"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?" (Joseph Conrad)

venerdì 29 agosto 2008

diario crociera estiva, il giorno di Ferragosto

Venerdì 15 agosto 2008 – giorno 7 (Ferragosto)

Mi sveglio già deciso a mollare gli ormeggi il più presto possibile, la giornata di ozio trascorsa ieri mi ha provato come non mai: mi sono sentito quasi prigioniero, come forse dovevano sentirsi i marinai di un tempo quando passavano nella bonaccia delle calme equatoriali. Mi sento mancare ad un tratto il senso di libertà che invece regolarmente navigare in barca a vela mi trasmette; resta che tutti dormono ancora: la serata di ieri è stata piacevole ma anche lunga e provante. Si è creata un’atmosfera magica nel gruppo delle tre barche affiancate nel silenzio di Vela Rava e sotto la luna croata ha spinto tutti a non separarsi fino a mattino, quasi. Adesso però tocca andare, e non si può sopportare oltre, quindi una colazione veloce a bordo e metto già la barca in assetto di navigazione per non perdere tempo dopo la sveglia degli altri equipaggi e seguenti saluti commossi, ed anche un po’ tristi, reciprocamente, per la separazione, con noi a bordo che salpiamo e loro tutti ancora assonnati sul molo, dopo averci mollato le cime. E’ anche vero però che il nostro ritorno in Italia è previsto 3 giorni prima del loro, quindi animo e navigare.
Rotta Nord senza una precisa meta, vediamo come evolve la meteo, con il barometro in calo deciso e soltanto con l’obbiettivo di fare acqua, che a bordo scarseggia: quindi decidiamo di andare a Ist o a Berguglie. Risaliamo tutta l’isola Lunga, trovando anche un bello scirocchetto all’altezza delle Punte Bianche, quindi scartiamo Berguglie e continuiamo, anzi diamo spinnaker prima con la randa piena, poi riducendo questa, poi al diminuire del vento procediamo solo con lo spinnaker lungo tutto il versante esterno di Molat, con il porto di Ist sulla nostra prua.
Il mio cellulare impazzisce con l’arrivo di molti messaggini dagli amici in giro per le isole: Spalato preannuncia colpi di vento, e ci consigliano tutti di trovare un buon posto ridossato per la notte. Bluesiana & co. non si smentiscono e colgono l’occasione al volo per fermarsi ancora una notte a Rava, altri amici (“Magia Prima”) con i quali non c’è stato modo di trovarsi pur rimanendo sempre in contatto radio hanno già riparato al porto di Iz: in effetti consulto la pagine web del meteo e porta fino a 55 nodi per fine giorno, per una saccatura di bassa pressione con ciclone basso centrato proprio sull’alto Adriatico. Non buono come annuncio. Resta semmai dubbia la direzione da cui debba arrivare il colpo di vento: c’è chi dice SE, chi SW, e chi NW. Non si capisce niente, certo che l’intera nautica croata sembra essersi messa in allerta ed occupato ogni posto disponibile. Si vedono poche barche in giro, e siamo solo all’ora del pranzo, ed appena arrivati a Ist lanciamo lo sprint all’ultimo posto barca tra 5 o 6 imbarcazioni che arrivano dentro assieme a noi: niente da fare però, l’addetto del porto fa segno a tutti inequivocabilmente che dentro è tutto pieno, e rimangono solo posti "in piedi", anzi al gavitello. Ed a me non piace affatto come sistemazione: i gavitelli sono belli esposti a mezzogiorno e se arriva "qualcosa" dai quadranti meridionali si va direttamente ad atterrare sul molo. Affianco un Gs37 che si è messo sulla sua ancora nei pressi e scambiamo qualche impressione: lui rimarrà sulla sua ancora appena all’esterno del campo boe, che già l’anno prima in una situazione analoga salvò la barca riuscendo a dare motore quando mancava meno di un metro per arrivare sul molo, dopo che il gavitello l’aveva mollato.
Decido allora che un salto a Zapuntel è d’obbligo, benché un amico esperto di Croazia e di Topkapi (il precedente armatore con cui è nata una bella amicizia e con cui ci si sente regolarmente) mi aveva sconsigliato Zapuntel, protetta da tutti i quadranti essendo una specie di cul-de-sac, ma anche potenzialmente una trappola per la stessa ragione.
Appena davanti alle mede che contrassegnano il canale per Zapuntel il motore fa le bizze: finito gasolio, spurgo, ecc, e pure la luce di raffreddamento che si riaccende dopo aver spurgato.. insomma fa quel che vuole, sembrerebbe posseduto! Lo rimettiamo in moto, controlliamo lo scarico dell’acqua, con relativo bagno imprevisto (anche di gasolio) e tutto sembra in ordine, insomma si riparte, dopo aver salpato l’ancora a bordo dato che eravamo all’uscita del prolaz e sotto costa e c’eravamo assicurati per bene.
A Zapuntel unico ultimo posto rimasto libero, in testa al molo del postale, in pratica il meglio che ci potesse capitare. Dentro al porto le banchine sono piene, nel pontile nuovo protetto a scirocco, che sulla carta doveva essere il più sicuro c’è un posto rimasto ma manca la trappa, al che l’addetto del porto (molto efficiente bisogna dire tutta l’organizzazione del piccolo porticciolo, ottima assistenza, ritirano la spazzatura, ecc) ci fa segno che possiamo metterci all’inglese in testa al molo, con questo a proteggerci da nord.
Mettiamo una riga di parabordi a proteggerci e leghiamo la barca come un salame, sfruttando anche le bitte del traghetto, in posizione di controllo assoluto di tutto il porto stile portinai. Abbiamo tempo di pagare l’ormeggio (150 kn) al gentile vecchietto dell’organizzazione locale, e con le dovute buone maniere ottengo anche una tanica d’acqua sottobanco (30 litri per altre 20kn): l’allarme acqua è rientrato per adesso, tanto visto quello che si aspetta nessuno ritengo che stasera penserà di fare la doccia (tranne quella che ci manderà il Padreterno, beninteso!).
Facciamo un po’ di spesa di frutta e verdura al market del porto poi torno in barca a organizzare la barca opportunamente, in vista della sventolata. Rizziamo tutto il dovuto, aggiungendo gerli anche a randa e genoa, ed all’arrivo delle prime raffiche, delle autentiche sassate con il cielo ed il mare a confondersi in un solo colore -nero pece- aggiungo anche a codette e spring anche altri due traversini, legando la base dell’albero ed i winch di scotta alle solite bitte del traghetto. In questa posizione l’unico rischio è che se il molo dovesse crollare, andremo a fondo insieme a lui! Di sicuro non si corre rischio di perdere l’ormeggio, la sventolata, davvero furiosa, arriva da maestrale, quindi tende solo ad allontanarci dal molo, e vediamo quindi il Topkapi solo imbizzarrirsi verso prua, che è appena più esposta al vento sporgendo dalla protezione del molo, ma nulla di più e nulla di preoccupante. Sicuramente più preoccupati di noi sono le numerose barche al gavitello, molte che iniziano ad intraversarsi pericolosamente, e la maggior parte delle quali con il motore acceso e l’equipaggio ben vestito, ed anche le barche sul moletto nuovo ballano assai, con il rischio che se i loro corpi morti esposti al vento dovessero mollare le imbarcazioni verrebbero spedite dritte sul molo.
La sventolata dura almeno un’oretta poi lascia il posto ad una pioggia battente che ci farà compagnia per molte ore, con fulmini e lampi che rischiaravano il cielo prima in direzione nord, poi da ovest, provenendo dal mare aperto. Noi ci rintaniamo a bordo assicurati nella nostra sistemazione e tranquilli di poter dormire tutta notte senza sorprese; Alfonso decide di dilettarsi ai fornelli e prepara un ottimo risotto ai funghi, in perfetta sintonia con il clima “invernale” poi si decide di proiettare un film e tra i dvd a bordo non si può non scegliere -in linea col tempaccio che fuori impazza- “La tempesta perfetta”.
Io sinceramente sono più stanco che persuaso della scelta, anche perché a bordo sono pure scaramantico, e clamorosamente mi addormento sulla sigla iniziale del film anzi credo sul menù di scelta del dvd! Dopo una mezz’ora, credo, di sonno in posizione impossibile con le gambe poggiate sul lavello raccolgo le forze e mi trasferisco in cuccetta: ronf ronf, e bolina per tutta la notte fermi all’ormeggio, sotto le raffiche da nord. Ma almeno eravamo mure (anzi molo) a dritta.

Miglia percorse 26 (miglia totali 287)

spinnakerata verso Ist



lo spinnaker di Jack Sparrow (prego notare "pezze&cerotti")


A Zapuntel in testa al molo



la "classicissima" sventolata di Ferragosto





albero legato alla bitta, e che bitta.. a prova di uragano!


qualcuno se la batte..



mercoledì 27 agosto 2008

diario di bordo del 14/08

Giovedì14 agosto 2008 – giorno 6

Giornata di relax con navigazione in flottiglia per rotta nord in compagnia di Bluesiana e Tanukj, destinazione Rava; tutto motore nella più assoluta assenza di vento, ma in compenso abbiamo visite alla chiglia del Topkapi: un gruppo molto numeroso di delfini, cinque o sei, iniziano a giocare sotto la nostra prua lasciandoci tutto il tempo per fotografarli da vicino. Restiamo semplicemente estasiati dall’incontro, proprio mentre un amico, a suo tempo invitato a bordo a far parte della compagnia mi messaggia della nascita improvvisa del suo primo figliolo, che chiamerà Davide come me. Tutto stupendo, come già accaduto in questa crociera, gli elementi e gli esseri che li vivono quotidianamente, mi fanno riflettere e mi confermano, di nuovo, dell’esistenza di una regola unica, diciamo una roba sul genere “cerchio della vita”.
Arriviamo al porto di Vela Rava prendendo di fatto possesso della banchina e dell’intero paesino, dato che in tutto il molo ospita 5 barche e non di più! Non ci sono servizi portuali né trappe, quindi ci tocca stare sulla nostra ancora, ma è gratis quindi non si può desiderare di meglio. Per trascorrere la notte di Ferragosto non avremo potuto trovare posto migliore.
Arriviamo prestissimo, praticamente prima di pranzo, in conformità alle medie della flottiglia decisamente più basse di quelle a cui c’eravamo già abituati, quindi dedichiamo la giornata al relax, alle pubbliche relazioni (aperitivi e spuntini a go-go, ospiti di Tanukj per pranzo piuttosto che per la merenda), ai rifornimenti (non male il market sul fronte del porto: la ragazza molto carina che lo gestisce non capisce niente né di italiano né d’inglese, ma in compenso ha pane fresco –su prenotazione-, viveri di prima necessità compreso un po’ di frutta e verdura, nonché acqua e specialmente bibite fresche e gelati), ed alle manutenzioni. McGyver in persona si occupa di ripristinare la tenda a rullo del tambucio, che ancora solo lui a bordo ha capito come va fatta funzionare senza far saltare la molla, nonché di rimontare la pompa a pedale del lavello, che giaceva divelta da settimane dopo che la Daria sotto il peso del pancione di gravidanza aveva staccato (solite fascette da elettricista ed il gioco è fatto, per il più classico degli interventi a carattere provvisorio, destinato come al solito ad assumere poi carattere definitivo). Il giovane Stefano, aspirante McGyver, viene invece spedito, semi-volontariamente, in banchina armato di ago e filo a rammendare il tendalino leggermente scucito su un fianco. È da rimarcare come qualcuno, e non si è mai capito chi, se di altre barche o dei locali, intenerito della scena (che sembrava la Maria Maddalena, per quanto era impegnato ed affranto e con tutto questo drappo di tendalino poggiato sulle gambe incrociate!) lo dota anche di ombrellone giallo per custodirlo da un’insolazione assicurata: manca purtroppo la documentazione fotografica dell’evento.
Un bagno in cima al molo, una passeggiata, un paio di foto ai motocoltivatori che passano a vuotare i bidoni delle immondizie, che è già l’ora della cena: per le 21 la truppa al gran completo è attesa ad un tavolata al Keko Grill e saremo in tutto una quindicina compreso un bimbo ed un Labrador. Raccomandati dal buon Maurizio, decisamente conosciuto in zona, mangiamo divinamente spendendo anche meno che altrove: personalmente ho trovato superba l’insalata di polpo calda, una delle più buone che abbia mai mangiato. Per il dopocena stavolta si va su Bluesiana a tirare le ore piccole tra un bicchiere di scotch (per i tre skipper passa sottobanco e lontano da sguardi indiscreti una rimanenza di invecchiato scozzese da urlo, mentre alla ciurma viene propinato Jack Daniels!), un sigaro di manifattura valsuganotta, per finire immancabilmente con racconti ed aneddoti di mare, fino alle barzellette. Su quella di “Cenerentola e l’anguria di mezzanotte” cavo letteralmente il coniglio dal cilindro, e offro a tutti di scendere a terra dove sul molo servo per davvero l’anguria di mezzanotte (che avevo nascosto in frigo nel pomeriggio ed era già bella fredda). Bagno notturno per qualcuno, poi a scaglioni si inizia ad andare a nanna e ci si congeda da una serata e da una compagnia davvero magiche.

Miglia percorse 18 (miglia totali 261)


sveglia nella pace di Luka Zut


in flottiglia verso Rava


fa caldo senza vento..





visite gradite a prua



Vela Rava, e relativa nostra invasione







aperitivo a bordo del Tanukj



diario di giorno 13/08

Mercoledì 13 agosto 2008 – giorno 5

Veleggiata mattutina in quel di Telascica, praticamente una piscina dove far vela, ed escursione istruttiva nel fiordo di Cuska, praticamente una profonda gola con relativo fiume, salato, ed a rischio di incaglio (siamo entrati a vela ma usciti a motore).
Fuori dal fiordo ancora bordi in Telascica, con un bel venticello sostenuto, ed in una virata maldestra, anzi più un 450° direi, decidiamo di incendiare il genoa. Non ci sono prove fotografiche che vista la concitazione e l’umore a bordo di prendere la macchinetta non era il caso, ma un ferzo intero e buona parte della balumina sono stati giustiziati, già è tanto che con quella caramella davanti e con quel vento siamo riusciti a manovrare e guadagnare un ormeggio al volo nemmeno tanto ridossato, per l’ammainata (al nostro arrivo abbiamo fatto piazza pulita, che due barche nei paraggi temendo la collisione se la sono date a gambe levate).
Giornata che doveva essere trionfale con la ridiscesa del canale lungo Incoronata, ma a parte lo spettacolo delle isole è tutto un mesto trasferimento a motore fino a Lavsa, meta individuata per l’issata del genoa di rispetto, oltre a pranzo e specialmente bagno purificatore di corpi e animi (il cuoco di turno, che guarda caso era anche il timoniere di turno al momento della caramella, è talmente giù di corda da cucinare una pasta talmente salata da risultare quasi immangiabile..).
Per risollevare il morale della truppa cerco una manovra diversiva: scambio di sms con l’amico Maurizio con cui c’era un mezzo appuntamento in zona nel periodo di Ferragosto, poi un inutile tentativo di sentirci per radio, resta che loro sono a Zut per la notte e che ci aspetterebbero volentieri li per una rimpatriata! Quindi via l’ancora veloci, e ridiscendiamo il canale in rotta sud stavolta a vela, sfoggiando il nuovo genoa del Topkapi, una bella velina trentenne, incartapecorita del giusto e con tanto di numeri velici di regatistica memoria: per noi va bene. Ci porta a vela fino a Smokvica e da li diamo motore per risalire Incoronata sul versante orientale fino a Zut (non senza un tuffo al cuore quando all’accensione del motore segnala sul quadro elettrico avaria al raffreddamento, ma spento tutto e bagno non previsto, il pesciolino va come sempre è andato. Falso allarme, riaccendiamo e tutto sembra in ordine: si va a motore senza vento fino a Zut, incrociando all’imbrunire gli ultimi scogli ed isolotti del Murtersko More.
Arrivo a Zut per un bell’ormeggio in notturna, guidati dalla luce provvidenzialmente accesa a bordo del Bluesiana, su cui già Maurizio e soci (c’è anche l’equipaggio dell’altra barca della compagnia, il nuovissimo Dufour 425 Tanukj) sono impegnati nel dopocena alcolico. Bella manovra d’ormeggio, conclusa con lunga cima della dotazione atomica del Topkapi portata a terra con tender, in compagnia di Maurizio e Massimo (e con i complimenti di entrambi tanto per la manovra d’ancoraggio quanto per la cima atomica), poi rientro a bordo per la cena veloce. La zuppa di patate lesse era già pronta, con la pentola a pressione che aveva preso a fischiare puntuale al momento che avevamo preso a filare la catena in retro, restava solo da condirle e consumarle, con contorno di salame e formaggio stagionato.
Gli amici del Bluesiana lì di fianco incalzavano perché li raggiungessimo a bordo, e per farci perdonare del ritardo abbiamo presentato i nostri omaggi favorendo una bottiglia di freddissimo mirto sardo, di produzione artigianale, appositamente tenuta nascosta in fondo al frigo per occasioni come questa: inutile sottolineare l’apprezzamento ricevuto, la bottiglia è tornata a bordo del Topkapi completamente vuotata.

Miglia percorse 42 (miglia totali 243)


ingresso alle Kornati (prego notare assenza di genoa sulla canalina)


Incoronata


pronti a sfoggiare il genoa di rispetto


di nuovo a vela







tramonto su Zut


verso sera

martedì 26 agosto 2008

diario di bordo del 12/08

Martedì 12 agosto 2008 – giorno 4

Sveglia nello scirocco, il cielo è terso ma per chi come noi è diretto a sud dice male; uscita impeccabile dall’ormeggio con vento al traverso e senza punti di aggrappo sopravento e con quella dannata trappa obliqua scansata con precisione chirurgica, e non prima di aver pagato gabello (100 kn per la notte, compresa corrente elettrica).
Prime avarie a bordo, si scollano i gommini alla passerella e –peggio- si spezza la coppiglia che tiene assieme il perno del pistone dell’autopilota: serve Mc Gyver. Invocato a gran voce il prode si materializza a bordo fascette di elettricista alla mano, e sistema tutto in un battito d’ali. Quando serve Mc Gyver a bordo, lui c’è.
Rotta per 135° con lo scirocchetto contro: tutto motore nel canale dietro l’isola Lunga, come del resto l’intera truppa di vacanzieri in andata a fare il Ferragosto alle “isole”, ed ammiriamo non senza qualche vena d’invidia i colori variopinti degli spi dei fortunati già di ritorno in rotta Nord. A parte il vento sfavorevole, la mattinata è comunque gradevole, con colori accesi come raramente capita di vedere in agosto, ed il mare appena increspato è comunque maneggevole anche a motore: a bordo si ozia, ed io ne approfitto per scrivere un po’ di memorie. Il motorino del Topkapi ha sete e scarichiamo nel serbatoio la tanica di riserva, non prima però d’aver lasciato che il circuito respirasse aria: quindi via giù a spurgare tra le scie dei motoscafi, benedetti come sempre.
Programmiamo quindi sosta per rifornimento gasolio a Zaglav ma ci prendiamo per tempo ed allora entriamo nella baia di Luka a ridossarci dallo scirocco per il più classico dei programmi diurni: appennella, fila, pentola sul gas, bagno, pappa.
Poco dopo, vista l’ora arrivano in baia altre barche, tra le quali si mette proprio al nostro fianco una bella Alpa 34 immatricolata a Ravenna e che con la mia memoria di pachiderma riconosco in JOCRI, una delle barche del pontile Assonautica di Portogaribaldi. Scambio di convenevoli, ovviamente loro riconoscono subito il celebre (al loro circolo.. CELEBRE!) Caipirinha Topkapi, e si congratulano anche con gli attuali armatori per quanto lo trovano in salute, bello lucido. Gongolo.
Pranzo, poi si leva l’ancora per andare a fare il pieno alla tanica dalle benzinaie di Zaglav, due ragazze un po’ in carne ma invero graziose e specialmente efficienti: a parte che con una pedata ho rotto per l’ennesima volta lo sportellino di plexyglass del quadro motore (sarà che messo li non è il posto adatto??), perdiamo pochissimo tempo, e ripartiamo lesti; prima ancora dell’arrivo a Zaglav avevo già preavvisato Alfonso e Stefano delle mie velleità veristiche per il pomeriggio: studiando sulla carta nautica miravo di sfruttare l’apertura a est concessa dall’imbocco del mare di Murter per un lungo bordo di bolina verso Pasman, seguito poi da un secondo bordo a rientrare su Zut, meta prevista per la sera, zig-zagando per le isolotte che le separano. L’idea viene accolta di buon grado e mettiamo subito la barca in assetto da guerra rizzando il rizzabile ed issando lesti le vele. Rotta per 90° secchi, con un bel bordo mure a dritta che si preannuncia entusiasmante: Stefano al timone a sfogare gli entusiasmi giovanili, io alle scotte ed alla cambusa, Alfonso inizia come tuttofare (bevitore di birra, zavorra prima a prua poi, meglio, in falchetta). Tiriamo via benissimo con le vele perfettamente a segno, incrociando ad un certo punto un altro Caipirinha con bianchissime vele nuove, bimini e targa MN con uno skipper attempato che al nostro incrocio scambiandoci i saluti di circostanza ci urla forte “........I MIGLIORIIIIII !!!”
Veleggiata stupenda: anzi si rivelerà anche il momento più alto della vacanza, velisticamente parlando. Non si scende mai sotto i 6 nodi con punte di 6.5, quando poi viriamo al traverso di Sit il vento da buono (come il sottoscritto tattico aveva preannunciato) e con mure a sinistra voliamo fino a sfiorare più volte i 7 nodi, con il babbo che prende in mano il timone e fa venire i capelli dritti a tutto l’equipaggio tirando due virate al limite, facendo il pelo a isole, isolotti e scogli vari a sud di Sit. Slalom mozzafiato a 6/7 nodi di velocità, davvero esaltante.
Filando a quella velocità arriviamo talmente presto alla vista di Luka Zut che decidiamo di cambiare destinazione, deviando per Katina e le bocche (anzi.. veramente sono io che decido, molto poco democraticamente, e di concerto solo con il caro autopilota a cui lascio il timone e che fedelmente si attiene al mio volere, mentre regolo da solo le vele fino al gran lasco); passati un altro paio di buoni ridossi, peraltro abbastanza rigogliosi di alberi di barche a vela, proseguo in pratica conducendo da solo il Topkapi, per doppiare gli isolotti di Aba e Buc, e sempre facendo loro il pelo, fino a quando tutti paghi del pomeriggio davvero emozionante passiamo il Mala Proversa a vela, solo di randa, e ci andiamo a prendere uno degli ultimi tre gavitelli ancora liberi per darci un bel programma serale, di tutto riposo. Con il vento giusto abbiamo tenuto una media spaventosa, benché dovendo risalire il vento, e non ci aspettavamo nemmeno di arrivare così a Sud e così presto al gavitello; il tempo risparmiato lo dedicheremo dopo il bagno al rito del gonfiaggio del tender, quindi nuovo bagno post sudata, doccia e cena al ristorante Acquarius, sulla sponda Nord di Katina direttamente sul Proversa: 30 euro a persona per antipasto di terra (prosciutto crudo alla dalmata e formaggio di Pag), secondo (costolette ai ferri piuttosto che tartufi di mare alla bussara per me), dolce (torta di mele e gelato), doppia birra e pelinkovac finale per tutti.
Indimenticabile la traversata in tender a pagaiare per buoni 400 metri! All’andata gli equipaggi delle altre barche erano seduti a cenare in pozzetto e guardandoci pietosamente (il nostro tendere non ha motore, se non si fosse ancora capito!) ci incoraggiavano, mentre al ritorno dopo cena tutti riposavano già e senza onde e nella quiete più assoluta, solo con la luna a rischiarare la superficie dell’acqua abbiamo riconquistato il nostro Topkapi, muniti solo di torcia a mano (e luce di fonda sapientemente lasciata accesa in pozzetto). In verità è da dire come la nostra barca fosse proprio la più lontana dalla zona del "proversa" con i ristoranti, ma il nostro gavitello per la stessa ragione era quello che sentiva meno la corrente dello stretto passaggio, e mentre le altre barche rollavano a nastro avendo scelto di stare vicino ai ristoranti, benché –pigri- tenderizzati e motorizzati, noi abbiamo poi dormito benissimo con la nostra barca bella stabile.
E’ stata infine una gran bella serata, divertente ed allegra, abbiamo mangiato bene e riso tanto, e l’avventura dello sbarco in tender a rischio affondamento è stata eccitante.

Miglia percorse 39 (miglia totali 201)


in rotta sud, alle spalle dell'Isola Lunga



appunti di navigazione (..a motore)




sosta bagno a Luka (Dugi Otok)




filmato: la birra della bolina (mare di Murter, rotta su Pasman)




Zut, "la gialla"




nel Mala Proversa, di randa





"notturno"




cena a terra a Katina

diario dell' 11/08, con foto+filmato

Lunedì 11 agosto 2008 – giorno 3

Sveglia alle 7, giornata serena e tiepida che si preannuncia stupenda, e subito rotta su Lussinpiccolo, in pratica accendo il motore prima ancora di disfare la cuccetta, colazione nel canale e prua sul molo dogana: abbiamo un conto in sospeso con la burocrazia croata e voglio saldarlo al più presto, al molo siamo infatti primi e unici e facciamo “carte” in un attimo. Scatta quindi il “piano B” e cioè sosta al rifornimento per gasolio, acqua ed immondizie, mentre io sbarco a terra per portare la crew list in Kapijtania, che sta giusto alle spalle del benzinaio; qualche problema con il rifornimento dell’acqua: in effetti si riempie troppo presto… mando Alfonso ad indagare sotto le cuccette di prua che custodiscono le sacche morbide della riserva di bordo ed in effetti una delle due taniche resta vuota: c’è una bolla d’aria che impedisce all’acqua di passare! Basta aprire un rubinetto e con un po’ di pazienza e qualche aiuto manuale sulla sacca riusciamo a far acqua per l’intera capacità dei serbatoi di bordo (scoperto dunque l’arcano, chissà da quando tenevamo aria al posto dell’acqua e mi pareva che la scorta fosse finita la sera precedente prima del previsto!); abbiamo tempo anche di dare un’innaffiata alla coperta del Topkapi (pagando..) e di sorbirci la relativa sequela di improperi da parte del pescatore croato di turno, stufo di attendere il proprio turno per avere il posto in banchina. Infine, sempre con un occhio all’orologio e visto che “adoro i piani ben riusciti” (cit. Murdock dell’A-Team), arriviamo puntuali per l’apertura del ponte sul fianco Est della rada, uscendo dal fiordo quindi senza dover risalire il canale fino in cima (2 ore di vita risparmiate, considerando anche la navigazione per ridiscenderlo all’esterno). Nell’attesa dell’apertura del ponte mobile, scambiamo qualche battuta con lo skipper brizzolato di un bel First 35 di nome Excalibur, con relativa famiglia a seguito (moglie procace in bikini, e bambine sul tender a traino); noi ci complimentiamo per la sua barca, che ci dice essere di un suo amico triestino che gliela aveva data in prestito, quindi chiedendo lui se avesse 2 o 3 cabine, mentre lui si complimenta con noi per il Topkapi, dalle linee (testualmente) “come piacciono a me, con i dovuti slanci”. Gongolo.
Di là dal ponte subito a vela: rotta su Olib, abbiamo un meraviglioso traverso da affrontare e la barca va a tutta tela sfiorando i 5 nodi condotta da CharlieDue con l’equipaggio a riposo, tutti tranne Alfonso che non riesce a rinunciare alla tentazione di giocare con le regolazioni delle vele, tentando più improbabili esperimenti per far rallentare la barca. Anche il vento vuol dire la sua e l’aiuta nel proposito, tanto che decide presto di mollarci e superando Alfonso nel proposito di costringerci ad andare a motore: subito l’avvistamento di due grossi delfini che saltano a sinistra della nostra prua (immortalati) a stemperare il dispiacere, poi arriveremo per pranzo alla punta Sud di Olib, dando fondo nella meravigliosa baia di Juzna Slatina, davvero dai colori e dalle trasparenze “caraibici” come tutti i portolani giustamente riportano. Pranzo a base di pasta al sugo di pomodoro e basilico, quello preparato personalmente della mamma di Alfonso, pane e salame. Niente vino che l’alcol fa male, solo birra. Abbondante.
Altri due delfini avvistati nel paraggi, non dunque sono un effetto del tasso alcolico.
Ci contentiamo di un solo bagno e di una sosta breve perché arriva di nuovo la termica del pomeriggio puntuale alle 14.00 ed allora leviamo l’ancora puntando sempre la prua a Sud, con destinazione incerta (decidiamo di scegliere un posto più avanti, pur di essere puntuali a cena per le 20); ancora altri 2 delfini li intorno, che gioia incontrarli.
Altra bella veleggiata, ma sempre finché il vento tiene: il maestrale gira prima a traverso poi al lasco ed infine in poppa. Contrariamente al mattino quando l’equipaggio ancora stanco del giorno precedente, suppongo e comprendo, aveva mugugnato alla chiamata (ma a bassa voce), provo nuovamente a chiamare lo spi! Issiamo, ci facciamo (mi faccio) una gran sudata a prua a trappolare con bracci, amatigli e tangone ecc ecc, e quando lo spi si gonfia bello.. puf, finisce il vento. Giusto il tempo di un bel bagno a traino sotto spi gonfia, con la barca che timonata dal pilota automatico si ferma a 0.0 nodi x via del carico umano trainato in mare. Filmatine, poi una volta “fatte le foto” via lo spinnaker e diamo di nuovo motore in cerca di un ridosso per la notte: decidiamo di andare a Sferinacco (dopo la prima notte in baia, per questa successiva ci meritiamo un bel porticciolo con corrente e tutto quanto, compresa passeggiata a terra!).
Con qualche problema di ormeggio guadagniamo la terraferma: il porto è tutto nuovo e nemmeno segnalato sul più recente 777 né sulle carte: adesso c’è un nuovo braccio dal lato sud rispetto alla zona riservata al postale, mentre dalla parte nord è rimasto il braccio che delimita il piccolo bacino riservato alle barche locali, e poi più a nord, la solita banchina con aggiunta di molo di legno a sbalzo traballante. C’è un ultimo posto all’interno del nuovo bacino, ma appena l’adocchio arriva un Pursuit a manetta che ci passa ed entra dentro prima di noi, lasciandoci a bocca asciutta; non rimane che la banchina traballante, con trappe tutte storte rispetto alle bitte predisposte a terra: tira a prua e molla a poppa ma non c’è verso, la barca resta storta rispetto al pontile. Benedico allora la (recente) dotazione atomica del Topkapi utile proprio per questi ormeggi d’assalto e mettiamo cime lunghe a terra a doppino e passerella stile trampolino olimpico, tenendoci a debita distanza dal molo (ed il timone pure, a distanza della franata che lo sostiene.. l’ormeggiatore segnalava 3 metri di fondo, ma a me parevano molti molti meno, e non avrei voluto sapere quanti esattamente).
Mettiamo su l’acqua per una “pasta” non si sa ancora come, ma poi diamo la colpa ai vicini d’ormeggio d’aver scombinato tutti i nostri programmi sul menù serale: scambiamo due parole (benché trattasi di “ferro da stiro” sono stati molto cortesi, anche salutandoci per primi al nostro arrivo), e scopriamo che anche loro vengono da Caorle, e che hanno appena ordinato DENTICE al Bifè Sferinac, il ristorante del porto credo l’unico di tuta l’isola, in versione take-away anzi servizio a bordo. Con la scusa di informarmi per l’allacciamento alla 220v vado al Bifè e non resisto anche io dall’ordinare il pesce: ci sono rombi, salpe, due denticiotti medi ma specialmente nel bestiario superstite spicca quest’esemplare di dentice da fotografia da 2 kili scarsi. Alla brace è la morte sua e non intimoriti dalla richiesta (340 kn al kg) lo facciamo nostro, poi le palacinke le consumeremo al tavolo, come dopocena.
Mai 30 euro a cranio furono così ben spesi: Stefano, il più giovane a bordo, dichiarerà a stomaco pieno che mai aveva mangiato in vita sua pesce più buono, mentre Alfonso, il più vecchio e come tale più ponderato, si concede sulla stessa dichiarazione appena il beneficio del dubbio (come dire che la memoria può far cilecca, ma di certo anche lui s’è leccato i baffi). In attesa del servizio a bordo abbiamo gustato spaghetti alla bottarga di tonno e stanziato 2 diconsi 2 bocce di vino, quindi moltepulciano d’abruzzo rosè “cerasuolo”, a parte il solito prosecco freddo d’ordinanza. Spaventosa fine del dentice, 2 kili di ciccia che pareva pollo per la consistenza spariti come avessimo a bordo le cavallette: “vedi che disgrazie!”, direbbe un mio caro amico..
Dopocena al Bifè con palacinke e pelinkovac, conto complessivo di 100 euro per 3, sconto incluso. A nanna più brilli che satolli, in branda fa un caldo boia.
0500, al solito orario entra lo scirocco e con lui la risacca che ci fa un po’ ballare all’ormeggio: benedette nuove cime lunghe, mi alzo solo per togliere via la passerella che sbatte e da fastidio, e torno a cuccia.

Miglia percorse 47 (miglia totali 162)




partenza alla buon'ora



Lussinpiccolo, e il ponte mobile



esperimenti con poco vento



relax a bordo




delfini a Olib




spinnakerata a zero nodi





equipaggio in rassegna nella luce del tramonto, in vista di Sferinac




lunedì 25 agosto 2008

diario crociera estiva, segue..

Domenica 10 agosto 2008 – giorno 2

Alle 00:00 arriva il vento: prima una bava leggera poi si stabilizza sui 10/12 nodi, e decidiamo di dar vela: non ci da molta scelta quanto ad angolo, si tratta di bulinare contro lo scirocco, ma la voglia è troppa per desistere da issare tutta la tela a riva. L’andatura è tutto sommato gestibile e non troppo impiccata, poggiamo un pelo, e poi il mare è ancora relativamente tranquillo, e le luci dell’Istria ci fanno compagnia sopravento in questo lungo preannunciato bordo mure a sinistra, per rotta 156°, senza il rumore sordo del bicilindrico, dormiremo tutti più tranquilli. Turni di guardia: prima io, poi Alfonso, infine Stefano per 2 ore ciascuno a partire dalla mezzanotte; prendo apposta il primo turno per valutare bene l’andatura al vento e poi mi capiterà di conseguenza quello dalle 6 alle 8, allorquando si presume potremo avvistare la punta S dell’Istria e da li affrontare il Quarnaro con la luce del giorno: ma si sa che come non tutte le ciambelle risultano col buco, anche le pianificazioni a vela non possono aver la pretesa d’esser rispettate, né gli equipaggi la presunzione di farla franca al vento.
Decido durante i turni notturni l’obbligo della cintura di sicurezza e della chiamata al sottoscritto per qualsiasi motivo, dubbio, perplessità o sogno nel cassetto, oltre che per definire ed eseguire qualsiasi manovra, e così inizia la navigazione notturna.

0500 (e qualcuno mi spieghi perché sempre alle 0500 il vento cambia!), il vento da scarsone e gira in prua di parecchio: mi chiamano in branda e tra che dormivo beato e mi ci vuole un po’ per connettere, tra che l’entusiasmo della veleggiata notturna ancora è forte, resta che qui facciamo i gradassi perché mentre tutti avrebbero dato motore per stare in rotta, o meglio ancora stringere sul faro di Porer, noi decidiamo di poggiare.
Già la bolina ci aveva un attimo dato scarroccio di là dalla rotta ideale, allontanandoci dalla terraferma sopravento, ma resta che si decide di seguire il vento ed allarghiamo la rotta di conseguenza, iniziando a ridiscendere l’Adriatico praticamente per rotta S, 180° fissi. In cuor mio conto poi su un secondo bordo a terra direttamente al traverso di Lussino, nostra meta ultima, ma sinceramente non è che fossi molto convinto di questa scelta (e vuoi il Quarnaro, e vuoi la luce del giorno.. troppi fattori), ma è anche vero che l’equipaggio era troppo entusiasta di continuare a vela e non me la sono sentita di privarli del piacere del silenzio (chissà mi dicevo tra me e me.. stà a vedere che troviamo un “buono” passato Porer.. bora dal Quarnaro? Un soffio di levantino magari?)
Rotta corretta, annotazione sul GdB e me ne torno in branda.
Ovviamente così non fù: quando monto di guardia per il mio turno e faccio il punto siamo letteralmente in mezzo al mare! Scirocco montava e scirocco montò, e con lui anche il mare. Verso le 0830 siamo al traverso di Pola, ma molto molto molto al largo. Ma stoicamente resistiamo, con lo scirocco che anche entrando nel cono del Quarnaro sopravento permane, anzi rinforza, formando anche un bel mare prima 3 poi 4.
Decido di rimanere in pozzetto anche dopo il termine del mio turno di guardia ed iniziano le danze: il vento rinforza, avremo 22-25 nodi e specialmente il mare si ingrossa, un bel 5 pieno al mascone di sinistra, riduco il genoa e prendo una mano alla randa benché non ce ne fosse apparente bisogno, lo sbandamento non era preoccupante e CharlieDue il nostro pilota automatico appena sopradimensionato non protestava nemmeno.
Resta che a vele ridotte si vola via mai a meno di 6 nodi, con una punta di 7.5 che non passa inosservata da nessuno a bordo. CharlieDue dimostra anzi grande personalità, e “mano ferma” come si dice in gergo, certo che l’impegno è severo per uomini e mezzi: qualche rigetto rigorosamente sottovento, ma nessuno è a pagliolo, anzi, tutti reattivi in pozzetto, legati e ben saldi in falchetta sopravento. La barca semmai è sollecitata oltremisura dalla bolina, sempre più dura, con il mare contrario e la mastra dell’albero che inizia a segnare rintocchi scricchiolando ad ogni pompata. Insomma: tutta la barca urla vendetta e chiede pietà, l’equipaggio invece chiede più banalmente di virare. Il rischio è quello di perdere preziosi gradi di latitudine, raggranellati durante la notte insonne, eppoi Lussino è ancora molto più a sud, ma quando anche il Topkapi è allo stremo, ridotto ad una palla di sale dentro e fuori (ma come si fa che in bolina “dura” il salmastro si fa strada praticamente in ogni dove???), e resto solo con CharlieDue provato ma perfettamente imperterrito ed efficiente.. inizio a valutare un possibile bailout.
Quando avvistiamo sulla nostra dritta, lontane beninteso, ma le avvistiamo, le piattaforme petrolifere al largo della costa romagnola, bhè li decido che è ora di tornare indietro, che il mare sembra che si incazzi sempre di più ed i rischi aumentano a star li in mezzo: viriamo.
E virando infatti torniamo puntualmente indietro, anzi peggio, dato che non si riesce di tenere una bolina decente sulle nuove mure: se prima si discendeva per rotta 160° all’incirca, impiccati, adesso mure a dritta non si arriva a stringere i 30°, una pena insomma. Cercando un compromesso tra velatura e mare si vede Pola sulla prua, direi una notte insonne buttata via (parentesi: poche navi incrociate durante la notte, nonostante fossimo su una rotta molto esterna rispetto alla costa. Solo tre viste tutte insieme al traverso di Pola, che a momenti si prendevano a collidere a vicenda, ma molto distanti da noialtri); di certo una volta scesi fino a Lat 45° 11’ N, si tratta prima di tutto di riconquistare la costa istriana, così teniamo per un’oretta una rotta per 35/40°, e siamo premiati in tal senso perché avvicinandoci alla costa il mare si smorza parecchio, e con lui il vento che (probabilmente) con il sole che scalda via via entra in regime di brezza; sta di fatto che ci troviamo nelle condizioni di dare motore, e benché avessimo il mare rotto dritto in prua, riusciamo a risalirlo bene, poi anche questo va scemando rapidamente.
Siamo di nuovo in rotta franca su Lussino, che si intravede lontana alle spalle del masso chiaro corrispondente a Sansego: insomma affrontiamo il Quarnaro come venissimo dalle coste emiliane piuttosto che dall’alto Adriatico, ma va bene così.
Facciamo due conti sulle ore di navigazione che ci aspettano, il mare torna più quieto e più blu, ci fanno visita due tartarughe che riportano buonumore a bordo, si fa persino una frugale colazione, ed io decido di farla sporca: guadagno ancora qualche grado sulle onde che adesso frangono al mascone frenandoci meno e per rotta 118° punto su Sansego. Siamo troppo stanchi per arrivare a Lussino, poi è altissima stagione e non voglio rischiare di far tardi con le pratiche, allora isso la bandiera di cortesia sulla crocetta di dritta e decido che passeremo la notte alla baia di Porat “da clandestini”.
Al solito i programmi fatti senza il vento non possono riuscire, ed infatti via via che ci si avvicina alle isole il vento gira a Maestrale. Mentre le barche sfilano alla nostra sinistra ridiscendendo il Quarnaro in fila come formichine spinte a vela dalla termica, noi siamo l’unica barca a vela che rientra a motore provenendo dal centro del mare Adriatico.
In prossimità ormai di Susak il vento gira bene al traverso seguendo il sole, ma non c’è tempo (né forze né voglia) di dar vela, ed entriamo a Porat che sono le 1800 circa, puntuali.... si fa per dire! (in fondo abbiamo fatto solo scelte originali, preferendo d’andar a vela quando gli altri andavano a motore e viceversa, senza nemmeno aggiungere tante miglia, ma sicuramente godendocela assai quanto ad emozioni, e dormendo in pace la notte. Comunque non so se lo rifarei!).
Porat con il maestrale è un disastro: ci sono un paio di barche, compresa una vela grandicella, ma non offre alcun ridosso, tutte ballano parecchio intraversandosi pericolosamente al vento: non mi piace affatto e decido che proveremo a trovare altrove, magari in paese sul lato E dell’isola.
Nel canale tra Sansego e Lussino il maestrale entra a meraviglia e decido (bene) che anche il porticciolo di Sansego è da evitare, quindi chiamo a raccolta le forze per tenere duro fino a Lussino: troveremo nelle prime baie all'ingresso del fiordo, si presume meno battute da imbarcazioni da diporto e Polijcia, ma almeno il maestrale li ci darà tregua e se dobbiamo sfidare il destino, almeno ci dormiremo su tranquilli, pur rimanendo parimenti a rischio e passibili di denuncia; semmai, trovandoci già sull’isola avremo più tempo all’indomani per anticipare il momento delle pratiche, in sanatoria.
La baia di Zapodaski è una meraviglia: dopo onde, sale e stridore di denti ci pare di arrivare in paradiso. Appena 3 barche a vela in una baia tanto spaziosa quanto ridossata, ci ancoriamo in 6 metri d’acqua su un bel fondo di sabbia a prova di scirocco (e di tempesta anche: controllerò dopo l’ancoraggio con la maschera e la Bruce ha preso a meraviglia, tutta annegata al fondo, con la catena stesa dritta come una spada sin sotto la barca, più un paio di metri che non fanno toccare il fondo alla cima. Complimenti!); ed inizia la festa.
Acqua dolce a volontà per la doccia (tanto che esauriamo la scorta… stranamente ed inaspettatamente!) dopo un lungo bagno ristoratore nella luce del tramonto.
Per cena mi diletto personalmente in pasta al ragù (ma pronto) e mega frittata con cipolle e carote (8 uova per 3 marinai), più altre carotine all’insalata, tritate fine. Prosecco fresco e libagioni, compreso sigaro dopocena al chiaro di luna.
La vacanza inizia da qui.

Miglia percorse 115 (miglia totali 115)


alba sull'Istria


bolina verso Ravenna
equipaggio provato
segue equipaggio provato
terra!!!
dopo 23 ore, benvenuti in paradiso..

dal Diario di Bordo del Capitano Kirk

(verrebbe da dire)

a vouz...
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Crociera estiva del Topkapi, agosto 2008

Equipaggio: Davide, Alfonso, Stefano

Itinerario: Caorle – Zapodaski (Lussino) – Sferinacco (Sferinacco) - Mala Proversa (Katina) – Luka Zut (Zut) – Vela Rava (Rava) – Zapuntel (Molat) – Ilovik (Ilovik) – Ustrine (Cres) – Uvala Soline Veruda (Istria) – Cittanova (Istria) – Caorle


Sabato 9 agosto 2008 – giorno 1
La crociera inizia con il tradizionale carico del baule dell’automobile, a partire dai cd di musica ma specialmente tanta cambusa; alle 14.30 si parte da casa con destinazione Valdobbiadene per passare a prendere Alfonso, munito di ulteriori provviste (sughi di mamma e pane fresco, nonché kit di vini abruzzesi), più stoviglie in resina di seconda mano, che poi non useremo mai. Stefano ci aspetta invece davanti la stazione di Portogruaro, proveniente da Diano Marina (praticamente ha viaggiato tutto il giorno, 5 e passa ore per un numero indefinito di coincidenze): si tratta solo di trovarla la stazione, dato che nel dedalo delle strade cittadine, manca persino la classica indicazione! Troviamo Stefano in perfetto stile routard, con tanto di zaino a spalla con sacco a pelo appeso fuori, barbetta incolta e pantaloncino bermuda fiorato: non a caso è reduce da un paio di migliaia di kilometri di autostop, non avrà certo problemi di ambientamento o adattamento alla vita di bordo, ed in effetti sarà proprio la rivelazione dell’equipaggio, sempre attento, preciso, puntuale, e molto ricettivo ad imparare e volenteroso nelle corvee, quando chiamato all’ordine. Arrivati a Caorle parcheggiamo appena di fronte alla darsena (fuori dalle striscie, e troveremo poi la sorpresa dei vigili al rientro) per vedere sfrecciare sulle nostre teste nientedimeno che le Frecce Tricolori! Che bel commiato prima della partenza, con la pattuglia acrobatica che tutto il mondo ci invidia a colorare il cielo sopra la darsena dei colori della bandiera italiana. Prima della partenza, anche la breve quanto imprevista visita a bordo della giovane cognata di Alfonso, l’avvenente Barbara, e sarà la prima e ultima presenza femminile a bordo del Topkapi in questa avventura. Veloce stivaggio della cambusa, con la barca che come al solito gradisce tutto e tutto digerisce, anzi avanzano vuoti un paio di gavoni che saranno accessibili solo successivamente alla traversata, quando gonfieremo il tender piuttosto che rizzarlo in coperta. Usciamo dalla bocca di porto all’imbrunire con il tramonto che ci saluta, e ci mettiamo in rotta 140° diretti sul faro di Porer, senza vento ma in una serata davvero serena, con un cielo limpido ed un bel quarto di luna assai luminoso. Cena con le melanzane dell’orto della mamma di Alfonso cucinate invece dalla suocera, in un riuscito mix abruzzese/veneto, infatti le melanzane finiscono subito, insieme ad un’insalata di tonno e pomidoro. Stappiamo la prima bottiglia di prosecco e brindiamo alla partenza.


le "Frecce" su Caorle


tramonto sul porto

se vi va di leggere

..vi pubblico a puntate il Diario di Bordo della crociera in Croazia.

a puntate non per un fatto di suspense ma solo perché adesso sta sul classico blocknotes e debbo via via ricopiarlo, e ci vuol tempo..
ho iniziato appunto ieri, a bordo, durante un we all'insegna dell'ozio trascorso in darsena a curare più che altro le public relescion, con scambi di visite a bordo conditi dai bimbi che pescavano dal pontile ed intervallati solo da un escursione in spiaggia, ma breve lo giuro.
sarà che avevo navigato abbastanza la settimana precedente?

sabato 23 agosto 2008

il log illustrato del viaggio alle Kornati!

qui il link alla pagina di google maps, e se ci riesco pubblico anche la paginetta direttamente sul frame di sx (così se volete potete dilettarvi a trovare le differenze con il tragitto ipotizzato... che i programmi sembrano fatti apposta per essere cambiati! ..ma è bello proprio così..)

http://maps.google.it/maps/ms?hl=it&ie=UTF8&msa=0&ll=44.65844,14.167627&spn=1.84431,3.334351&t=h&z=8&msid=114084706438051072821.0004550ad87587bb0a81c

ps. dal frame ho tolto anche la "bozza"... rallentava tutto insopportabilmente!!! :-(( ........e se volete lo stesso giocare alle "differenze" meglio linkare il vecchio itinerario all'esterno senza incapsularlo, che a forza di incapsulare google si inkazza pure.. http://maps.google.it/maps/ms?hl=it&ie=UTF8&msa=0&t=h&msid=114084706438051072821.0004516ed1708f369a29e&z=7

venerdì 22 agosto 2008

siamo tornati dalle Kornati!

tutti vivi, sani e salvi (persone e barca, un pò meno sano il genoa, sbregato.. ma quello si sistema)
percorse circa 470 miglia partendo da Caorle la sera del sabato 9 agosto e ritornandovi ieri l'altro, il 20 agosto in tempo per il pranzo, punto più a sud l'isola di Smokvica (insomma itinerario classico con giro per Kornati e rientro)

mare stupendo, vento non sempre favorevole con tanto (troppo) motore quindi, ma compagnia ottima, a bordo e non (anche 2 giorni di flottiglia con altre due barche di amici trovate in navigazione)

.. stay tuned per filmati, report, foto e map, vi anticipo intanto una foto, quella che ho reputato più valida quale appetizer... ;-))


(scattata al largo di Lavdara a nord del mare di Murter, in flottiglia x rotta Nord, a motore)

venerdì 8 agosto 2008

topkapi in ferie

blog in vacanza... permettetici di farci questa crocierina alle kornati, per racimolare un pò di materiale per il blog!!!


nb. seguiteci su Youposition!

lunedì 4 agosto 2008