"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?" (Joseph Conrad)

sabato 25 settembre 2010

la "Strega di Endor" in Peloponneso


Visualizza La Strega di Endor in Peloponneso in una mappa di dimensioni maggiori


 
Questa è la vacanza/crociera che senza mezzi termini,
e mi sbilancio adesso che l'inverno deve ancora ufficialmente iniziare,
assumendomi tutte le responsabilità del caso,
MI PIACEREBBE FARE CON IL SANTIPPE l'anno venturo, estate 2011!!!


Lessi di questo itinerario qualche anno fà su "Bolina" (ndr: a beneficio delle masse, a seguire arriva anche il post con inserite le pagine degli articoli di cui trattasi, scannerizzate..), poi  già due anni fà lo proposi al mio amico Giancarlo che andò a farlo con la sua KAIRIA,
ritornando entusiasta fino a ringraziarmi dei consigli della vigilia..
Ed adesso ne sento nuovamente dire gran bene dall'amico Sergio, che quando lo sentii intenzionato in primavera a far questo giro, inoltrai anche a lui le info di cui sopra, scansionandogli le pagine del giornalino che riguardavano questi splendidi e mitici luoghi...
Se due indizi, infine, non costituiscono una prova... poco ci manca!




 



Di seguito, dunque,  
il diario di bordo de-
la "Strega di Endor"
al ritorno dalla crociera in Peloponneso, scritto dal simpaticissimo
Capitan Sergio!
 
 
24 Luglio 
Si parte da Firenze con il treno delle 8,30 da Santa Maria Novella a
Bologna. Noi abitiamo a Fiesole e normalmente andiamo in motorino alla
stazione ma questa volta i bagagli sono troppi. Un taxi da noi che abitiamo
in una stradina, arriva molto male e inoltre la corsa  costa molto dato che
siamo fuori comune. Niente paura, dico a mia moglie, scendiamo in macchina e
la lasciamo per strada in città e da lì chiamiamo il taxi. Arrivati giù ci
rendiamo conto che ogni strada ha il suo lavaggio settimanale e che quindi
era impossibile lasciare una macchina per 3 settimane. Giriamo,giriamo e
intanto il tempo passa e si affaccia l’incubo che salti tutta la catena di
prenotazioni fatta di due treni ed una traghetto. Infine pressati dall’ansia
metto la macchina nel parcheggio della stazione ma mi rendo conto che a 3
euro l’ora al mio ritorno avrei in pratica dovuto lasciare la macchina in
pagamento. Allora chiamo mio figlio che dormiva beato in campagna e gli
chiedo ( costringo) a venire a recuperare la macchina ritirando le chiavi
che io lascio ad un gentile signore dell’ufficio eurostar .
Affannati saliamo all’ultimo minuto sul treno e , dopo aver cambiato a
Bologna, arriviamo a Brindisi. La lunga attesa di un taxi  ci fa fare
amicizia con una coppia di ragazzi sui trent’anni che sono diretti al nostro
traghetto. Saliamo sullo stesso taxi, ritiriamo insieme il biglietto del
Ferry  e aspettiamo insieme ad un bar del porto il momento dell’imbarco.
Loro vanno a Patrasso, dove hanno prenotato una macchina per andare ad
Atene, poi decideranno dove andare. Sono molto simpatici, italianissimi ma
vivono a Parigi dove lui insegna italiano in un liceo e lei – avendo fatto
teatro – applica la tecnica teatrale nella cura di bambini autistici.
A mia moglie e a me viene in mente di invitarli a venire in barca con noi
fino ad Atene: loro accettano anche se lei è andata una sola volta in mare
su un ferro da stiro e in quella occasione ha avuto mal di mare: io mi
spingo a dire che a vela è diverso e poi che il canale di Corinto è un mare
“piccolo” e quindi la probabilità di trovare onda è bassa. Così un poco da
incoscienti – sia noi che loro – sbarchiamo a Patrasso e ci facciamo una
bella scarpinata per arrivare fino al porto dove troviamo la Strega ed
Andrea , che, con un amico, l’aveva portata lì da Salivoli. 
 
25 Luglio
Si sono fatte circa le 13 e si salpa subito per andare a passare la notte a
Trizonia, una deliziosa isoletta (38 22 11; 22 04 36) con poche case e
qualche bar/ristorante sulla banchina  rimasta ancora come era una volta.
Ancoraggio in rada e a terra per l’aperitivo. Ci aveva portato lì un ottimo
W sui 20/25 nodi poppa –gran lasco molto piacevole e avevamo passato il
ponte di Patrasso a vela e senza paura – mentre la prima volta tre anni fa,
l’effetto ottico mi aveva convinto che ci avrei lasciato l’albero.
 
26 Luglio
L’ovest ha continuato a tirare anche di notte e al mattino quando lasciamo
l’ormeggio è addirittura rinforzato; usciti dal ridosso dell’isola troviamo
parecchia onda ma si vede che la vela non è come i ferri da stiro e la
nostra ospite sta benissimo. Il vento sale e dopo un po’ di miglia stringo
il lasco e Andrea con manovra abilissima prende in un attimo due mani di
terzaroli. Si prosegue con tutto fiocco e randa ridotta mentre il vento
rinforza fino a 20/25 di apparente. La Strega va come una bomba e surfeggia
(25 tns) sull’ondona  e ho letto una punta di velocità fino a 14,5 nodi. Una
goduria davvero. Evidentemente un forte NW sullo Ionio si incanalava
diventando W e incattivendosi nel golfo di Patrasso/Corinto.
Arrivati vicino a quest’ultimo ci si doveva girare prua al vento per tirare
giù la randa e,naturalmente, il rischio di sdraiarsi con l’onda al traverso
era reale. Decido di non legarci confidando nella Strega e nel fatto che
Andrea si teneva all’albero, io alla ruota e gli altri li avevo mandati
dentro. Effettivamente abbiamo preso una brutta onda frangente al traverso
ma la Strega è potente e ce la siamo scrollata di dosso , messo prua al
mare, tirata giù la randa e a motore ci siamo diretti all’entrata del canale
di Corinto.
 
L’avamporto del Canale (37 57 07; 22 57 32 ) è fatto di due bracci che
racchiudono uno specchio d’acqua assai piccolo e dentro ci sono già 4 vele
che aspettano il permesso di entrare per cui restiamo fuori a ballare sulle
onde. Poi vediamo uscire dalla spaccatura marrone della montagna una
gigantesca nave da crocera bianca trainata da un piccolo rimorchiatore, così
alta e così grande che pare impossibile che sia passata di lì. E’ come se la
terra avesse partorito un mostro bianco.
Comunque, passata lei, si inverte il traffico e entriamo dietro un piccolo
cargo. L’emozione è tantissima, nella parte ancora larga alcuni ragazzini
che vedono la nostra ospite tipo polena a prua  gridando “ I love you”!! si
gettano dall’alto nelle acque del canale. Poi il budello si stringe e
diventa sempre più alto fino a che si passa sotto i ponti e si arriva al
capo nord dove si deve attraccare per pagare il passaggio. Alleggeriti di
350 euro proseguiamo per la baia di Korfos (37 45 46; 23 07 40) dove ci
ancoriamo alla ruota davanti al paese. Il nostro nuovo amico vuole invitarci
a cena in paese e fa una nuotata fino a terra per vedere quale ristorante
scegliere, ma non sapendo il greco ed essendoci poche indicazioni in inglese
andiamo a finire al ristorante proprio davanti alla barca. L’astuto
ristoratore, che ci ha visti scendere e remare (il fuoribordo naturalmente
non partiva) fino da lui, fingendo di non capire l’inglese ci inonda di
piatti ,anche non chiesti, così da poi presentare un conto “milanese” da 200
euro per 5 persone. Marco ,incerto se cazzottarlo o convincerlo inizia una
discussione in “lingua franca” fino a riportare il conto a dimensioni più
giuste per il posto e la qualità mangiata. Poi rematina per digerire e a
dormire, stanchi delle numerose emozioni della giornata.


 
27 Luglio
Bagno appena svegli e poi partenza per Atene. Poco vento e capriccioso. Ci
fermiamo per un bagno in un posto da sogno, a sud degli scoglietti che
uniscono l’isola Angistri con l’isolotto Metopi, davanti all’isola Egina.(
37 42 57; 23 22 47) Deserto assoluto, acqua trasparente in maniera
incredibile, non una onda.
Con dispiacere abbandoniamo l’ormeggio e scapolata Egina ci dirigiamo verso
Zea Marina dove avevo prenotato un ormeggio. Per cena una carbonara alla
francese e a letto presto.
 
28 Luglio
Giornata dedicata ad Atene: per primo il Partenone, affollatissimo ma
impressionante . Poi il nuovo Museo dell’Acropoli, opera dello svizzero
Bernard Tschumi , molto bello, parallelo al Partendone ma ai suoi piedi e
con grandissime vetrate rivolte all’Acropoli Al suo interno tra l’altro, il
Moscoforo,le quattro cariatidi dell’Eretteo, la Kore del Peplo (bellissima),
l’Atena pensosa,la Metope del Partenone di Fidia e la Kore di Antenore.
Immaginiamoci se gli inglesi restituissero il Fregio !!! Poi al Museo
nazionale , cominciando con la  maschera di Agamennone e poi tutte le altre
meraviglie.
Frastornati da tutto quanto visto e stanchi assai, torniamo in barca dove
alla spicciolata erano arrivati i nostri amici Cinzia e Luigi, e Filippo e
Fabrizio che veniva a sostituire Andrea, partito per l’Italia. Salutiamo i
nostri nuovi amici francesi che avrebbero iniziato un giro delle isole,
dispiaciuti tutti e quattro ma dandoci appuntamento a Milano o Parigi, 
 


29 Luglio
Partenza per l’isola di Egina con un leggero NW che prima ci illude e poi ci
tradisce lasciandoci al motore. Si ancora nella baia di  Agia Marina (37 44
35; 23 32 30) e in gommone, questa volta col motore, accomodato ad Atene, a
terra e poi con un piccolo Autobus al soprastante Tempio di Aphaia, su un
sito di epoca Minoica, costruito circa  nel 570 A.C.. Magnificamente
conservato, di colore rosato con visibilità a 360° sul mare intorno.
Bagno e poi, purtroppo a motore, fino ad ancorarsi nella baia di Palaia
Epidauros  (37 38 20;23 09 38) dove dormiamo con un po’ d’onda preparandoci
a visitare il teatro l’indomani.
 
30 Luglio
Bagno appena svegli e poi sbarco nel piccolo paese di “vecchia Epidauro”.
Taxi verso il Teatro che troviamo immerso nel verde di boschetti di ulivi e
altre piante, praticamente deserto salvo un piccolo gruppo di francesi con
una brava guida  che noi “sfruttiamo”. L’acustica e veramente incredibile:
siamo in cima ai gradoni – che tra l’altro sono stati scalpellati in maniera
differenziale così da fare posto per la seduta e ,separato, posto per i
piedi di quello che sta dietro – e la guida si avvicina lentamente al
“fuoco” del palcoscenico respirando a bocca aperta e, quasi per miracolo,
appena arriva al “fuoco”, si comincia a sentire il respiro come se lei ci
fosse accanto invece che un centinaio di metri sotto !! Esperienza davvero
incredibile se si pensa all’epoca in cui fu costruito.
Ritorno in barca e salpiamo con un modesto vento da sud che ci permette
comunque di navigare rilassati. E di arrivare quasi al tramonto in una ampia
baia dell’isola Dhokos, (37 20 17; 23 20 14) deserta salvo 4 barche che si
sperdono nella baia, dove ancoriamo con cima a terra così da dormire
tranquilli senza rollare. Acqua smeraldina e calda, tramonto struggente di
bellezza. In lontananza si vede il chiarore della isola di Ydri, centro
balneare alla moda da cui ci siamo tenuti ben lontani. 
 
31 Luglio
Abbiamo un lungo tragitto e quindi salpiamo presto dopo il solito ottimo
bagno appena svegli. Ci aiuta per fortuna un buon vento di una 20na di nodi
da SSE che ci porta  a Nauplion (37 34 15; 22 47 44) dopo un paio di fermate
per il bagno e la colazione a Spetzes e a Romvi , sempre in acque deserte,
cristalline, calde.
Arriviamo a tarda serata e mettiamo la poppa in banchina di un porto
libero,senza alcun servizio, ma tranquillo. Nauplion è quel posto che ha
davanti al porto una isoletta con sopra una castello e che è una delle più
riportate nelle pubblicità della Grecia.Siamo in fondo al golfo Argolico e
la città è stata la prima capitale della Repubblica Greca dal 1829 al 1834 –
e anche dove il primo Presidente fu subito assassinato così che nacque il
Regno di Grecia - e ne mantiene le tracce sia nei forti che la difendono sia
nel disegno e negli edifici della città. Ottimo aperitivo nella piazza
centrale e ristorantino con buona qualità e prezzo giusto.
 
1 Agosto
Affittiamo una macchina e facciamo una full immersion nella storia: Argo –
con il sito, deserto, dell’Eraion, tempio dedicato ad Era - , Tirinto e
soprattutto Micene e la gigantesca tomba a Tolo degli Atrei. Con emozione si
passa sotto la porta dei Leoni che era nella copertina del mio libro di
storia dell’arte del liceo, e quello che mi colpisce è da un lato la
straordinaria posizione geografica soprastante le colline limitrofe e con
visione ( e quindi controllo) dell’intera valle verso il mare, e dall’altro
la piccolezza degli ambienti. Pensare che tutto quanto ci descrive Omero è
accaduto in quelle stanzette e in quella sala del trono che ci sembrano
minuscole a rispetto delle nostre: d'altronde, se si considerano le
dimensioni degli elmi, si vede che questi greci dovevano essere davvero
piccoli. Piccoli ma forti e  feroci . 
Torniamo a bordo pieni di storia e stanchi morti: noi siamo certo più grandi
dei micenei, ma certamente meno forti!! 
 
 
 
2 Agosto
Salpiamo con un buon vento, ci aspettano una settantina di miglia per
Monemvassia. Il vento diviene poi incostante e quindi alterniamo vela e
motore. Ci fermiamo per il bagno a Kiparissi (36 58 15; 22 59 57 ) nelle
solite acque cristalline e deserte – una sola barca nella baia – davanti ad
un delizioso borghetto in corso di restauro, con il solito ristorantino
sulla spiaggia, che purtroppo  non possiamo testare. Proseguiamo e nel tardo
pomeriggio arriviamo a Monemvassia ( 36 41 05; 23 02 36) dove ci ancoriamo
in rada accolti da ben due testuggini che ci girano intorno. Abbiamo lì
amici con casa e quindi sbarchiamo e con un piccolo bussino percorriamo il
sottilissimo ismo che unisce alla terraferma l’incredibile cittadina
fortificata e arrampicata su un lato del roccione che si sporge in mare .
Gli amici ci raccontano che quando giunsero qui una ventina d’anni fa, quasi
tutte le case erano in rovina salvo una decina e che c’era solo un
piccolissimo albergo. Ora è quasi tutto ricostruito e affollato di turisti e
di negozietti dedicati ai medesimi. E’ un posto alla gran moda, ma sono
lieto,molto, quando la mattina dopo ripartiamo verso paesaggi e baie deserte
e selvagge. 
 
3 Agosto
Dopo il bagno mattutino, lasciamo Monemvassia  per andare a doppiare Capo
Malea, quello delle tempeste, sempre descritto fin dall’antichità come un
luogo pericoloso con venti violenti, da doppiare stando lontani dalla costa.
Noi non troviamo vento, tanto che passiamo stretti sul capo e possiamo
ammirare il faro e il delizioso piccolo monastero (Agia Eirini) che lo
affianca vicino. Girato il capo, ecco che finalmente arriva il vento e ci
avviciniamo a Elafonissis con una bella bolina con una mano di terzaroli e
al nostro arrivo ricominciamo a trovare la “civiltà”: in rada ci saranno una
decina di barche tra cui una bella e strana barcona a motore  di una 40na di
metri che si chiama Okeanis. Il posto è magnifico e la spiaggia – 36 28 33;
22 59 29 un istmo di sabbia bianchissima che divide due baie – è la più
bella che io abbia visto in molti anni di navigazione.
Arriva anche una bella e grande vela d’epoca che ha lamato addirittura due
grandi tonni e un paio di ragazzi vanno in giro col gommone per cercare di
venderne uno, cosa che faranno con il ristorantino sulla spiaggia. A
proposito, anche noi abbiamo trascinato lenze, ma niente di niente: non
siamo davvero capaci ( mia moglie dice:menomale) 
 
 
4 Agosto
Il bagno mattutino è particolarmente gradevole in queste acque anche se
spero che tutte le barche abbiano in funzione i serbatoi acque nere.
Comunque era assai  presto e speravo nei sonni prolungati……Decido di saltare
il Lakonikos Kolpos anche perché si è alzato un bel SW che ci prometteva una
formidabile galoppata verso il Mani. Quindi rotta WSW prima a randa piena,
poi una mano e infine due mani fino ad infilarsi a Porto Kayio (36 25 57; 22
29 15 ) che è una profonda insenatura brulla e grigia con numerose – e
sembrava,deserte – case a torre, grigie, tipiche del Mani.
Il vento si incanalava forte e quindi 50 metri di catena su un fondo di 10 e
bagno saltato . La baia è davvero abbastanza impressionante e pian piano
sono arrivate varie barche che si sono ridossate dal mare con alcuni numeri
di ancore che non tenevano ecc, ma sempre in maniera molto marinaresca
,senza  le grida che talvolta si sentono nei nostri mari .
 
5 Agosto
Al mattino il vento tira ancora e mi induce a saltare il mio bagno mattutino
(il freddo fa male alle mie coronarie già provate da un infartino) . Ci
aspettano una 50na di miglia per Kalamata ma contiamo che il ventaccio non
ci abbandoni anche perché ce lo dovremmo trovare dietro. Giriamo infatti il
capo Tenaris dove gli antichi mettevano uno dei due ingressi all’Ade e
modernamente chiamato Matapan e, sotto questo nome, ha visto gli inglesi,
dotati di radar (che avevamo inventato ma non sviluppato,noi italiani)
affondare buona parte della flotta italiana che invece era “cieca”, e
andiamo verso nord. A destra ci scorrono gli asprissimi contrafforti del
Mani, in pratica deserti salvo qua e là alcuni agglomerati di case a torre
che sembrano però disabitate. Il vento ci favorisce – siamo anche alle
ultime gocce di nafta nel serbatoio, riempito a Patrasso - e ci spinge
rapidamente verso la meta, ed entriamo della piccola Marina di Kalamata ( 37
01 25;22 06 18), dove possiamo fare elettricità, acqua e nafta.
 
6 Agosto
Affittata una macchina ci arrampichiamo sui contrafforti del monte Taigeto,
che separa la Laconia dalla Messenia, alto ben 2.400 metri, quello dove gli
spartani abbandonavano a morire di freddo i bambini considerati non
sufficientemente forti. La natura è molto aspra e la strada si snoda tra
gole strettissime per poi arrivare, in alto, a panorami mozzafiato, con
violente salite e discese, e tornanti e una vegetazione da Val d’Aosta. E
pensare che Telemaco se l’era fatto col cocchio in una giornata, tornando a
Pilo dopo essere stato da Menelao a Sparta !!!
Si arriva a Mistra (37 04 05; 22 22 29), una incredibile città bizantina
(Patrimonio dell’umanità Unesco) che occupa un fianco scosceso del monte,
sotto un picco su cui ci sono i resti di un castello dei Cavalieri di Malta.
E’ una città fortificata – a 5 km da Sparta - risalente al 1.200, che
divenne anche la seconda città più importante dell’Impero Bizantino e
seconda sede dell’Imperatore nel palazzo di Guglielmo II (oggetto di un
restauro in corso assai poco rispettoso, purtroppo). Mistra evidenzia
un’impostazione medievale: una parte alta che include il castello, una città
superiore immediatamente sotto il castello e una città più bassa che
scendeva sui pendii della collina fino a valle. Questa impostazione
urbanistica deriva dalla dominazione bizantina e successivamente veneziana:
stradine strette e tortuose che partono dal basso e conducono alla sommità
della collina. 
E’ un museo a cielo aperto, piena di  esempi di architettura e di pittura
murale, di affreschi e conserva anche numerose chiese e monasteri di origine
bizantina, ma che presentano anche tratti distintivi dello stile veneziano e
neoclassico . Ideale farla sotto il solleone delle 12 . Alla fine di tutti
quegli scalini i ginocchi scricchiolavano… 
 
 
 
7 Agosto
Si parte con un bel vento che, con una non eccessivamente faticosa bolina ci
porta a Koroni ( 36 48 22; 21 57 19), una delle roccaforti veneziane per poi
andare verso Methoni con vento e onda sempre più forti (due mani e un poco
di fiocco arrotolato) e sempre più di prua  tanto che quando arrivo a fare
bordi piatti nel golfo tra la costa e le isole di Schiza e Sapientza
rispetto alla meta, ammaino la randa e chiudo il fiocco e, nonostante i miei
130 cv che di solito mi spingono fino ad 8 nodi, a motore non supero i 5
nodi e tante secchiate d’acqua, fino ad arrivare a Methoni (36 48 27; 21 42
56), un capo che chiude una vasta baia , capo su cui sono state costruite
due fortezze, una turca e una veneziana (l’Occhio della Repubblica),
bellissime. Ci ancoriamo nel ridosso dall’onda e c’è chi fa il bagno
nonostante il vento, poi piccolo spuntino e si riparte verso Pilo.
Passato il capo si vira decisamente verso Nord ma anche il vento e l’onda
girano con noi, per cui grande bordo verso il largo picchiando nell’onda,
poi mure a sinistra contro il NNW e le ultime miglia a motore fino ad
entrare nella baia di Navarino e ad ancorarsi a Pilo in andana di un piccolo
molo foraneo , sprovvisto di ogni servizio.(36 55 08; 21 41 59) 
 
 
 
8 Agosto
Chiedo lumi a FranCo e mi conferma che il NW sarà ancor più forte nei
prossimi giorni. A me interessa sapere se partire o no domani. Sarà una
decisione che dovrò rimuginarmi oggi e magari anche stanotte e domattina
decidere. Si parlava in Lista di comando, e queste decisioni sono una delle
piacevolezze,appunto, del comando.
Per ora si affitta una macchina e si va a vedere il Palazzo di Nestore. E’
stato scoperto da poco e lo scavo è stato fatto in maniera molto rispettosa.
La posizione è , come al solito, mozzafiato: in alto sulla collina, tra gli
ulivi, con la vista – ed il controllo – di tutta la fertile pianura che
arriva fino a Pilo. Non è protetto da mura, al contrario di Micene o
Tirinto, e si leggono perfettamente tutte le stanze del piano terreno,
compreso il bagno – in cui è rimasta una vasca notevolmente conservata – e
la sala del trono che aveva al centro un grande spazio per il fuoco sacro
che doveva restare sempre acceso, mentre il trono era laterale, con accanto
uno stranissimo canaletto che portava nella sala adiacente, e che secondo
gli archeologi sarebbe stata la sputacchiera del Re che lì buttava i
noccioli delle olive che mangiava continuamente. Poi i magazzini dell’olio,
con i fondi delle giare ancora infissi nel terreno. Ancora una volta
impressionante la piccolezza degli ambienti. Non lontano un piccolo museo
dove sono esposti  gli affreschi, i vasi e gli ori che non sono stati
portati ad Atene.
Rientriamo a Navarino e andiamo sulla spiaggia lunghissima, a mezzaluna, che
orla la baia. Bagno in un’acqua che sembra bianca,da tanto è trasparente,
sulla spiaggia praticamente deserta, un poco disturbati dalle vespe, mentre
il NW continuava a soffiare potente.
 
9 Agosto
Ci aspettano 70 miglia. Decido di partire. I prossimi giorni sono attesi in
peggioramento e non voglio rimanere qui prigioniero. Inoltre oggi mi sembra
che il vento sia meno forte di ieri, con i cannocchiali guardo
all’imboccatura della baia e non vedo grandi frangenti ed inoltre man mano
che salirò verso nord, entrerò nella remora di Zacinto, fino ad esserne
coperto. Poi è molto presto e quando arriveranno le ore del rinforzo dovrei
aver fatto molta strada. Per fortuna  ci indovino e soffriamo circa 4 ore e
poi sempre meglio. Due mani ma con il genova, ma senza aver bisogno di
adoperare la trinchetta che avevo predisposto armando il relativo strallo e
fissandola ai candelieri di sinistra ( quelli che con mare e vento a
sinistra sarebbero stati più fuori dell’acqua) in una bolina stretta. Poi la
bolina si allarga, l’onda si spiana e finalmente la sera in porto a Zacinto
da mio “amico” Dionisos 
 
10 Agosto
Non può mancare il litigio con Dionisos: lui chiede 20 euro  per andare in
capitaneria a fare  i visti e dice che vi è compresa l’acqua. Al che si
avvicina un altro che con lui parlava fino  ad un attimo prima, e mi porge
un tubo. Faccio acqua e alla fine il tizio mi chiede 10 euro. Gli dico che
ho già pagato a Dionisos ma lui dice che la sua è acqua minerale (sic!!) e
che avrei invece dovuto attaccarmi ad un rubinettino nascosto nella aiuola
della banchina. Lì per lì mi in@@@zzo come un matto, poi ricordo le mie
coronarie e salpo con la coscienza che a Zante ti fregano sempre.
Facciamo poca strada con un moderato venticello sui 10 nodi e diamo ancora
su Itaca , dietro un’isoletta di cui non so il nome ma che è un posto
davvero speciale (38 20 08;20 44 47), tanto che sembra di stare in piazza
Duomo a Milano. Gran parte barche charter. Per fortuna alla sera vanno quasi
tutti via e restiamo padroni per la notte e le prime ore del mattino per il
mio solito fantastico bagno all’alba nell’acqua a specchio.
 
11 Agosto
Partiamo presto ed arriviamo a Otokos (38 29 01;20 49 18) quando la “baia
della casa “ è ancora abbastanza vuota e possiamo fare un buon bagno mentre
arrivano sempre più barche: certo, che differenza con il Peloponneso dove di
barche ce ne erano davvero poche ed in genere di gente che naviga !!.
Lasciamo la baia ormai piena e andiamo,spinti da un buon vento, a passare la
notte a Porto Leone, sull’isola Kalamos (38 35 59; 20 53 09), da me molto
amato, ma anche questo affollato di barche che, cima a terra, restano anche
per la notte.
 
12 Agosto
Bordeggiamo tra le isole, bagno a Skorpios e poi andiamo a dormire a
Meganisi, nella baia centrale
 
13 Agosto
Si rompe improvvisamente la drizza della randa mentre ripartiamo dopo un
ottimo bagno alle rocce bianche di Osmos Dhesimo su Lefkas (38 40 20;20 42
52). Lo stopper taglia la guaina della drizza e resta l’anima di specra.
Probabilmente era troppo piccola per lo stopper che invece di premere su
tutta la drizza, lavorava essenzialmente sulla guaina. Andiamo a Nydri, in
banchina,vista l’ora presta, e compriamo una nuova drizza leggermente più
grande. ATTENZIONE nella via che costeggia la banchina c’è un negozio che ha
TUTTO quanto può occorrere a una barca. Inoltre a Nydri fanno la migliore
Giropita delle ioniche, comprata la quale ce ne andiamo a mangiarla alla
ruota lì davanti.
P.S.L’unica altra rottura della crociera è stata la girante del generatore
(sostituita) che, con l’allarme evidentemente rotto, ha bollito una delle
due  marmitte dello scarico del generatore stesso. La marmitta che avevo di
ricambio era ,chissà perché,fessurata anch’essa, così che abbiamo messo un
bel tubo d’acciaio, con ottimo risultato anche se con un po’ più di rumore.
 
14 Agosto
Facciamo il canale di Lefkas, passiamo il ponte, tocchiamo col bulbo la
sabbia sulla curva all’uscita – senza danni – e andiamo a motore verso
Preveza, dove entriamo nella laguna e complice un bel vento bordeggiamo,
addirittura con una mano di terzaroli, al suo interno andando a fare il
bagno in un bellissimo posto ( 38 56 50;20 51 57): certo, l’acqua è verde ma
il posto è bello e totalmente deserto. Torniamo, sempre con una mano, a
Preveza e ci ancoriamo in banchina – gratis senza servizi – e ci dedichiamo
alla fatica di togliere e piegare il genova, togliere la randa, togliere le
stecche e dividerle in due, piegare la randa (sul boma, alla vecchia
maniera).
In paese è festa grande per il ferragosto, e c’è la processione con un gran
numero di Pope (o Popi?) e ragazze – alcune assai carine – in costume greco.
Gran passeggio e casino, ma ci aiuta a cominciare a pensare a cosa ci
aspetta in Italia.
 
15 Agosto
Traversiamo il piccolo braccio di mare e andiamo lì davanti allo scalo di
Preveza Marine. Georgeos, il titolare, viene a bordo a vedere i lavoretti da
fare . Prendiamo due taxi e andiamo a prendere il traghetto a Igoumenitza,
lasciando a bordo Fabrizio che assisterà all’alaggio il 16 e spoglierà la
coperta delle manovre, e altre cosette da fare per affrontare l’inverno,
raggiungendoci in Italia un paio di giorni dopo. Certo, degli svedesi con un
45 piedi, hanno lasciato la barca tooootalmente coperta da un cagnaro chiuso
da un centinaio di fascette fissate alla falchetta, ma loro sono svedesi e
noi solo italiani…….per fortuna.
 
La vacanza è finita ed è stata davvero molto bella e la consiglio di cuore a
chi possa avere abbastanza tempo 
 
 
 

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