bARCa bIsBetiCa con cIURmA fAmEliCA: quotidianità di famiglie a vele spiegate. Il diario dei nostri "sogni in mezzo al mare"... tra letteratura di bassa lega, geografia pelosa, visioni mistiche, cheek to cheek, uccellini che cinguettano, cibo, musica e poesia.
sabato 31 ottobre 2009
a malincuore, ma vendiamo
..il "Top" ci ha soddisfatto e mi soddisfa ancora appieno, si è comportato sempre in maniera esemplare, infondendo a tutti noi una sensazione di sicurezza in navigazione -prima di tutto- in ogni condizione, che ci ha spinto a farci lunghi giri e tante miglia.. ma la verità è anche che il pargolame cresce, a dismisura...
non ce ne sono altri in programma, nè "in forno"!!! ..metto le mani avanti.. ma già questi due zucconi di mozzi si ingigantiscono ogni giorno che passa, e dar loro un pò di spazio in più per i giochi a bordo, e far trascorrere meglio il loro tempo in navigazione, è già oggi auspicabile.. (ed è altresì plausibile anche regalare un pò di intimità in più ai genitori!)
insomma.. senza ancora sapere cosa, ma forse -vendendo il Topkapi- un "qualcosa" di più abitabile quanto a spazi di bordo farebbe al caso nostro ..le offerte di barche usate in vendita si sprecano, questa nostra insieme alle altre dunque.. se qualcuno se ne innamora come è successo a me "a prima vista" e se dimostra decisione nel prendere in mano questo cavallino di razza.. me ne separerei, e sarei pronto ad imbarcarmi in una nuova avventura.
Ho inserito l'annuncio di vendita in calce al blog. ..fate girare, grazie a tutti.
mercoledì 28 ottobre 2009
inglese, marina, disponibile per singoli o coppie (possibilmente sportivi) - SIGMA 33
martedì 27 ottobre 2009
comprare una barca in Dollari USA
Cominciamo: Un genovese mi ha invitato a visitare un sito di imbarcazioni usate, simile a yachtword, anzi la barca si poteva trovare anche li. Scelta la barca sulla base delle dotazioni, anno ecc. contatto un italo-americano, un broker. Questo broker non aveva direttamente la barca e si rivolge ad un altro broker che la vende per conto di privati. Forse un errore non essermi rivolto direttamente a chi ha ricevuto l'incarico di vendere avrei risparmiato un passaggio, ma con mia sorpresa l'italo-americano con il quale ero già entrato in confidenza mi chiede di fare un'offerta con un notevole ribasso. Quindi è lui che tratta la barca e riesce a spuntare alla fine un prezzo davvero interessante. Fino a questo punto un piccolissimo impegno economico con fotocopia di un documento personale. Decido di fare periziare la barca ed incarico un perito esperto. Per la folle somma di 350 USD mi viene inviata una perizia giurata e numerose immagini.
Scopro che le imbarcazioni Catalina sono tutte certificate Ce all'origine ma non vengono marcate quelle per il mercato interno. Mi informo e mi dicono che devo effettuare la marcatura CE e per l'esattezza ho bisono di una certificazione post construction. Istituto Giordano, Rina ed altri da me contattati mi offrono questa certificazione in italia con una somma che va dai 5 ai 7 mila euro. Di fronte alle difficoltà il broker italo-americano si offre di restituirmi la piccola caparra iniziale. Insisto e decido di fare eseguire negli USA la certificazione CE che viene pagata solo 3.500 USD. A questo punto ho una perizia e tutte le prove eseguite per la certificazione (prove di sbandamento ecc.). Adesso sono nel ballo e devo ballare.
Scelgo di saldare e di organizzare il trasporto fino a casa. E' sempre il mio broker che si occupa della documentazione e dell'organizzazione del trasporto. Io ho solo affittato dall'italia un carro e pagato il viaggio da porto a porto. Alla luce dell'esperienza conviene Dochwise (navi affondanti) costa parecchio ma se si considera il trasporto su ruota, la preparazione, la culla ecc. non è che si risparmi poi tanto. Ho scelto questo tipo di trasporto anche perchè nella mia città per riarmare mi muovo meglio. Con Dochwise lo sbarco è Genova. Olbia o Taranto una volta l'anno. (Il trasporto su nave float on/off costava un botto e comunque in questa maniera ho avuto la barca a casa dove tutto è più semplice..)
Per concludere molti amici sono partiti per la Grecia o la Croazia per cercare barche ed hanno solo perso tempo e denaro, tanto denaro in alberghi viaggio ecc. Se il dollaro ritorna ad essere favorevole con un po di coraggio si possono fare ottimi affari, purchè si scelga una barca sulla costa atlantica.
Credo di avere risparmiato un bel po' di quattrini, rapportando ai prezzi che ho visto in giro. Non è stato semplice organizzare tutto da casa (qualche telefonata e numerose email). Sono soddisfatto perchè ho acquistato un 36 piedi con spazi degni di un 40, eccezionali le finiture, assemblaggi, materiali, impianto elettrico. La barca è un 2001 ed ha navigato un mese l'anno uniproprietario. Sono riuscito a trovare un sito dove i vecchi proprietari hanno creato un diario dei loro viaggi e da li ho potuto conoscere tutto della barca (esempio sartie e serbatoio nafta sostituiti un anno fa).
Qualitativamente parlando e soprattutto considerando che non sei tu a scegliere la barca ma la barca a scegliere te, come dice qualcuno, lo rifarei subito anche perchè ha superato le aspettative. Bisogna considerare che è arrivata con un mare di ricambi, radar, 4 pannelli solari, barbeque, gru per tender, autopilota, timone a vento, ecc
E' chiaro che la barca l'ho pagata con un cambio estremamente favorevole. comunque se dovessi rifare l'operazione alla luce dell'esperienza maturata sicuramente farei meglio, più velocemente e forse risparmierei ancora soldi.
I problemi, riepilogando:
1) Certificazione CE (fatta in america da una compagnia autorizzata è costata meno della metà di quanto mi avevano chiesto in Italia.
2) il vero problema è il trasporto, se organizzato bene si può risparmiare tanto, qualche problema l'ho avuto.
3) su un carro da 40' la barca fortunatamente ci stava e quindi ho abbattuto i costi. Certo mi hanno fatto pagare caro i pochi chilometri su ruota ed il rizzaggio, se c'è un'interessato in loco si può risparmiare tanto.
4) Per l'acquisto mi sono rivolto ad un Brokers americano che ha trattato il prezzo riuscendo a strappare un ulteriore sconto di 12.000 USD, che comunque poi ho speso per preparazione certificazioni ed altro:
http://www.yachtworld.com/azzurromare/
Va bene anche http://www.yachtworld.com/core/listing/advancedSearch.jsp
E' importante il contatto e l'affidabilità del Broker. Il mio contatto in Florida:
IMSC Inc. / International Marine Sales & Consulting
1700 NE 63rd Court
Fort Lauderdale, Florida 33334
954.491.7860 O
954.491.6035 F
954.675.0870 C
http://www.IMSCUS.com
OCCHIO.... è un italo-americano furbone :-))))). Sa fare molto bene il suo lavoro..
Vediamo di rispondere a qualche domanda:
1) certificazione CE. Dal cantiere Catalina le barche escono tutte marcate CE, ma se la barca è usata necessita comunque, per l'importazione la "Certification post construction assesment". Questa ispezione con relativa certificazione è stata eseguita negli USA dalla CeProf con un costo di 3400 USD contro i 6.000 - 7000 euro richiestimi in italia.
2) Nessun problema per la dogana bisogna presentare soltanto la certificazione CE e la fattura di acquisto + ovviamente i documenti di trasporto. Su questa si paga l'IVA. Il costo delle spese doganali è ridicolo.
3) La vera difficoltà è trovare un trasportatore che ti prepara la barca (invaso, telo, trasporto all'mbarco ecc) e la imbarca. Qui si rischia di spendere parecchio.
4) Dochwise ha navi affondanti che te la prendono così com'è senza smontare nulla e te la portano a Genova, Civitavecchia, Sardegna e qualche volta a Taranto. I costi sono alti (a seconda della stagione e delle promozioni da 25.000 USD a 16.000 USD.)
5) In italia ti romperanno le b....le per l'immatricolazione........ ma in belgio è presto fatta.
6) E' importante cercare la barca sulla costa atlantica per risparmiare i costi di trasporto, possibilmente un porto ben servito.
7) importante affidarsi ad un buon broker locale. Si invia un offerta (chiaramente al ribasso con la fotocopia di un documento di identità; se si conclude l'affare, un anticipo e successivamente, prima che il brokers possa mettere mano sull'imbarcazione, il saldo. A quel punto giacchè la barca è tua, fino all'imbarco assicurazione e patti chiari con il broker per la guardiania e l'ormeggio fino ad imbarco avvenuto .
Il broker nel mio caso è stato fondamentale sia per ottenere un notevole ribasso sul prezzo (ha ottenuto due ribassi consecutivi) ma soprattutto per la preparazione ed il trasporto all'imbarco. Credetemi non è stato facile organizzare tutto da casa. Mi sono ritrovato con una barca mia un carro noleggiato e pronto sotto la nave ed una nave in partenza per il giorno e l'ora indicata. Tutto doveva essere organizzato per non perdere il treno e non avere nessuna difficoltà.
UN CONSIGLIO: PIANIFICARE TUTTO PRIMA E NEI DETTAGLI.
Benissimo le navi che fanno il trasporto su ponte senza smontare nulla.
Anche l'opzione di fare la traversata è stata presa in considerazione, ma
1) In ottobre è la stagione di tifoni
2) questa sarebbe costata comunque un botto (chi lo fa per lavoro si fa pagare e bene)
3) Avrebbe comportato tre mesi di stop nella mia attività, e questo ha un costo (non sono pensionato e non faccio lo skipper di professione)
4) Cambusa soste ecc. anche quelle hanno un costo
Certamente sarebbe rimasta la soddisfazione di una traversata atlantica, che comunque non mi sarei sentito di fare senza prima avere controllato minuziosamente la barca.
Sul fatto di avere comprato "a scatola chiusa", ho ragionato pensando che un viaggio negli USA avrebbe avuto comunque un costo e non avrebbe risolto il problema giacchè le mie capacità di valutazione non vanno sicuramente oltre le prove ed i test fatti dai periti, pur credendo di non essere comunque completamente "bianco".
Per concludere posso solo dire che la barca non l'ho mai vista ma conoscevo tutta la storia e la vita anno per anno. Ho avuto in mano una perizia capillare fatta negli USA per la somma complessiva di 340 USD ed una seconda perizia fatta dall'ente certificatore in occasione della certificazione CE (anche questa serissima con prove di sbandamento, prove in mare ed ispezione esterna).
Non ho mai avuto l'impressione che qualcuno mi prendesse per i fondelli ma anzi ho trovato serietà ed estrema professionalità.
Devo dire che per uno con la mia mentalità è stato difficilissimo adeguarsi e fidarsi ( mi sono dovuto violentare). In definitiva non si sognano nemmeno di darti una fregatura. Capisco che per un italiano è difficile da pensare ma è così, almeno nel mio caso.
La barca è arrivata in perfette condizioni ed a bordo non solo non mancava uno spillo ma pensa, solo per darti un'idea, che ho trovato un mare di ricambi ed almeno 1000 euro di bulloneria in acciaio inox che chiunque avrebbe potuto sottrarre e certamente non ne avrei saputo nulla.
lunedì 26 ottobre 2009
Adesso Basta / 2
del libro mi sono piaciute:
la critica del consumismo feroce (citazione : "nei paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano"), mi piace l'idea di potersi svincolare dall'assunto guadagno-dunque-consumo, quindi di non guardare al lavoro come l'unico beneficio per vivere, e la possibilità conseguente di svincolarsene; mi è anche piaciuta la riflessione sulla solitudine e sulla difficoltà di viverla veramente e non idealmente
non mi piace invece l'idealismo in forma assolutistica:
Perotti parla di "work-life mix", cioè dando per scontato di lasciare il lavoro attuale per guadagnare una pseudo libertà di fare altro, ma includendovi la necessità di integrare i propri risparmi con qualche altro lavoro extra, possibilmente qualcosa che ci è gradito, ci piace o meglio ancora ci appassiona.. e non mi persuade affatto.
Si tratta solo di un cambio di lavoro, a conti fatti, con l'unica differenza che prima "viveva per lavorare" mentre dopo il downshifting ci si trova costretti a "lavorare per vivere": c'è una bella differenza, ma ciascuno avrà il suo bel mestiere a valutare a consuntivo il bilancio dell'operazione, che sicuramente non è a somma zero!
..avrei preferito una scelta diversa, se è la "libertà" il target, e allora meglio -magari- girare il mondo in barca a vela nutrendosi di banane, giacché come lui stesso fa notare nel libro sarebbe infine e a conti fatti uno stile di vita meno dispendioso economicamente, in termini di budgeting (18mila euro l'anno, servono 18mila euro l'anno per girare il mondo a bordo della propria barca! fonte certa: Luigiotto Ottogalli, su Jonathan)
Concludendo: personalmente in questo approccio ci vedo solo un gran moto di frustrazione, una fuga "a tutti i costi", ed il rigetto di una realtà sicuramente stressante ma miope nella sua visione "Madunnina-centrica" piuttosto che "GRA-centrica";
come se tutti i lavoratori vivessero nelle condizioni citate del libro: guadagno di 3500 euro mensili (almeno! c'è anche il prospetto economico di chi ne guadagna 5500..), spese personali mensili di circa 2800 euro ma solo se non hai l'auto, il pc ed il cellulare aziendale -altrimenti molto meno-, 12 ore di lavoro al giorno in azienda e persecuzione perenne su blackberry durante le notti ed i we, ferie "chi l'ha viste", una vita passata chiuso in auto in fila senza una famiglia che ti aspetta in casa, piuttosto che notti a dormire in albergo ed attese interminabili di aerei rintanati in sala d'attesa vip!
..mentre in buona sostanza io credo che la realtà non sia questa, per fortuna dell'umanità!
si può lavorare meno per guadagnare meno, per esempio, anche e non nessariamente passando dal lavoro manageriale a quello di spiccia manovalanza.. non c'è la sola alternativa "guadagna tanto/spendi tanto" o "guadagna per vivere/altrimenti non magni", tra il dirigente ed il contadino c'è una gamma molto vasta di possibilità, una maestra d'asilo può per esempio benissimo mantenersi una piccola barca a vela vivendo responsabilmente i propri consumi, e sarà felice di veder crescere i propri bambini quotidianamente per 9 mesi all'anno, e poi altrettanto felice di veleggiare per gli altri tre con lo stipendio pagato...
sottolineo -insomma- d'essere sostenitore del modello scandinavo, "socialmente responsabile" e prima di tutto bilanciato (work-life balance), con ritmi di lavoro -a tutti i livelli- umani, ed in equilibrio con la sfera privata e familiare di ciascuno, e spazi di ricreazione personale integri e tutelati: e non è vero che si tratta di una realtà distante anni luce dalla nostra italiana, piuttosto che di altri paesi europei.. basti dire che l'istituto del part-time esiste da decenni in tutti i paesi occidentali Italia compresa, e ci sono fior di ricerche che indicano nel labouriosissimo Regno Unito le più alte percentuali di adesione -volontaria- a questa forma di riequilibrio della sfera personale, non solo nelle categorie tradizionalmente più inclini "per necessità" (donne in età genitoriale), ma specialmente nei giovani neo-assunti e nei livelli più alti, manageriali e dirigenziali (e questo accade a Londra, capitale mondiale della finanza)
si tratta solo di stabilire quale sia la propria strada, quale il lavoro più congeniale, e poi circoscriverlo senza lasciarsene sopraffare, punto. decidere nel mezzo del cammin di nostra vita di spogliarsi dei propri averi e ritrovare sè stessi nel Getsemani lasciamolo a Santi e predicatori d'altri tempi, a meno di voler a tutti i costi far proclami mediatici delle proprie scelte con precise mire scandalistiche.
scusate la lungaggine, mi andava di scrivere...
sabato 24 ottobre 2009
Inserzione letta su un forum di vela
ho deciso: vendo
una scelta bisogna pur farla, e da quando e' nata mia figlia vedo che la famiglia e la barca sembra molto difficile conciliarli, allora ho deciso:
vendo bambina, 12 mesi il 4 novembre.
bionda, occhi azzurri, gia' rodata (cammina) ma pochissimi km
ancora non parla: potete insegnarle tutto.
prezzo richiesto: 900.000.000 di Euro
Per 100 Euro in piu' vendo anche la madre (!)
commento post-salone
Per l’oceano nessuna barca, come esce dal cantiere, è pronta, qualcosa va rivisto, poco o tanto fa la differenza tra le varie produzioni.
Per la giterella di qualche giorno, tutte vanno bene, e tutte stanno insieme senza disfarsi per quel che serve.
Poi le tradizioni marinare, la marinità di un progetto (che è differente dalla marinità dell’esecuzione, tanto è vero che molti noti cantieri nel cartello illustrativo delle loro barche precisavano “Categoria di progettazione A”, che mi pare differente da esecuzione in “classe A”), la purezza delle linee, ecc. sono tutte più o meno opinioni.
La solidità è frutto solo di calcoli teorici, il più delle volte giusti, a volte solo “teorici”, nessun cantiere, mi risulta, faccia o abbia mai fatto test di solidità distruttivi, simili ai crash test dell’industria in genere.
Il mare, invece, li fa sempre più spesso.
Ne consegue che molto dipende dalla cura dell’esecuzione soprattutto dei particolari (es. giunzione scafo tuga, ecc.) dalla qualità dei materiali, secondarie le tecniche di esecuzione, valide a volte solo per ottimizzare l’impiego della catena di montaggio e l’uso di manodopera non altamente qualificata.
Epossidica, vinilestere, poliestere, fibre di carbonio orientate o meno, mat, stuoie, ecc., ammesso che uno le conosca e ne capisca le differenze, hanno caratteristiche di utilizzo diverse e possono essere sia meglio che peggio in relazione al campo di applicazione; è incredibile il numero di ingegneri, specializzati in chimica molecolare e tecnica delle applicazioni industriali, che frequentano i saloni della nautica: a starli ad ascoltare c’è di che farsi una cultura….nel campo delle fesserie.
Personalmente ho una barca laminata a mano col rullino, come si faceva negli anni sessanta, che potrebbe cadere dal travel senza grossi danni, comunque riparabili con poco.
Non è un caso se qualche navigatore d’altri tempi ha attraversato gli oceani con improbabili bagnarole tenute insieme con carta pesta o poco più, come sempre, è il buon manico che determina il buon lavoro dell’attrezzo; certo se l’attrezzo è ottimo ed il manico pure, il risultato non può che essere eccezionale.
Detto questo, quanti sanno giudicare veramente una barca?
Nessuno, e dico nessuno, mi ha mai chiesto di vedere le linee d’acqua del progetto…ed è quello uno dei termini di giudizio basilari per farsi un’idea dell’equilibrio di uno scafo.
Tutti hanno commentato le due o le tre cabine, quanti bagni, la capacità dei serbatoi, la potenza del motore, pochi hanno chiesto se S drive o linea ad’asse, non capendone il perché tecnico della differenza.
Sulle sciocchezze dette a riguardo delle teorie sugli alberi passanti o in tuga, potrei scrivere un libro.
Sul rig ognuno aveva i suoi dogmi e la sua religione, con dovizia di esoterismi al riguardo.
Nessuno e dico nessuno dei visitatori che ho seguito (poco più di un centinaio), anche attenti ai particolari, ha chiesto qualcosa sugli impianti di bordo, elettrici ed idraulici; due o tre hanno chiesto delle pompe di sentina, ma nessuno ha chiesto sulla loro capacità di esaurimento.
Nessuno ha chiesto di vedere la macchina del timone, addiaccio, frenelli e leverismi, peraltro facilmente ispezionabili guardando in un gavoncino.
Tipo e posizione di pinna e bulbo, posizione e tipo di timone, dettagli su superfici bagnata, velica, dislocamento e loro rapporti: domande zero.
Quasi tutti hanno voluto vedere la testa dei prigionieri della pinna di deriva, commentando le dimensioni dei dadi che li ancoravano allo scafo…..(?)
In due hanno chiesto di un’imprecisata piastra di rinforzo.
Sulle dimensioni ho sentito di tutto e di più, roba del tipo che un 54 piedi è appena sufficiente per due ed un 35 piedi abbondante per sei, il senso della misura è morto da tempo: un requiem, e recitiamone uno anche per il buon senso comune.
Per la verità su questi ed altri argomenti, alcuni rigorosamente tecnici, altri al limite della filosofia di pensiero, imprecisioni e vere e proprie stupidaggini se ne sentono e se ne leggono quotidianamente.
Le domanda più frequenti: quanti nodi fa a vela, quanti a motore, quanti gradi stringe al vento (riguardo quest’ultima domanda la mia risposta standard era “Dipende da chi c’è al volante”).
Per finire mi sono meravigliato del grande numero di “ingegneri eolici” che sanno tutto sulla teoria e la pratica dei fiocchi auto viranti; ma alla domanda “lo ha mai provato?” nove su dieci hanno risposto più o meno così: “No, ma cosa c’entra si vede che non essendoci canale tra fiocco e randa la barca non può essere equilibrata e non rende di bolina” (!!??).
Non sto a dire delle cose che saltano fuori quando si propone in acquisto un usato, anche se davvero un buon affare con prezzo ragionevolmente proporzionato allo stato della barca (caso rarissimo); né le assurde richieste di prezzo, fuori dalla realtà e da ogni logica, nel caso di offerta in permuta, o di messa in vendita di una barca.
Concludendo il mercato da ciò che l’utente richiede.
Da una parte e dall’altra le eccezioni, rara avis, per fortuna ci sono ed in quanto tali, tali restano, anche nel prezzo richiesto e/o pagato.
E’ da tempo che mi sono reso conto che non è cambiato il mondo della nautica, sono cambiati gli uomini di mare, il mercato della nautica si è solo adeguato a loro….né poteva fare altrimenti.
Ho come il timore che prima o poi arriveremo a comprare le barche al supermercato o per corrispondenza, e, peggio, un bollino blu garantirà lo standard di natanti e navigatori.
Siamo rimasti in pochi, coraggio ragazzi il meglio è passato!
(niente di nuovo sotto il sole direte! ma una volta tanto che un discorso del genere non lo faccio io presuntivamente, ma viene da una persona esperta, e addentro alle dinamiche come "addetto ai lavori", per lo meno occasionalmente, sta a vedere che stavolta non mi darete del petulante visionario!)
venerdì 23 ottobre 2009
libertà
(Bjorn Larsson)
giovedì 22 ottobre 2009
piove ..su col volume!
mi sveglio alle 8.15 in mezzo ai due poppi che ronfano ancora beati pure peggio del sottoscritto e non solo mi tocca tutto da solo di svegliarliprepararlilavarlivestirli e pure caricarli in macchina e specialmente accompagnarli-a-scuola, prima di arrivare regolarmente entro le 9.00/ovviamente in ritardo al lavoro....... ma cazzarola pure piove!!! :-O
abbacchiarsi o reagire?
marcar visita o sollevare la testa?
metto 101 e decido per la terapia d'urto, spacca la palla o rompe il cannone: e volume a palla, che in una botta sola sveglia le connessioni sinaptiche del pilota ed anestetizza il pargolame, e già che ci siamo pure tutto il cocuzzaro di trentini incolonnati (come sempre del resto) al semaforo..
e vai col disco......... mio caro vecchio sano ruocchenruoll!
ps. e per chi legge su fb, che non vedrà il videoclip.. cantatevela.. "crocodile rock"
mercoledì 21 ottobre 2009
Adesso Basta
..edito da Chiarelettere , e disponibile anche in forma di e-book direttamente dal sito dell'autore (un collega blogger!), non saprei cosa aggiungere più di quanto non sia stato già detto scritto e intervistato, su/da quotidiani, magazines, facebook, forums, radio e televisioni, il più delle volte con l'estratto del Simone lanciato in prima persona ..
anzi credo -spero- che l'autore stesso non si sognasse nemmeno tutto questo successo mediatico, che da potenziale novello San Francesco rischia di trasformarcelo in embrionale intrattenitore da salotti "on the fly", dopo le sue prime informali comparsate sul tubo invece assai sincere e casarecce..
sperando, pertanto, di non vederlo prossimo tronista della De Filippi, resta in mezzo a tutto il bailamme il Perotti-pensiero: che di suo ha fatto e farà ancora discutere, se non altro perché prodotto prima ancora che per mero anelito di libertà personale, proprio per elaborare precise scelte operative conseguenti (chi parla senza fare non fa discutere), e poi ancora su queste riflettere... fosse stato solo il solito ennesimo idealista sarebbe già morto e -pace all'anima sua- dimenticato, invece aver progettato con criterio impegno e direi anche stile manageriale l'attuazione del proprio ideale di libertà, rischia -a venire- di farne un martire! (Simone se leggi grattati..) Ma per questo fa notizia. E la notizia merita.
..a me per esempio di riflessioni già la lettura della prima parte del libro ne ha suscitato molte, ma per il momento me le tengo per me riservandone di tracciare bilancio a lettura conclusa: che il fenomeno del downshifting meritasse anche un suo capitolo tutto italiano -anzi nella fattispecie, "milanese", e non poteva essere altrimenti!- lo trovo plausibile ed anzi logico, ed in questo do atto al buon Simone di non aver del tutto perso lo smalto del manager (di sè stesso, in questo frangente), pur non trovandoci ugualmente niente di che scandalizzarsi, giacché chi non sa essere personal marketing manager nel nostro mondo glocal rischia di restare al palo; e pure l'essersi liberato da lacci e laccioli di lavoro, consumo, mercato, certo non sottrae dalla bolletta della luce da pagare, nè rende inoccupati... che -il contrario- darebbe fastidio anche al padre dei Vizi disteso su una spiaggia maldiviana.
Sarà dunque compito dell'autore di questa esperienza autobiografica dire infine se la libertà acquisita era quella che desiderava, se era come l'aveva accarezzata in sogno e se il prezzo era quello giusto; ai lettori del libro, clienti che perciò hanno sempre ragione, resterà il diritto di critica. In molti, chissà, potrà anche dar fuoco alle polveri, ed al mio lato anarchico questo piacerebbe alquanto!
Saluto Simone se leggerà queste righe e gli auguro di realizzare tutti i suoi sogni, magari lontano dall'Italia se vuol farlo bene, ma non prima di aver ricopiato il suo decalogo per aspiranti downshifter, fiducioso -anzi quasi certo- che tra i velisti che leggono queste pagine (giacché qualcuno penso che le legga no?), se ne trovino parecchi!
“Un decalogo implica, in qualche modo, un’azione. Per agire occorre prima di tutto convincersi di una verità assoluta, assiomatica, evidente e decisiva, che precede l’azione, che la consente: siamo artefici della gran parte del nostro destino. Convincetevene da soli o con corsi, psicologi, amici, ma fatelo. Non cedete ai due grandi demoni della nostra società: la malora e la provvidenza. Iniziate a scrollarvi di dosso superstizioni e religioni, paura della sfortuna e attesa dell’aiutino provvidenziale. Questo è l’assunto di partenza. Poi, iniziate.
1. Iniziare il prima possibile
Sedersi al tavolino e pensare: cosa posso fare della mia vita? Cosa non va? Che margini ho per migliorarla? In che direzione devo lavorare?
2. Sognare
Nella nostra epoca è un lavoro difficile. L’organo che vi presiede è posizionato tra la testa e il cuore, e nessuno ci ha mai detto di usarlo. Va ripreso, allenato, reso tonico, fatto funzionare. E va usato.
3. Essere spietati con i sogni e ottimisti con le nostre possibilità
Ogni sogno va passato al setaccio del realismo. Ogni cosa che abbiamo paura di non saper fare va tentata.
4. Focalizzare, cercare l’essenziale
Niente gente che ci deprime, che ci ruba tempo, che ci trascina verso il basso. Niente oggetti inutili, ripuliamo la casa e buttiamo tutto quello che non serve. Niente locali, viaggi, corsi di tango (se il tango non è il nostro sogno) o altre attività che non siano nella direzione del nostro progetto.
5. Essere sobri, risparmiare
Aumentare le entrate è più difficile che ridurre i costi inutili. Oggi si fa denaro risparmiando, non aumentando i guadagni. Occorre dire no a tutto quello che non serve, che può essere fatto a minor costo, o che non rende felici veramente.
6. Allenarsi all’ottimismo
Sedersi per cinque minuti su una poltrona, in casa, e pensare solo a cose positive. È difficilissimo. Resistete al dubbio che stare seduti lì non sia una cosa scema e inutile.
7. Allenarsi alla solitudine
Programmare periodici momenti di solitudine scelta, non imposta dalle cose, e farne momenti belli, di piccole cose che ci piacciono, che amiamo, che ci rendono felici. Aumentate questi momenti nel tempo, senza perdere il gusto di incontrare l’altro.
8. Darsi degli obiettivi nel tempo
Un sogno si sogna e si progetta. Poi lo si deve realizzare. Occorrono stadi d’avanzamento che siano verificabili e concreti. Se qualcosa non torna, rivedete il progetto, non l’idea.
9. Scoprite cosa fareste se foste liberi
Quelle sono le vostre passioni. Coltivatele, diventate bravi, domani dovrete guadagnare con quelle passioni (ricamare, dipingere, scrivere recensioni di libri, fare il maestro di golf o di vela etc).
10. Non mollate
Non perdete l’ottimismo. Ogni problema si può risolvere. Il denaro è essenziale, ma non è l’unico problema. Pensate che siete sulla via, che ce la state facendo.Naturalmente qui qualcuno dirà: “Sì, certo, penso positivo, ma i soldi?”. I soldi bisogna guadagnarli, fate tre lavori se serve. Risparmiate. Scoprite soprattutto quali sono le vostre attitudini, coltivatele e diventate bravi. Guadagnate anche da quelle. Vendete proprietà se ne avete. Fatevi anticipare i soldi dell’eredità. Tagliate tutti i costi inutili. In questo modo, anche magari in 12 anni, potrete fare downshifting. Se poi non siete sicuri che questo basta, fatelo lo stesso. Non ipotecate gli anni buoni per la paura di assumervi dei rischi. La libertà vale il prezzo. Fate attenzione però. I soldi sono un tema centrale. Ma non sono l’unico. Quando doveste riuscire a smettere di lavorare vi ritrovereste soli. Tutti saranno in ufficio. Vivere la solitudine come un’opportunità vi salverà. E questo è molto più importante dei soldi“.
martedì 20 ottobre 2009
volevo una casetta piccolina in Canadà
(altro C&C, insomma.. oggi la "piccolina")
lunedì 19 ottobre 2009
tu vò fà l'americano
eccovi le uniche due cosucce esposte al Salone di Genova degne di nota, in mezzo alle solite roulotte!
(thò.. via.. erano 3 anzi, ci sarebbe anche l'RM di Lombard infatti!)
ma oggi niente francesi... Obama for President!
qui per la visione a tutto schermo....... LINKO
sabato 17 ottobre 2009
foto by Bruno
venerdì 16 ottobre 2009
dedicato a Maurizio
:-)
giovedì 15 ottobre 2009
barcolana di carta
..l'ho cercato alla "barcolana di carta" ma stranamente -vista l'esposizione veramente enorme- non c'era, allora stavo per prendere "Amaltea" che da tempo vorrei leggere, ma alla fine anche stavolta ne ho rimandato l'acquisto (40 euro per un "racconto di navigazioni" sono tantini nhè!) ed ho destinato i miei fondi a Nigel Calder..... un gran bel tomo da oltre 800 pagine il suo "Il grande manuale della Crociera", finalmente edito in italia da Nutrimenti a partire dallo scorso giugno... all'estero se ne dice un gran bene.. quasi un must.
vi dirò! :-)
oggi mi sento celtico
.....già che ho intolleranza per le scarpe, ma così è troppo, sembra di stare in Lapponia... eccccheccccazzo. E vai col disco.........
mercoledì 14 ottobre 2009
le vele di "ARIA"
loro stando larghi dalla costa si sono presi in pieno la botta di vento che noi vedevamo alla nostra sinistra, rimanendo invece noialtri ben vicini alla costa... la stessa botta di vento da Nord che ha provocato anche l'affondamento di un peschereccio al largo di Giulianova, con un marinaio disperso (qui la notizia)
verso la costa e la terraferma era coperto ma si vedeva persino la luce, e pure le montagne in lontananza, ma verso il mare il cielo era da immortalare, fosco e gonfio di nembi minacciosi colore dell'inchiostro di china.. brutto affare, specie lontani dalla costa immagino abbiano trovato anche mare assai ingrossato (le condizioni insomma che i metereologi dell'Osmer avevano previsto per la seconda parte della giornata del lunedì, vento da N/NE a 40/50 nodi.. tanto da sconsigliare a tutti di mettersi in mare)
noi l'abbiamo buscata verso le 12 arrivati al traverso di Bibione, ma per fortuna la burrasca è entrata sul mare alle nostre spalle, mentre andavamo a motore in assenza di vento e mare rotto da scirocco, insomma abbiamo fatto bene a partire alle 4.00, altrimenti ci saremo presi la botta in pieno.. carine le circostanze: dall'assenza di vento ad un certo punto il mio socio che stava al timone mi fa notare che entra aria da nord, ma un attimo dopo che entra anche "mare" da nord...! ..e un attimo dopo ancora, la prima raffica ci ha sdraiato!
avevamo una barca grandicella dietro che andava a vela e c'ha avuto il suo bel da fare a ridurre, e poi ha tirato giù scendendo al vento verso la costa per vederla poi riapparire sulla mia poppa a secco di vele.. davanti invece c'era una veletta bianca che ha resistito senza tirare giù tutto, scendendo molto in costa verso Caorle e poi continuando verso Jesolo..
..comunque da li in poi un'oretta e mezza di venticello fresco a 30/35 nodi al traverso, per fortuna da terra, e buono per guadagnare un nodo abbondante senza dare vela.. ma fuori verso il mare lo spettacolo del fronte nuvoloso era davvero imponente, non vedevo un groppone così fosco da tempo!!
..un'amico che ho saputo navigava diretto proprio a Jesolo ha misurato la raffica massima a 43 nodi e mediamente 35, io senza avere strumenti di vento avevo stimato regolarmente 30/35 nodi, burrasca piena, a conferma che il mio anemometro nel cervello funziona ancora.. (mentre il mio vicino d'ormeggio quando ci ha visto arrivare mi ha riferito di averne stimati 16... rimanendo in porto! complimenti che sensibilità!)
edit, ricopio da un forum:
"Telefonica black" davanti a Giulianova ha preso raffiche attorno ai 60kn e mare che il comandante ha detto di non aver visto neanche durante la VOR....randa completamente delaminata, J4 con danni seri, ora la barca è ferma a Brindisi in attesa di proseguire il trasferimento per Malta.
secondo giro di foto
martedì 13 ottobre 2009
barcolan-fotoooooooo
LE RIVE AFFOLLATE
LA FESTA
APERITIVO SERALE AL SAN GIUSTO
IL TOPKAPI RIPOSA
LA CENA PRE-REGATA
SU VA IN MARE
VERSO LA LINEA
SU LA RANDA
PRE-PARTENZA
PRONTI SU VIA
ALFONSO, ANTONELLA, BRUNO
BORDI
BRUNO
IL CIELO DI TRIESTE
SKIPPER FELICE
RELAX A BORDO
SPINNAKERS
GRANDE RENZO
TANTI DIETRO
ANTONELLA
THE END