O per meglio dire, in maniera molto meno seriosa: un breve seguito del famoso succoso (esilarante) articolo pubblicato qualche anno fà su queste pagine, circa lo spaccato della socialità dei venditori di barche usate!Siamo al momento a nostra volta "on the market", proposti come venditori, ma lo saremo anche -se non lo siamo già, inavvertitamente- come prossimi acquirenti, da risultare quindi osservatori particolarmente avvantaggiati nel contesto jungla del mercato nautico, ma comunque lo saremmo ugualmente in virtù della spinta sensibilità circa il tema spinoso ma da sempre tanto caro a questa paginette d'opinione, spassionatamente quanto ad interesse ma sempre con tanta passione quanto a volontà nello stenderle!Dunque si parte..
Nessuna rivoluzione copernicana. Mettiamo le mani avanti.
Nel senso che lo spaccato tragicomico che ne veniva fuori da quel fortunato (ispirato?!) articoletto non è cambiato più di tanto, salvo piccoli elementi evolutivi emersi prima di tutto nell'immenso stock di usato vomitato dal popolo degli armatori italiani nel mercato della vela usata, fatto quasi emblematico degli ultimi mesi dell'anno 2009, e primo scorcio del 2010.
Rispetto agli anni precedenti, la tradizionale "buttata" di fine estate (pare si parli di funghi, ma invece no..) ha avuto proporzioni decisamente più spesse, con dati sia di tipo empirico (osservazione diretta) che tramite testimonianze ricevute da operatori del mercato (che riportano gli ultimi 2 mesi del 2009 come i migliori per ammontare delle vendite, negli ultimi 2 anni), ma anche di opinion-leader; complici, prima di tutto, un trend dei prezzi dell'usato letteralmente in caduta libera nell'anno scorso (ma non parleremo dell'andamento dei prezzi, per adesso), insieme alla crisi economica generalizzata, con i risparmi delle famiglie sempre più contratti, per non dire del mercato del nuovo piombato nella crisi più nera (i numeri delle vendite dei cantieri sono quelli degli insuccessi delle "fiere d'autunno", con tanti bei segni meno davanti), il che ha incentivato nel complesso la domanda d'usato e spinto molti indecisi a "scendere in campo", con lo stimolo o anche semplicemente il solo incoraggiamento per farlo, ponendo in vendita la propria "bella", anche possibilmente con prospettive di successo.
Non ho tempo per una dissertazione seria, beninteso, quindi glisso sul vantaggio che una situazione del genere possa aver prodotto a coloro che con risparmi anche minuscoli tergiversavano in attesa di compiere il "grande passo", con l'acquisto della tanto agognata prima barca, mai come adesso veramente in "best first price", e ritornando al nostro solito originario campione di 10 "venditori di barche", a suo tempo costruito ad arte (eppure con buona approssimazione alla realtà, ed attuale), e proviamo soltanto a capire come questo si è evoluto, quanto a spaccato sociale, nel momento della crisi economica al tempo di Obama for Presidente e del divorzio del Cavaliere.
Il campione originariamente elaborato era il seguente, ripercorrendo l'analisi di allora "per immagini":
- 5 venditori "che non vogliono vendere"
- 5 venditori "decisi a vendere", dei quali:
- 3 erano gli "armatori inconsapevoli"
- 1 era "l'armatore in bolletta"
- 1 l'ultimo era "l'armatore tecnologo e superinformato"
Quel che è cambiato, a distanza di 15 mesi circa.- una piccola quota di venditori indecisi ha cambiato idea... nel senso che ha fatto dù conti e capito che tenere la barca al pontile per il piacere di moglie e figli, ma per usarla poi in navigazione solo 15 giorni all'anno in agosto e non di più, ha assunto un costo quasi improponibile! ..e vabbè il discorso dello status-symbol, ma poccamiseria non siamo più negli anni '80, gli yuppies sono tutti morti, ed il porello si sbatte e rischia la pelle 14 ore al giorno su e giù per l'A4 con gli abbaglianti sempre accesi, per raschiare alla fine quei (n)eurini in più che poi la barcozza regolarmente gli divorerà, e tocca pure a lui fare i conti della serva, come a tutti i livelli: la cena con gli amici del giovedì sera non la sacrifica, il bridge al mercoledì nemmeno, alla moglie regalerà un colierino di consolazione in più, i figli invece se li porta a Gardaland (ma rigorosamente di domenica, perché di settimana è sempre di servizio sull'A4 assieme a camionisti e casellanti..), anche perché tanto poi per quei famosi 15 giorni in agosto si può prendere un charter che più comodone e chiattone non si può, e fa felice nuovamente la moglie che può anche farsi la manicure e lo smalto alle unghie in pozzetto senza far danni permanenti, ma in compenso con quel che incassa della vendita della barca, e che risparmia specialmente nella sua gestione, magari ci scappa pure che si cambia l' icsfaiv, che ha 35mila km ed iniziano ad esser tanti... (e che per lo meno lo porta a spasso sull'A4, mica la barca..).
Per farla breve: non parliamo proprio di un armatore al verde, ma piuttosto un bravo papi di famiglia, possibilmente nato e cresciuto nel solito Nord-Est che lavora, ed alla cui barca finora non ha fatto proprio mancar nulla, ma che per manifesto inutilizzo del mezzo ha capito che forse è meglio disfarsene, e dedicarsi ad altro, nel tempo libero essenzialmente, anziché correr dietro a velai e motoristi, anche perché, tanto, nell'ambiente è già abbastanza noto e qualche "imbarco" lo reperirà senza fatica, che al massimo farà peso in falchetta durante qualche regata d'invernale, mentre all'estate navigherà comunque quel tanto che basta: è stata presa, perciò, la classica decisione di "mettere fine alla propria carriera d'armatore, ma non a quella di velista (almeno per un pò..)". Insomma.. il corredino North-Sail viene riposto da qualche parte dentro un armadio realizzato all'uopo, da lasciare una porticina nel suo cuore mezza aperta, che nella vita non si sa mai!
(per chi compra: affari in vista! ..al di là dell'aspetto economico, giacché si parla di barche spesso nuove o seminuove, e trattandosi di armatori che il più delle volte non si sono mai privati di nulla, comunque si ragiona su mezzi ben tenuti, regolarmente ed il più delle volte da mani di professionisti manutenute, molto spesso attrezzate di tutto punto vista l'atavica attrazione di questa ctg d'armatori verso i gadget, anche inutili; tocca ragionare solo sul prezzo, giacché la barca solitamente merita: certamente la motivazione alla vendita adesso c'è, reale, il ché da luogo se non altro all'impostazione di una qualche possibile trattativa!)A questa ctg, per esempio, si può anche ricondurre un nuovo elemento d'attenzione emerso negli ultimi mesi:
il caso dell'armatore che decide di "scendere di misura", contravvenendo al più classico dei proverbi marinari secondo cui la barca migliore sarebbe invece quella (sempre) un metro più lunga! Non è raro infatti notare sulle inserzioni più recenti, spesso la possibilità concessa alla permuta, e talora persino con una barca di lunghezza inferiore, nell'ottica sicuramente di un contenimento dei costi, ma spesso anche in quello di un più coerente utilizzo del mezzo (e mettiamoci i figli grandi che non hanno più voglia di venire in barca, ma anche un impiego più consono, e se vogliamo più umanizzato della barca stessa, dunque più prossimo alle reali esigenze familiari che non a mere esigenze d'immagine).
Anche molte offerte di vendita per quote di metà o più, e condivisione quindi della barca, in questo periodo molto più diffuse del solito (l'italiano si sa che è generalmente individualista!), vanno lette nello stesso senso.
Senz'altro, infine, una certa percentuale della ctg che ha deciso di punto in bianco di vendere finalmente in maniera seria, lo ha fatto per una
reale difficoltà economica: trattandosi ovviamente più della coppia di anziani che vivono di pensione, "a fine vita di velista", in luogo dell'agente di commercio in carriera di cui sopra, o comunque di soggetti tra i più disparati, ivi compreso "il sognatore ex hippie", il "giovane velista appassionato ma pure squattrinato" o quello classico che nutre "velleità d'Oceano e navigazioni caraibiche" poco suffragate dai reali mezzi di sostentamento, alla fin fine non è raro osservare -di recente specialmente- il caso dell'armatore che prenda l'effettiva decisione di vendere la propria "bella" a causa di un reale dissesto economico e finanziario, però transitando stavolta per direttissima nella ctg degli "armatori in bolletta": ho visto con il miei occhi annunci di vendita con scritto testualmente "si vende con urgenza al migliore offerente per gravi problemi finanziari", parlando comunque di una barca veramente ben messa con numerosi recenti e significativi interventi di migliorie; piuttosto che di 2 casi di -belle, ed importanti- barche "protestate" per morosità nel pagamento delle quote e canoni di ormeggio..
Ergo: primo bilancio... aggiorniamo il campione su base 10, in ordine agli insiemi della nostra casistica:
- i venditori "che non vogliono vendere" sono rimasti 4, a beneficio -vedi che beneficio... di cui tutti ne avremo anche fatto a meno!- dello stock effettivo di offerte
- 6 sono adesso venditori "motivati a vendere", dei quali:
- 3,5 sono diventati gli "armatori inconsapevoli" (sarebbero 38 o 39 su base 100.. via..)
- 1,5 gli "armatori in bolletta", di cui il nuovo "mezzo armatore" (o giù di lì, visto che ragioniamo su base 10..) è quello veramente prossimo al tracollo..
- 1 rimane sempre "l'armatore tecnologo e superinformato", inossidabile più che mai (Aisi 316, ovviamente)
Con una piccola, se vogliamo persino curiosa e graziosissima e pure meritevole d'attenzione, fenomenologia, circa uno dei 4 armatori "indecisi". Vediamo di che si tratta, anche perché fa sorridere, un pò...Dato che due indizi costituiscono generalmente una prova, l'aver incidentalmente avuto contatto e nello stesso giorno, con 2 armatori -di cui non rivelerò mai l'identità nemmeno sotto tortura, se non altro per bieca solidarietà tra maschi- con barca regolarmente collocata in vendita, ma con la stessa surreale motivazione quanto a questa scelta, non poteva che spingermi a livello d'analisi statistica, nella produzione di questo nuovo sottoinsieme:
"armatori affatto motivati a vendere, ma con barca in vendita quale giustificazione morale nei confronti della moglie, alias quieto/vivere". Sul serio (ed è anche più chiaro adesso il discorso fatto circa il mio silenzio, per mero cameratismo maschilista): entrambi i soggetti intervistati non hanno minimamente esitato a nascondere codesto aspetto, sottolineando che la propria barca è in vendita ma senza la benché minima reale intenzione a darla via a nessuno, bensì a costituire piuttosto un contentino alla moglie -evidentemente tanto terricola e poco piede marino- dunque con la barca collocata su mercatini ben scelti quanto a bassa visibilità, a prezzo possibilmente poco allettante (tanto la moglie non solo non capirà di mercato nautico, ma men che mai si passerà lo sfizio di leggersi blog online con elucubrazioni a tema, come quelle di queste pagine!), ed ancor meno trattabile, fermo restando che se mai dovesse arrivare l'interessato tanto non ci sarà molta difficoltà a farlo desistere dall'acquisto!
Considerazioni in merito a questo caso, quanto a incidenza sul prezzo medio di stock, o favore o meno per il compratore di incapparci, non vanno fatte trattandosi evidentemente di un sottoinsieme della casistica dell'armatore "indeciso", per il quale profilo psicologico si rimanda alla lettura del solito post originale del 2008, e altrettanto valga ancora quanto a conseguenze di carattere economico.
Aggiorniamo infine il campione, e l'appuntamento è a rileggersi presto con nuovi aggiornamenti, visto che con il Topkapi sul mercato, siamo certi novità arriveranno presto ben alimentate da nuovi e succosi dati!
Sempre su base 10 barche "in vendita", i relativi venditori saranno:
- 6 "motivati a vendere", dei quali:
- 3,5 gli "armatori inconsapevoli"
- 1,5 gli "armatori con problemi economici"
- 1 l'onnipresente "armatore tecnologo"
- 4 i soliti venditori senza alcuna reale motivazione alla vendita, il vero inguaribile tarlo del nostro mercato nautico, e di cui 1..... "causa moglie"