"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?" (Joseph Conrad)

sabato 24 ottobre 2009

commento post-salone

l'amico F. reduce dalle fatiche del Salone di Genova dove è stato cooptato come "standista" più per la sua competenza che per il suo aspetto -essendo tutt'altro che una Velina!- si produce di nuovo in un lapidario commento dei suoi, ma lapidario nel senso che dovrebbero inciderlo su una lapide a memoria e monito di posteri e generazioni future! ..io senza troppe ambizioni lo inserisco qui a memoria per lo meno mia, ringraziandolo della liberatoria che mi ha concesso, oramai senza scadenza..



Per l’oceano nessuna barca, come esce dal cantiere, è pronta, qualcosa va rivisto, poco o tanto fa la differenza tra le varie produzioni.
Per la giterella di qualche giorno, tutte vanno bene, e tutte stanno insieme senza disfarsi per quel che serve.
Poi le tradizioni marinare, la marinità di un progetto (che è differente dalla marinità dell’esecuzione, tanto è vero che molti noti cantieri nel cartello illustrativo delle loro barche precisavano “Categoria di progettazione A”, che mi pare differente da esecuzione in “classe A”), la purezza delle linee, ecc. sono tutte più o meno opinioni.
La solidità è frutto solo di calcoli teorici, il più delle volte giusti, a volte solo “teorici”, nessun cantiere, mi risulta, faccia o abbia mai fatto test di solidità distruttivi, simili ai crash test dell’industria in genere.
Il mare, invece, li fa sempre più spesso.
Ne consegue che molto dipende dalla cura dell’esecuzione soprattutto dei particolari (es. giunzione scafo tuga, ecc.) dalla qualità dei materiali, secondarie le tecniche di esecuzione, valide a volte solo per ottimizzare l’impiego della catena di montaggio e l’uso di manodopera non altamente qualificata.
Epossidica, vinilestere, poliestere, fibre di carbonio orientate o meno, mat, stuoie, ecc., ammesso che uno le conosca e ne capisca le differenze, hanno caratteristiche di utilizzo diverse e possono essere sia meglio che peggio in relazione al campo di applicazione; è incredibile il numero di ingegneri, specializzati in chimica molecolare e tecnica delle applicazioni industriali, che frequentano i saloni della nautica: a starli ad ascoltare c’è di che farsi una cultura….nel campo delle fesserie.
Personalmente ho una barca laminata a mano col rullino, come si faceva negli anni sessanta, che potrebbe cadere dal travel senza grossi danni, comunque riparabili con poco.
Non è un caso se qualche navigatore d’altri tempi ha attraversato gli oceani con improbabili bagnarole tenute insieme con carta pesta o poco più, come sempre, è il buon manico che determina il buon lavoro dell’attrezzo; certo se l’attrezzo è ottimo ed il manico pure, il risultato non può che essere eccezionale.

Detto questo, quanti sanno giudicare veramente una barca?

Nessuno, e dico nessuno, mi ha mai chiesto di vedere le linee d’acqua del progetto…ed è quello uno dei termini di giudizio basilari per farsi un’idea dell’equilibrio di uno scafo.
Tutti hanno commentato le due o le tre cabine, quanti bagni, la capacità dei serbatoi, la potenza del motore, pochi hanno chiesto se S drive o linea ad’asse, non capendone il perché tecnico della differenza.
Sulle sciocchezze dette a riguardo delle teorie sugli alberi passanti o in tuga, potrei scrivere un libro.
Sul rig ognuno aveva i suoi dogmi e la sua religione, con dovizia di esoterismi al riguardo.
Nessuno e dico nessuno dei visitatori che ho seguito (poco più di un centinaio), anche attenti ai particolari, ha chiesto qualcosa sugli impianti di bordo, elettrici ed idraulici; due o tre hanno chiesto delle pompe di sentina, ma nessuno ha chiesto sulla loro capacità di esaurimento.
Nessuno ha chiesto di vedere la macchina del timone, addiaccio, frenelli e leverismi, peraltro facilmente ispezionabili guardando in un gavoncino.
Tipo e posizione di pinna e bulbo, posizione e tipo di timone, dettagli su superfici bagnata, velica, dislocamento e loro rapporti: domande zero.
Quasi tutti hanno voluto vedere la testa dei prigionieri della pinna di deriva, commentando le dimensioni dei dadi che li ancoravano allo scafo…..(?)
In due hanno chiesto di un’imprecisata piastra di rinforzo.
Sulle dimensioni ho sentito di tutto e di più, roba del tipo che un 54 piedi è appena sufficiente per due ed un 35 piedi abbondante per sei, il senso della misura è morto da tempo: un requiem, e recitiamone uno anche per il buon senso comune.
Per la verità su questi ed altri argomenti, alcuni rigorosamente tecnici, altri al limite della filosofia di pensiero, imprecisioni e vere e proprie stupidaggini se ne sentono e se ne leggono quotidianamente.
Le domanda più frequenti: quanti nodi fa a vela, quanti a motore, quanti gradi stringe al vento (riguardo quest’ultima domanda la mia risposta standard era “Dipende da chi c’è al volante”).
Per finire mi sono meravigliato del grande numero di “ingegneri eolici” che sanno tutto sulla teoria e la pratica dei fiocchi auto viranti; ma alla domanda “lo ha mai provato?” nove su dieci hanno risposto più o meno così: “No, ma cosa c’entra si vede che non essendoci canale tra fiocco e randa la barca non può essere equilibrata e non rende di bolina” (!!??).
Non sto a dire delle cose che saltano fuori quando si propone in acquisto un usato, anche se davvero un buon affare con prezzo ragionevolmente proporzionato allo stato della barca (caso rarissimo); né le assurde richieste di prezzo, fuori dalla realtà e da ogni logica, nel caso di offerta in permuta, o di messa in vendita di una barca.
Concludendo il mercato da ciò che l’utente richiede.
Da una parte e dall’altra le eccezioni, rara avis, per fortuna ci sono ed in quanto tali, tali restano, anche nel prezzo richiesto e/o pagato.

E’ da tempo che mi sono reso conto che non è cambiato il mondo della nautica, sono cambiati gli uomini di mare, il mercato della nautica si è solo adeguato a loro….né poteva fare altrimenti.

Ho come il timore che prima o poi arriveremo a comprare le barche al supermercato o per corrispondenza, e, peggio, un bollino blu garantirà lo standard di natanti e navigatori.

Siamo rimasti in pochi, coraggio ragazzi il meglio è passato!


(niente di nuovo sotto il sole direte! ma una volta tanto che un discorso del genere non lo faccio io presuntivamente, ma viene da una persona esperta, e addentro alle dinamiche come "addetto ai lavori", per lo meno occasionalmente, sta a vedere che stavolta non mi darete del petulante visionario!)

2 commenti:

  1. altro che petulante visionario Davide, io farei un applauso a te e al tuo amico! sacrosante parole le vostre, alle quali aggiungerei "al salone di Genova c'è ancora il settore vela?!!??, perché a me sembra imperino i mega yachts e i mostrogommoni...

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  2. pensa Valeria che io senza nemmeno esserci andato le barche migliori esposte le conosco già a menadito!
    (ovvio. erano 3 in tutto!) :-))

    d

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