"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?" (Joseph Conrad)

domenica 21 marzo 2010

domani vado in visita ad un papabile successore del Topkapi..

...ne sarà degno? 

vi lascio allora una poesia, così inizio a saldare i miei debiti per lo meno quelli col prossimo (prossimo  gallinaceo in questo caso, ma tant'è.......)





Amare è rinunciare?

Rinunciare a sé stessi
Alle proprie convinzioni e cedere in ogni baglio
Sconquassare il proprio io e spostare i limiti,
Poi oltrepassarli

Rinunciare al proprio gemello
Lasciarlo libero di andare e, se vuole, vagare
Nascondersi per sperare d’esser ritrovati
Di là del mare ed ancor più in là

Rinunciare all’Amore
Che ferisce per viver dopo l’idillio della cura materna
sanando i lividi, e nelle cicatrici d’ogni tempo
Superare il confine della sorpresa

Restai come argilla impastata, già appena plasmata
Ma senza modello, né conoscendo dignità d’esser cotta

In compagnia soltanto delle parole
Che per una volta non salgono come marea che bagna
e si ritira dopo aver scavato la riva,
ma piuttosto come imbuto, che raccoglie, travasa e dirige

ed ancor mi chiedo se fu più Amore, o più rinuncia
o mortificazione o dono,
se fu più rimpianto di non averti sedotto
o più dono d’estrema libertà

4 commenti:

  1. Ma come... col prossimo gallinaceo???
    In che senso?

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  2. Ma guarda guarda, quale onore! Ma che bello! Direi che il debito è più che saldato!


    Mauro, la Gallina in questione sarei io :). Sapevo che il nostro Strambatore si dilettava nella poesia ed ero curiosa di leggerne qualcuna, come vedi sono stata accontentata.

    Ma veniamo alla poesia. Davide, come ti avevo già detto non sono molto esperta del genere. Le uniche poesie che ho mai scritto sono sul filo della depressione e trasudano tristezza da ogni verso. Ne ho lette, tuttavia, alcune, senza mai essere certa di averle capite davvero.
    Anche in questo caso, come tanti altri, non so. Non so se sono riuscita a cogliere il senso che volevi trasmettere con la poesia, quello che mi pare di leggerci è una gran paura di amare e di lasciarsi andare, per il timore di dover rinunciare a troppo, ma poi, alla fine c'è forse il pentimento di non averlo fatto. Ho capito bene? Guarda che noi galline siamo famose per avere il cervellino piccolo, quindi cerca di essere paziente e comprensivo.

    Una cosa dove però vado forte (anche con il cervello piccolo) è l'amore e le relazioni interpersonali. Quindi, alla domanda presente nel titolo della poesia, ti rispondo meno poeticamente così: le rinunce fatte per amore sono il debito più grande che c'è. Rinunciare ad una parte importante di noi e della nostra vita in virtù dell'amore provato per quella persona è il primo passo verso la fine di quell'amore. Il nostro caro amato, per la rinuncia che in suo nome abbiamo fatto, pagherà un caro prezzo di lì a poco. Al cuor non si comanda, ma all'inconscio ancora meno.

    Quindi, quello che posso dirti è che le rinunce in amore portano solo all'insoddisfazione e alla ritorsione, mentre i compromessi aiutano a stare insieme.

    Ma quanto ho scritto? Basta. Aspetto una tua risposta di chiarimento suoi tuoi versi :)

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  3. un piccolo cervello di lirica gallina comunque lavora meglio di quello del più grande elefante indiano: non serve aggiungere altro, hai già detto e capito tutto..

    (ovviamente rimpianti e pentimenti sono il ns peggior veleno quotidiano)

    RispondiElimina
  4. Be... Vale, mi piace il tuo modo di pensare, però credo che se la persona che si ama (e che ti ama) è quella giusta, non ci saranno mai rinunce e compromessi.
    Non sono necessari.
    Comunque io sono single!!! :-)

    RispondiElimina

stramba, vira, rimettiti in rotta e poi commenta...

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