Visualizza La Strega di Endor in Peloponneso in una mappa di dimensioni maggiori
Questa è la vacanza/crociera che senza mezzi termini,
e mi sbilancio adesso che l'inverno deve ancora ufficialmente iniziare,
assumendomi tutte le responsabilità del caso,
MI PIACEREBBE FARE CON IL SANTIPPE l'anno venturo, estate 2011!!!
Lessi di questo itinerario qualche anno fà su "Bolina" (ndr: a beneficio delle masse, a seguire arriva anche il post con inserite le pagine degli articoli di cui trattasi, scannerizzate..), poi già due anni fà lo proposi al mio amico Giancarlo che andò a farlo con la sua KAIRIA,
ritornando entusiasta fino a ringraziarmi dei consigli della vigilia..
Ed adesso ne sento nuovamente dire gran bene dall'amico Sergio, che quando lo sentii intenzionato in primavera a far questo giro, inoltrai anche a lui le info di cui sopra, scansionandogli le pagine del giornalino che riguardavano questi splendidi e mitici luoghi...
Se due indizi, infine, non costituiscono una prova... poco ci manca!
e mi sbilancio adesso che l'inverno deve ancora ufficialmente iniziare,
assumendomi tutte le responsabilità del caso,
MI PIACEREBBE FARE CON IL SANTIPPE l'anno venturo, estate 2011!!!
Lessi di questo itinerario qualche anno fà su "Bolina" (ndr: a beneficio delle masse, a seguire arriva anche il post con inserite le pagine degli articoli di cui trattasi, scannerizzate..), poi già due anni fà lo proposi al mio amico Giancarlo che andò a farlo con la sua KAIRIA,
ritornando entusiasta fino a ringraziarmi dei consigli della vigilia..
Ed adesso ne sento nuovamente dire gran bene dall'amico Sergio, che quando lo sentii intenzionato in primavera a far questo giro, inoltrai anche a lui le info di cui sopra, scansionandogli le pagine del giornalino che riguardavano questi splendidi e mitici luoghi...
Se due indizi, infine, non costituiscono una prova... poco ci manca!
Di seguito, dunque,
il diario di bordo de-
la "Strega di Endor"
al ritorno dalla crociera in Peloponneso, scritto dal simpaticissimo
Capitan Sergio!
24 Luglio
Si parte da Firenze con il treno delle 8,30 da Santa Maria Novella a Bologna. Noi abitiamo a Fiesole e normalmente andiamo in motorino alla stazione ma questa volta i bagagli sono troppi. Un taxi da noi che abitiamo in una stradina, arriva molto male e inoltre la corsa costa molto dato che siamo fuori comune. Niente paura, dico a mia moglie, scendiamo in macchina e la lasciamo per strada in città e da lì chiamiamo il taxi. Arrivati giù ci rendiamo conto che ogni strada ha il suo lavaggio settimanale e che quindi era impossibile lasciare una macchina per 3 settimane. Giriamo,giriamo e intanto il tempo passa e si affaccia l’incubo che salti tutta la catena di prenotazioni fatta di due treni ed una traghetto. Infine pressati dall’ansia metto la macchina nel parcheggio della stazione ma mi rendo conto che a 3 euro l’ora al mio ritorno avrei in pratica dovuto lasciare la macchina in pagamento. Allora chiamo mio figlio che dormiva beato in campagna e gli chiedo ( costringo) a venire a recuperare la macchina ritirando le chiavi che io lascio ad un gentile signore dell’ufficio eurostar . Affannati saliamo all’ultimo minuto sul treno e , dopo aver cambiato a Bologna, arriviamo a Brindisi. La lunga attesa di un taxi ci fa fare amicizia con una coppia di ragazzi sui trent’anni che sono diretti al nostro traghetto. Saliamo sullo stesso taxi, ritiriamo insieme il biglietto del Ferry e aspettiamo insieme ad un bar del porto il momento dell’imbarco. Loro vanno a Patrasso, dove hanno prenotato una macchina per andare ad Atene, poi decideranno dove andare. Sono molto simpatici, italianissimi ma vivono a Parigi dove lui insegna italiano in un liceo e lei – avendo fatto teatro – applica la tecnica teatrale nella cura di bambini autistici. A mia moglie e a me viene in mente di invitarli a venire in barca con noi fino ad Atene: loro accettano anche se lei è andata una sola volta in mare su un ferro da stiro e in quella occasione ha avuto mal di mare: io mi spingo a dire che a vela è diverso e poi che il canale di Corinto è un mare “piccolo” e quindi la probabilità di trovare onda è bassa. Così un poco da incoscienti – sia noi che loro – sbarchiamo a Patrasso e ci facciamo una bella scarpinata per arrivare fino al porto dove troviamo la Strega ed Andrea , che, con un amico, l’aveva portata lì da Salivoli.
25 Luglio Si sono fatte circa le 13 e si salpa subito per andare a passare la notte a Trizonia, una deliziosa isoletta (38 22 11; 22 04 36) con poche case e qualche bar/ristorante sulla banchina rimasta ancora come era una volta. Ancoraggio in rada e a terra per l’aperitivo. Ci aveva portato lì un ottimo W sui 20/25 nodi poppa –gran lasco molto piacevole e avevamo passato il ponte di Patrasso a vela e senza paura – mentre la prima volta tre anni fa, l’effetto ottico mi aveva convinto che ci avrei lasciato l’albero. 26 Luglio L’ovest ha continuato a tirare anche di notte e al mattino quando lasciamo l’ormeggio è addirittura rinforzato; usciti dal ridosso dell’isola troviamo parecchia onda ma si vede che la vela non è come i ferri da stiro e la nostra ospite sta benissimo. Il vento sale e dopo un po’ di miglia stringo il lasco e Andrea con manovra abilissima prende in un attimo due mani di terzaroli. Si prosegue con tutto fiocco e randa ridotta mentre il vento rinforza fino a 20/25 di apparente. La Strega va come una bomba e surfeggia (25 tns) sull’ondona e ho letto una punta di velocità fino a 14,5 nodi. Una goduria davvero. Evidentemente un forte NW sullo Ionio si incanalava diventando W e incattivendosi nel golfo di Patrasso/Corinto. Arrivati vicino a quest’ultimo ci si doveva girare prua al vento per tirare giù la randa e,naturalmente, il rischio di sdraiarsi con l’onda al traverso era reale. Decido di non legarci confidando nella Strega e nel fatto che Andrea si teneva all’albero, io alla ruota e gli altri li avevo mandati dentro. Effettivamente abbiamo preso una brutta onda frangente al traverso ma la Strega è potente e ce la siamo scrollata di dosso , messo prua al mare, tirata giù la randa e a motore ci siamo diretti all’entrata del canale di Corinto. L’avamporto del Canale (37 57 07; 22 57 32 ) è fatto di due bracci che racchiudono uno specchio d’acqua assai piccolo e dentro ci sono già 4 vele che aspettano il permesso di entrare per cui restiamo fuori a ballare sulle onde. Poi vediamo uscire dalla spaccatura marrone della montagna una gigantesca nave da crocera bianca trainata da un piccolo rimorchiatore, così alta e così grande che pare impossibile che sia passata di lì. E’ come se la terra avesse partorito un mostro bianco. Comunque, passata lei, si inverte il traffico e entriamo dietro un piccolo cargo. L’emozione è tantissima, nella parte ancora larga alcuni ragazzini che vedono la nostra ospite tipo polena a prua gridando “ I love you”!! si gettano dall’alto nelle acque del canale. Poi il budello si stringe e diventa sempre più alto fino a che si passa sotto i ponti e si arriva al capo nord dove si deve attraccare per pagare il passaggio. Alleggeriti di 350 euro proseguiamo per la baia di Korfos (37 45 46; 23 07 40) dove ci ancoriamo alla ruota davanti al paese. Il nostro nuovo amico vuole invitarci a cena in paese e fa una nuotata fino a terra per vedere quale ristorante scegliere, ma non sapendo il greco ed essendoci poche indicazioni in inglese andiamo a finire al ristorante proprio davanti alla barca. L’astuto ristoratore, che ci ha visti scendere e remare (il fuoribordo naturalmente non partiva) fino da lui, fingendo di non capire l’inglese ci inonda di piatti ,anche non chiesti, così da poi presentare un conto “milanese” da 200 euro per 5 persone. Marco ,incerto se cazzottarlo o convincerlo inizia una discussione in “lingua franca” fino a riportare il conto a dimensioni più giuste per il posto e la qualità mangiata. Poi rematina per digerire e a dormire, stanchi delle numerose emozioni della giornata.
27 Luglio Bagno appena svegli e poi partenza per Atene. Poco vento e capriccioso. Ci fermiamo per un bagno in un posto da sogno, a sud degli scoglietti che uniscono l’isola Angistri con l’isolotto Metopi, davanti all’isola Egina.( 37 42 57; 23 22 47) Deserto assoluto, acqua trasparente in maniera incredibile, non una onda. Con dispiacere abbandoniamo l’ormeggio e scapolata Egina ci dirigiamo verso Zea Marina dove avevo prenotato un ormeggio. Per cena una carbonara alla francese e a letto presto. 28 Luglio Giornata dedicata ad Atene: per primo il Partenone, affollatissimo ma impressionante . Poi il nuovo Museo dell’Acropoli, opera dello svizzero Bernard Tschumi , molto bello, parallelo al Partendone ma ai suoi piedi e con grandissime vetrate rivolte all’Acropoli Al suo interno tra l’altro, il Moscoforo,le quattro cariatidi dell’Eretteo, la Kore del Peplo (bellissima), l’Atena pensosa,la Metope del Partenone di Fidia e la Kore di Antenore. Immaginiamoci se gli inglesi restituissero il Fregio !!! Poi al Museo nazionale , cominciando con la maschera di Agamennone e poi tutte le altre meraviglie. Frastornati da tutto quanto visto e stanchi assai, torniamo in barca dove alla spicciolata erano arrivati i nostri amici Cinzia e Luigi, e Filippo e Fabrizio che veniva a sostituire Andrea, partito per l’Italia. Salutiamo i nostri nuovi amici francesi che avrebbero iniziato un giro delle isole, dispiaciuti tutti e quattro ma dandoci appuntamento a Milano o Parigi,
29 Luglio Partenza per l’isola di Egina con un leggero NW che prima ci illude e poi ci tradisce lasciandoci al motore. Si ancora nella baia di Agia Marina (37 44 35; 23 32 30) e in gommone, questa volta col motore, accomodato ad Atene, a terra e poi con un piccolo Autobus al soprastante Tempio di Aphaia, su un sito di epoca Minoica, costruito circa nel 570 A.C.. Magnificamente conservato, di colore rosato con visibilità a 360° sul mare intorno. Bagno e poi, purtroppo a motore, fino ad ancorarsi nella baia di Palaia Epidauros (37 38 20;23 09 38) dove dormiamo con un po’ d’onda preparandoci a visitare il teatro l’indomani.
30 Luglio Bagno appena svegli e poi sbarco nel piccolo paese di “vecchia Epidauro”. Taxi verso il Teatro che troviamo immerso nel verde di boschetti di ulivi e altre piante, praticamente deserto salvo un piccolo gruppo di francesi con una brava guida che noi “sfruttiamo”. L’acustica e veramente incredibile: siamo in cima ai gradoni – che tra l’altro sono stati scalpellati in maniera differenziale così da fare posto per la seduta e ,separato, posto per i piedi di quello che sta dietro – e la guida si avvicina lentamente al “fuoco” del palcoscenico respirando a bocca aperta e, quasi per miracolo, appena arriva al “fuoco”, si comincia a sentire il respiro come se lei ci fosse accanto invece che un centinaio di metri sotto !! Esperienza davvero incredibile se si pensa all’epoca in cui fu costruito. Ritorno in barca e salpiamo con un modesto vento da sud che ci permette comunque di navigare rilassati. E di arrivare quasi al tramonto in una ampia baia dell’isola Dhokos, (37 20 17; 23 20 14) deserta salvo 4 barche che si sperdono nella baia, dove ancoriamo con cima a terra così da dormire tranquilli senza rollare. Acqua smeraldina e calda, tramonto struggente di bellezza. In lontananza si vede il chiarore della isola di Ydri, centro balneare alla moda da cui ci siamo tenuti ben lontani.
31 Luglio Abbiamo un lungo tragitto e quindi salpiamo presto dopo il solito ottimo bagno appena svegli. Ci aiuta per fortuna un buon vento di una 20na di nodi da SSE che ci porta a Nauplion (37 34 15; 22 47 44) dopo un paio di fermate per il bagno e la colazione a Spetzes e a Romvi , sempre in acque deserte, cristalline, calde. Arriviamo a tarda serata e mettiamo la poppa in banchina di un porto libero,senza alcun servizio, ma tranquillo. Nauplion è quel posto che ha davanti al porto una isoletta con sopra una castello e che è una delle più riportate nelle pubblicità della Grecia.Siamo in fondo al golfo Argolico e la città è stata la prima capitale della Repubblica Greca dal 1829 al 1834 – e anche dove il primo Presidente fu subito assassinato così che nacque il Regno di Grecia - e ne mantiene le tracce sia nei forti che la difendono sia nel disegno e negli edifici della città. Ottimo aperitivo nella piazza centrale e ristorantino con buona qualità e prezzo giusto. 1 Agosto Affittiamo una macchina e facciamo una full immersion nella storia: Argo – con il sito, deserto, dell’Eraion, tempio dedicato ad Era - , Tirinto e soprattutto Micene e la gigantesca tomba a Tolo degli Atrei. Con emozione si passa sotto la porta dei Leoni che era nella copertina del mio libro di storia dell’arte del liceo, e quello che mi colpisce è da un lato la straordinaria posizione geografica soprastante le colline limitrofe e con visione ( e quindi controllo) dell’intera valle verso il mare, e dall’altro la piccolezza degli ambienti. Pensare che tutto quanto ci descrive Omero è accaduto in quelle stanzette e in quella sala del trono che ci sembrano minuscole a rispetto delle nostre: d'altronde, se si considerano le dimensioni degli elmi, si vede che questi greci dovevano essere davvero piccoli. Piccoli ma forti e feroci . Torniamo a bordo pieni di storia e stanchi morti: noi siamo certo più grandi dei micenei, ma certamente meno forti!!
2 Agosto Salpiamo con un buon vento, ci aspettano una settantina di miglia per Monemvassia. Il vento diviene poi incostante e quindi alterniamo vela e motore. Ci fermiamo per il bagno a Kiparissi (36 58 15; 22 59 57 ) nelle solite acque cristalline e deserte – una sola barca nella baia – davanti ad un delizioso borghetto in corso di restauro, con il solito ristorantino sulla spiaggia, che purtroppo non possiamo testare. Proseguiamo e nel tardo pomeriggio arriviamo a Monemvassia ( 36 41 05; 23 02 36) dove ci ancoriamo in rada accolti da ben due testuggini che ci girano intorno. Abbiamo lì amici con casa e quindi sbarchiamo e con un piccolo bussino percorriamo il sottilissimo ismo che unisce alla terraferma l’incredibile cittadina fortificata e arrampicata su un lato del roccione che si sporge in mare . Gli amici ci raccontano che quando giunsero qui una ventina d’anni fa, quasi tutte le case erano in rovina salvo una decina e che c’era solo un piccolissimo albergo. Ora è quasi tutto ricostruito e affollato di turisti e di negozietti dedicati ai medesimi. E’ un posto alla gran moda, ma sono lieto,molto, quando la mattina dopo ripartiamo verso paesaggi e baie deserte e selvagge.
3 Agosto Dopo il bagno mattutino, lasciamo Monemvassia per andare a doppiare Capo Malea, quello delle tempeste, sempre descritto fin dall’antichità come un luogo pericoloso con venti violenti, da doppiare stando lontani dalla costa. Noi non troviamo vento, tanto che passiamo stretti sul capo e possiamo ammirare il faro e il delizioso piccolo monastero (Agia Eirini) che lo affianca vicino. Girato il capo, ecco che finalmente arriva il vento e ci avviciniamo a Elafonissis con una bella bolina con una mano di terzaroli e al nostro arrivo ricominciamo a trovare la “civiltà”: in rada ci saranno una decina di barche tra cui una bella e strana barcona a motore di una 40na di metri che si chiama Okeanis. Il posto è magnifico e la spiaggia – 36 28 33; 22 59 29 un istmo di sabbia bianchissima che divide due baie – è la più bella che io abbia visto in molti anni di navigazione. Arriva anche una bella e grande vela d’epoca che ha lamato addirittura due grandi tonni e un paio di ragazzi vanno in giro col gommone per cercare di venderne uno, cosa che faranno con il ristorantino sulla spiaggia. A proposito, anche noi abbiamo trascinato lenze, ma niente di niente: non siamo davvero capaci ( mia moglie dice:menomale)
4 Agosto Il bagno mattutino è particolarmente gradevole in queste acque anche se spero che tutte le barche abbiano in funzione i serbatoi acque nere. Comunque era assai presto e speravo nei sonni prolungati……Decido di saltare il Lakonikos Kolpos anche perché si è alzato un bel SW che ci prometteva una formidabile galoppata verso il Mani. Quindi rotta WSW prima a randa piena, poi una mano e infine due mani fino ad infilarsi a Porto Kayio (36 25 57; 22 29 15 ) che è una profonda insenatura brulla e grigia con numerose – e sembrava,deserte – case a torre, grigie, tipiche del Mani. Il vento si incanalava forte e quindi 50 metri di catena su un fondo di 10 e bagno saltato . La baia è davvero abbastanza impressionante e pian piano sono arrivate varie barche che si sono ridossate dal mare con alcuni numeri di ancore che non tenevano ecc, ma sempre in maniera molto marinaresca ,senza le grida che talvolta si sentono nei nostri mari . 5 Agosto Al mattino il vento tira ancora e mi induce a saltare il mio bagno mattutino (il freddo fa male alle mie coronarie già provate da un infartino) . Ci aspettano una 50na di miglia per Kalamata ma contiamo che il ventaccio non ci abbandoni anche perché ce lo dovremmo trovare dietro. Giriamo infatti il capo Tenaris dove gli antichi mettevano uno dei due ingressi all’Ade e modernamente chiamato Matapan e, sotto questo nome, ha visto gli inglesi, dotati di radar (che avevamo inventato ma non sviluppato,noi italiani) affondare buona parte della flotta italiana che invece era “cieca”, e andiamo verso nord. A destra ci scorrono gli asprissimi contrafforti del Mani, in pratica deserti salvo qua e là alcuni agglomerati di case a torre che sembrano però disabitate. Il vento ci favorisce – siamo anche alle ultime gocce di nafta nel serbatoio, riempito a Patrasso - e ci spinge rapidamente verso la meta, ed entriamo della piccola Marina di Kalamata ( 37 01 25;22 06 18), dove possiamo fare elettricità, acqua e nafta. 6 Agosto Affittata una macchina ci arrampichiamo sui contrafforti del monte Taigeto, che separa la Laconia dalla Messenia, alto ben 2.400 metri, quello dove gli spartani abbandonavano a morire di freddo i bambini considerati non sufficientemente forti. La natura è molto aspra e la strada si snoda tra gole strettissime per poi arrivare, in alto, a panorami mozzafiato, con violente salite e discese, e tornanti e una vegetazione da Val d’Aosta. E pensare che Telemaco se l’era fatto col cocchio in una giornata, tornando a Pilo dopo essere stato da Menelao a Sparta !!! Si arriva a Mistra (37 04 05; 22 22 29), una incredibile città bizantina (Patrimonio dell’umanità Unesco) che occupa un fianco scosceso del monte, sotto un picco su cui ci sono i resti di un castello dei Cavalieri di Malta. E’ una città fortificata – a 5 km da Sparta - risalente al 1.200, che divenne anche la seconda città più importante dell’Impero Bizantino e seconda sede dell’Imperatore nel palazzo di Guglielmo II (oggetto di un restauro in corso assai poco rispettoso, purtroppo). Mistra evidenzia un’impostazione medievale: una parte alta che include il castello, una città superiore immediatamente sotto il castello e una città più bassa che scendeva sui pendii della collina fino a valle. Questa impostazione urbanistica deriva dalla dominazione bizantina e successivamente veneziana: stradine strette e tortuose che partono dal basso e conducono alla sommità della collina. E’ un museo a cielo aperto, piena di esempi di architettura e di pittura murale, di affreschi e conserva anche numerose chiese e monasteri di origine bizantina, ma che presentano anche tratti distintivi dello stile veneziano e neoclassico . Ideale farla sotto il solleone delle 12 . Alla fine di tutti quegli scalini i ginocchi scricchiolavano…
7 Agosto Si parte con un bel vento che, con una non eccessivamente faticosa bolina ci porta a Koroni ( 36 48 22; 21 57 19), una delle roccaforti veneziane per poi andare verso Methoni con vento e onda sempre più forti (due mani e un poco di fiocco arrotolato) e sempre più di prua tanto che quando arrivo a fare bordi piatti nel golfo tra la costa e le isole di Schiza e Sapientza rispetto alla meta, ammaino la randa e chiudo il fiocco e, nonostante i miei 130 cv che di solito mi spingono fino ad 8 nodi, a motore non supero i 5 nodi e tante secchiate d’acqua, fino ad arrivare a Methoni (36 48 27; 21 42 56), un capo che chiude una vasta baia , capo su cui sono state costruite due fortezze, una turca e una veneziana (l’Occhio della Repubblica), bellissime. Ci ancoriamo nel ridosso dall’onda e c’è chi fa il bagno nonostante il vento, poi piccolo spuntino e si riparte verso Pilo. Passato il capo si vira decisamente verso Nord ma anche il vento e l’onda girano con noi, per cui grande bordo verso il largo picchiando nell’onda, poi mure a sinistra contro il NNW e le ultime miglia a motore fino ad entrare nella baia di Navarino e ad ancorarsi a Pilo in andana di un piccolo molo foraneo , sprovvisto di ogni servizio.(36 55 08; 21 41 59)
8 Agosto Chiedo lumi a FranCo e mi conferma che il NW sarà ancor più forte nei prossimi giorni. A me interessa sapere se partire o no domani. Sarà una decisione che dovrò rimuginarmi oggi e magari anche stanotte e domattina decidere. Si parlava in Lista di comando, e queste decisioni sono una delle piacevolezze,appunto, del comando. Per ora si affitta una macchina e si va a vedere il Palazzo di Nestore. E’ stato scoperto da poco e lo scavo è stato fatto in maniera molto rispettosa. La posizione è , come al solito, mozzafiato: in alto sulla collina, tra gli ulivi, con la vista – ed il controllo – di tutta la fertile pianura che arriva fino a Pilo. Non è protetto da mura, al contrario di Micene o Tirinto, e si leggono perfettamente tutte le stanze del piano terreno, compreso il bagno – in cui è rimasta una vasca notevolmente conservata – e la sala del trono che aveva al centro un grande spazio per il fuoco sacro che doveva restare sempre acceso, mentre il trono era laterale, con accanto uno stranissimo canaletto che portava nella sala adiacente, e che secondo gli archeologi sarebbe stata la sputacchiera del Re che lì buttava i noccioli delle olive che mangiava continuamente. Poi i magazzini dell’olio, con i fondi delle giare ancora infissi nel terreno. Ancora una volta impressionante la piccolezza degli ambienti. Non lontano un piccolo museo dove sono esposti gli affreschi, i vasi e gli ori che non sono stati portati ad Atene. Rientriamo a Navarino e andiamo sulla spiaggia lunghissima, a mezzaluna, che orla la baia. Bagno in un’acqua che sembra bianca,da tanto è trasparente, sulla spiaggia praticamente deserta, un poco disturbati dalle vespe, mentre il NW continuava a soffiare potente. 9 Agosto Ci aspettano 70 miglia. Decido di partire. I prossimi giorni sono attesi in peggioramento e non voglio rimanere qui prigioniero. Inoltre oggi mi sembra che il vento sia meno forte di ieri, con i cannocchiali guardo all’imboccatura della baia e non vedo grandi frangenti ed inoltre man mano che salirò verso nord, entrerò nella remora di Zacinto, fino ad esserne coperto. Poi è molto presto e quando arriveranno le ore del rinforzo dovrei aver fatto molta strada. Per fortuna ci indovino e soffriamo circa 4 ore e poi sempre meglio. Due mani ma con il genova, ma senza aver bisogno di adoperare la trinchetta che avevo predisposto armando il relativo strallo e fissandola ai candelieri di sinistra ( quelli che con mare e vento a sinistra sarebbero stati più fuori dell’acqua) in una bolina stretta. Poi la bolina si allarga, l’onda si spiana e finalmente la sera in porto a Zacinto da mio “amico” Dionisos
10 Agosto Non può mancare il litigio con Dionisos: lui chiede 20 euro per andare in capitaneria a fare i visti e dice che vi è compresa l’acqua. Al che si avvicina un altro che con lui parlava fino ad un attimo prima, e mi porge un tubo. Faccio acqua e alla fine il tizio mi chiede 10 euro. Gli dico che ho già pagato a Dionisos ma lui dice che la sua è acqua minerale (sic!!) e che avrei invece dovuto attaccarmi ad un rubinettino nascosto nella aiuola della banchina. Lì per lì mi in@@@zzo come un matto, poi ricordo le mie coronarie e salpo con la coscienza che a Zante ti fregano sempre. Facciamo poca strada con un moderato venticello sui 10 nodi e diamo ancora su Itaca , dietro un’isoletta di cui non so il nome ma che è un posto davvero speciale (38 20 08;20 44 47), tanto che sembra di stare in piazza Duomo a Milano. Gran parte barche charter. Per fortuna alla sera vanno quasi tutti via e restiamo padroni per la notte e le prime ore del mattino per il mio solito fantastico bagno all’alba nell’acqua a specchio. 11 Agosto Partiamo presto ed arriviamo a Otokos (38 29 01;20 49 18) quando la “baia della casa “ è ancora abbastanza vuota e possiamo fare un buon bagno mentre arrivano sempre più barche: certo, che differenza con il Peloponneso dove di barche ce ne erano davvero poche ed in genere di gente che naviga !!. Lasciamo la baia ormai piena e andiamo,spinti da un buon vento, a passare la notte a Porto Leone, sull’isola Kalamos (38 35 59; 20 53 09), da me molto amato, ma anche questo affollato di barche che, cima a terra, restano anche per la notte. 12 Agosto Bordeggiamo tra le isole, bagno a Skorpios e poi andiamo a dormire a Meganisi, nella baia centrale 13 Agosto Si rompe improvvisamente la drizza della randa mentre ripartiamo dopo un ottimo bagno alle rocce bianche di Osmos Dhesimo su Lefkas (38 40 20;20 42 52). Lo stopper taglia la guaina della drizza e resta l’anima di specra. Probabilmente era troppo piccola per lo stopper che invece di premere su tutta la drizza, lavorava essenzialmente sulla guaina. Andiamo a Nydri, in banchina,vista l’ora presta, e compriamo una nuova drizza leggermente più grande. ATTENZIONE nella via che costeggia la banchina c’è un negozio che ha TUTTO quanto può occorrere a una barca. Inoltre a Nydri fanno la migliore Giropita delle ioniche, comprata la quale ce ne andiamo a mangiarla alla ruota lì davanti. P.S.L’unica altra rottura della crociera è stata la girante del generatore (sostituita) che, con l’allarme evidentemente rotto, ha bollito una delle due marmitte dello scarico del generatore stesso. La marmitta che avevo di ricambio era ,chissà perché,fessurata anch’essa, così che abbiamo messo un bel tubo d’acciaio, con ottimo risultato anche se con un po’ più di rumore. 14 Agosto Facciamo il canale di Lefkas, passiamo il ponte, tocchiamo col bulbo la sabbia sulla curva all’uscita – senza danni – e andiamo a motore verso Preveza, dove entriamo nella laguna e complice un bel vento bordeggiamo, addirittura con una mano di terzaroli, al suo interno andando a fare il bagno in un bellissimo posto ( 38 56 50;20 51 57): certo, l’acqua è verde ma il posto è bello e totalmente deserto. Torniamo, sempre con una mano, a Preveza e ci ancoriamo in banchina – gratis senza servizi – e ci dedichiamo alla fatica di togliere e piegare il genova, togliere la randa, togliere le stecche e dividerle in due, piegare la randa (sul boma, alla vecchia maniera). In paese è festa grande per il ferragosto, e c’è la processione con un gran numero di Pope (o Popi?) e ragazze – alcune assai carine – in costume greco. Gran passeggio e casino, ma ci aiuta a cominciare a pensare a cosa ci aspetta in Italia. 15 Agosto Traversiamo il piccolo braccio di mare e andiamo lì davanti allo scalo di Preveza Marine. Georgeos, il titolare, viene a bordo a vedere i lavoretti da fare . Prendiamo due taxi e andiamo a prendere il traghetto a Igoumenitza, lasciando a bordo Fabrizio che assisterà all’alaggio il 16 e spoglierà la coperta delle manovre, e altre cosette da fare per affrontare l’inverno, raggiungendoci in Italia un paio di giorni dopo. Certo, degli svedesi con un 45 piedi, hanno lasciato la barca tooootalmente coperta da un cagnaro chiuso da un centinaio di fascette fissate alla falchetta, ma loro sono svedesi e noi solo italiani…….per fortuna. La vacanza è finita ed è stata davvero molto bella e la consiglio di cuore a chi possa avere abbastanza tempo
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