miglia di navigazione, diventerà la più giovane di sempre ad aver portato a termine tale impresa.
Il suo giro terminerà dove è iniziato lo scorso 18 ottobre, a bordo di uno Sparkman&Stephens 34 Classic di vent'anni, verniciato tutto di rosa e battezzato Ella's Pink Lady: ovvero, sotto allo Spit Bridge, il famoso ponte nella baia di Sydney. Ad attenderla, oltre ai genitori, parenti e ai tanti fan che in questi mesi l'hanno seguita in televisione (in Australia la sua impresa è raccontata giorno per giorno nei telegiornali nazionali) e sui siti internet, ci saranno anche l'inglese Mike Perham, che la scorsa estate era diventato, all'età di 17 anni, il più giovane velista di tutti i tempi a concludere il giro del mondo in solitario (ma non senza scalo), e l'australiano Jesse Martin che, nel 1999, all'età di 18 anni, fu il primo velista più giovane a completare il periplo non-stop (anche lui con uno S&S 34).
Dalla partenza all'Equatore
Come detto, il giro del mondo di Jessica Watson è iniziato lo scorso 18 ottobre. La sua rotta è stata molto semplice. Una volta partita da Sydney si è diretta verso l'Equatore, lo ha attraversato, è subita riscesa verso sud per attraversarlo una seconda volta, si è diretta verso Capo Horn, che ha doppiato. Poi, dopo avere attraversato il Pacifico, ha attraversato tutto l'Atlantico e l'Indiano del sud, doppiando anche il Capo di Buona Speranza e Capo Leeuwin. Ha quindi percorso una rotta che soddisfa tutti i connotati richiesti perché un giro del mondo in barca a vela sia ritenuto completo ai fini dell'ufficializzazione di un record: arriverà nello stesso punto da dove è partita, ha attraversato due volte l'Equatore e ha incrociato tutti i meridiani.
Dall'Equatore a Capo Horn
Il 19 novembre, dopo 33 giorni di navigazione a una media di 100 miglia nautiche al giorno, ha attraversato l'Equatore e ha diretto la sua prua verso Capo Horn. Il 15 dicembre, al 58esimo giorno di navigazione, aveva percorso 6000 miglia. Negli ultimi 10 giorni di dicembre ha incontrato condizioni durissime, con venti che hanno superato i 40 nodi d'intensità e temperature che sono scese quasi allo zero. In queste condizioni è anche salita sull'albero di 12 metri per verificare che il sartiame fosse in ordine e in un momento in cui la burrasca le ha dato tregua (il barometro in quei giorni è sceso fino a 995) ha rimesso in funzione il monitor (che si era rotto) che indicava il consumo di corrente.
Da Capo Horn al Capo di Buona Speranza
Il 13 gennaio, all'88esimo giorno di navigazione, dopo avere coperto 9800 miglia, ha doppiato Capo Horn con venti di 35 nodi. Cinque giorni più tardi, i suoi genitori hanno sorvolato Ella's Pink Lady con un piccolo aeroplanino e hanno parlato commossi con Jessica, la quale, con una tranquillità disarmante, ha detto: "Sono contenta di essere qui, ma manca ancora tanto". Il 24 gennaio, puntuale, è arrivata una terribile tempesta, accompagnata da raffiche oltre i 65 nodi e onde di 10 metri. Jessica Watson e la barca hanno superato questo duro momento con avarie di lieve entità. Il 31 gennaio erano a metà del loro viaggio e il 7 febbraio erano a 1650 miglia dal Capo di Buona Speranza.
Dal Capo di Buona Speranza a Capo Leeuwin
Il 22 febbraio Jessica Watson ha doppiato il Capo di Buona Speranza, anche se poi ha dato più importanza al passaggio di Capo Agulhas, il punto più a sud del continente africano (sempre in Sud Africa) che effettivamente segna il vero confine tra oceano Atlantico e oceano Indiano. Il 28 febbraio il suo "contachilometri" segnava 15.000 miglia coperte. La navigazione attraverso l'Indiano è andata via tranquilla e ha avuto anche il piacere di incontrare in mare aperto la Queen Mary 2, uno dei più grandi transatlantici del mondo. Il 28 marzo si trovava a 1400 miglia dalla costa australiana e l'11 aprile doppiava finalmente Capo Leeuwin dopo 19.000 miglia di navigazione.
Verso Sydney
Il 15 aprile Jessica Watson ed Ella's Pink Lady hanno superato le 20.000 miglia di navigazione. Nel mare di casa, Jessica ha incontrato condizioni di ogni genere: prima, vento contrario, mare incrociato e spesso e volentieri tuoni e fulmini, poi estenuanti bonacce che hanno aumentato il sentimento di impazienza di arrivare verso casa e poi ancora tempeste con 50 nodi di vento. Ormai, però, Jessica Watson ha superato le 23.000 miglia e la sua tabella di marcia prevede l'arrivo a Sydney per sabato 15 maggio. Jessica, quel giorno avrà ancora 16 anni, tre giorni più tardi ne avrà 17. Appena un pelo per entrare nella leggenda.
via GdV
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
E noi quando si parte???
RispondiEliminaIl giro del mondo a vela spero di farlo anche io ma con tanti scali e buona compagnia.
E brava Jessica!
:-)
Ciò che ha fatto questa ragazzina ha dello straordinario, ma non riesco ad essere positivamente colpito al 100%.
RispondiEliminaSi è vero nascono con lo stick del timone in mano.
Si è vero vanno a scuola con la loro deriva.
E' anche vero che da meridionale, padre di femminuccia, mi girano le palle al solo pensare che mia figlia si debba un giorno sposare, ma ... 14 anni !
E' anche vero che esempi italiani (vedi Malingri) ce ne sono (leggi Moana).
Ma mi resta sempre quel piccolo ronzio nell'orecchio .... chissà, conoscendo di più i genitori e non la figlia ... si potrebbe dire se Jessica è frutto di un castagno o di un ippocastano.
se mio figlio mi chiede di fare altrettanto giuro che non gli spezzo le gambe perché poi non avrebbe più la capacità di salire a bordo: tra invidia ed incertezze, cioè..
RispondiEliminalei è stata formidabile, comunque
Permettimi qualche altro rigo.
RispondiEliminaE' mia personalissima opinione che le gesta di
un minorenne, per quanto abbia dimostrato quella forza necessaria per completare il giro del mondo in barca a vela, non possano essere confrontate con un minista, un solitario, un Bellini, un Di Benedetto, un Meder, un partecipante alla Ostar, o con lo stesso armatore del Plastiki.
Tutti questi, e tutti gli altri che non ricordo, hanno un loro passato, un bagaglio emozionale, esperenziale, creato NEGLI ANNI, CON ERRORI, VITTORIE, GIOIE E DELUSIONI. E sul loro obiettivo hanno puntato tutte le loro forze e le loro future decisioni.
Se si leggono le loro interviste, c'è sempre un motivo vagliato, sofferto, ricercato, ed alla fine, talvolta, raggiunto.
Cerco in Jessica un PERCORSO FATTO INTIMAMENTE, piuttosto che le miglia percorse.
E siccome credo che a 16 anni non hai l'esperienza sufficiente neanche per comprarti la vernice per pittarti la barca, e non puoi dire di aver vissuto tutto ciò che hai vissuto,
cerco quel percorso nelle radici della ragazza, i suoi genitori, per capire se sono veri amanti del mare o mitomani, comunque dei pazzi!
Non è l'avventura in se, ma come arrivi ad ottenerla!
Grazie per aver letto fin qui.
grazie a te dell'intervento Gaetano, lo condivido totalmente
RispondiEliminad