bARCa bIsBetiCa con cIURmA fAmEliCA: quotidianità di famiglie a vele spiegate. Il diario dei nostri "sogni in mezzo al mare"... tra letteratura di bassa lega, geografia pelosa, visioni mistiche, cheek to cheek, uccellini che cinguettano, cibo, musica e poesia.
"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?" (Joseph Conrad)
domenica 30 maggio 2010
Beneteau FIRST 435
Quando monsieur Beneteau varava bastimenti..
Oggi è un gran parlare di Beneteau, azienda e marchio leader nel campo della nautica a livello mondiale, con numeri da record in termini di varo anche in tempi di vacche magre con aziende più piccole o di nicchia in crisi, eppure lei sempre in piedi a tirare il settore con una produzione ugualmente tale da garantirle la soglia di sopravvivenza, come fosse la Fiat della nautica, che pur con tutte le cassa-integrazioni possibili resta in ogni caso inossidabilmente sulla breccia; con la linea Oceanis in campo crociera, utile ad invadere il settore delle barche da noleggio che rimane il polmone di domanda più ampio, ma anche intenta a chiamare la matita di Farr per proporre l'ennesimo scafo della linea First, per far divertire chi piace battagliare tra le boe alla domenica mattina.
Parimenti alla Fiat, laddove il marchio viene tirato in ballo come il vero responsabile della standardizzazione dei processi produttivi nella nautica e massificazione del prodotto in fase di commercializzazione, non certo il nome di Beneteau goda oggi giorno di gran credito, eppure l'azienda continua a sfornare scafi e gli armatori che li acquistano, privati piuttosto che agenzie di noleggio, ne tessono più lodi che lamentele, consci anche di confrontarsi con un colosso aziendale ramificato su tutti i continenti attraverso reti di concessionari sparsi in ogni dove, e la cui disponibilità all'assistenza non è sempre oggetto di barzellette denigratorie o articoli piccanti di Cobau su Bolina, ma spesso anche esempio di attenzione verso il cliente e di onestà. (non sono cliente Beneteau, perché non comprerei mai una barca nuova: ma se decidessi di farlo non ci troverei proprio nulla di male a rivolgermi ad un concessionario Beneteau anzi penso che potendo permettermi di garantire al contratto d’acquisto, forse proprio lo farei!).
Resta il fatto che il prodotto attuale certo non possa considerarsi l'eccellenza, nemmeno in un panorama di gamma generalisticamente di livello medio-basso, e rimanendo sull'ambito del prodotto "in serie": ci sarà sicuramente di meglio sul mercato, ma molto probabilmente si troverà anche di peggio; rimane il vantaggio del marchio di caratura mondiale, a partire dall'assistenza post-vendita capillare, e nella migliore tradizione “sistema-Fiat” si potrebbe anche aggiungere che avendo di meno a bordo ci saranno anche meno cose che si rompono, e quel che si rompe spesso si ripaga anche a poco ("a meno", sarebbe meglio.. visto che non stiamo parlando di autovetture!).
Deludo però subito coloro che arrivati a leggere fin qui immaginino che questa "barca della settimana" sia –finalmenteeeeeee!- un prodotto di gran serie, magari anche in produzione: mi spiace per loro ma l'Oceanis 37 attuale, con pozzetto formato Piazza Navona ed il trasto in tuga lungo 90 cm non troverà spazio su queste pagine, anche perché a chi piacesse quel genere di barche basta solo armarsi di un paio di scarpe comode ed andare ad ammirarle nel più vicino porto turistico, giacché le nostre banchine ne sono (tristemente) piene: oggi parleremo di Beneteau, come s'era capito già, ma torneremo indietro di una ventina d'anni per ammirarne una creazione del tempo in cui, ancora in epoca anteriore all'avvento della nautica moderna (alias target: "una settimana di crociera in Sardegna in agosto, possibilmente su barca a noleggio") anche Beneteau si confrontava con un mercato d'elite, ma non solo, anche con il mondo delle regate d'altura, e con competitors possibilmente sempre più avanti quanto a standard qualitativo, ma senza l'ambizione di superarli nel quantitativo di unità varate.
Era il tempo in cui anche Frers progettava per monsieur Beneteau, inutile dirlo, con risultati assolutamente immaginabili: era il tempo in cui i capolavori erano "anche" Beneteau.
E non perché Beneteau costruisse meglio di Del Pardo o Wauquiez, tanto per fare nomi non a caso e vedremo meglio il perché, ma piuttosto perché la filosofia progettuale era in fondo la stessa, e se vogliamo persino il target dei possibili acquirenti: era una domanda evoluta a livello generalizzato, che poteva al limite anche "accontentarsi" di un Beneteau, ma rimanendo sempre su un livello di esigenza specifica molto alta, magari un armatore meno attento al livello della falegnameria degli interni, o semplicemente non abbastanza abbiente per permettersi un Nautor's Swan, ma non certo disposto a scendere a compromessi quanto a capacità del mezzo in termini di marinità, sicurezza in navigazione o performance in termini assoluti.
Non è un caso dunque che fosse Frers a progettare i grandi Gs di quel tempo (gli splendidi Grand Soleil 42/45), ma poi produrre una linea di progetti anche per Beneteau, e proprio uno di questi splendidi First oggi approfondiremo: tra i tanti quello a mio modo di vedere più equilibrato, "classico" nella sua impostazione progettuale, e sufficientemente senza tempo nel design elaborato dal genio argentino, da risultare ancora oggi un vascello dalle linee pulite e mirabili (ma con il vantaggio, indiscutibile, di avere oggigiorno un mercato decisamente più favorevole rispetto ai suoi avversari del tempo, i citati Gs ma anche penso al Centurion 42, tutti ancora attualmente molto molto quotati sul lato economico..)
Il First 435 nasceva dalla matita purissima di Frers come un vero e proprio racer oceanico, era un 13.60 m ft quindi un "prima classe" Ior, disegnato per affrontare peraltro ogni tipo di navigazione sempre nella massima sicurezza, sia in regata che non, ed a tutte le latitudini; robusto manovrabile eppure appariscente nei suoi volumi pieni e potenti, sicuramente da non passare inosservato nemmeno in porto con le vele ammainate o all'ancora: una silhouette classica nell'impostazione, ma sufficientemente evoluta per garantire alte prestazioni senza scadere quanto ad eleganza formale. Il tutto realizzato impeccabilmente, e davvero prodotto senza compromessi nè risparmi, dunque davvero per durare negli anni. E per navigare sempre su medie di tutto rispetto, sospinti da 105,50 mq di tela (pari a quasi 10 metri quadrati di tela per ogni tonnellata di dislocamento, a parte che poi c'erano anche 146 mq di superficie dello spinnaker), utili ad allungare le quasi 11 tonnellate della barca sull'acqua per tutti gli 11 m secchi di lunghezza al galleggiamento.
Da non trascurare nemmeno la ripartizione del peso in chiglia con il 39% di zavorra sul peso complessivo, a dar sicurezza allo skipper anche in condizioni estreme o laddove, nell'uso quotidiano, non disponga di braccia robuste a bordo, altrimenti assai ben accette per la regolazione di assetto e trim su questo imponente veliero. Piccola chiosa, in proposito: guardando ai diametri di scotte e verricelli nelle foto di dettaglio il tema su esposto è già ben chiaro, ma -e personalmente, in tutta sincerità- ritengo questo aspetto come un risultato davvero cruciale nell’evoluzione (o involuzione?) che la nautica ha avuto negli ultimi 10/15 anni, dal momento che il notaio o commercialista di turno, classicissimo target diciamo sia in campo owner che in quello bare-boat, di solito è assai pingue quanto a panza&pecunia ma regolarmente ipotrofico quanto a deltoidi e bicipiti, né certamente –prima- si poteva chiedere a Tabarly di rimaner 51 settimane all’anno inchiodato davanti un pc e con il culo in poltrona! (diciamo semmai che forse la “rovina” di cui trattasi sia stata solo un fisiologico inevitabile traguardo…. con la consolazione che l’ambito s’è per lo meno allargato anche ad esseri umani banalissimamente normo-dotati, tra i quali figura lo stesso sottoscritto..).
Sugli interni del 435 non serve spender inchiostro e lasciar piuttosto che siano le immagini a raccontare, e la profusione di particolari in legno massello testimonia al fatto di come , a quel tempo, anche monsieur Beneteau contribuisse non meno dei suoi colleghi più blasonati al disboscamento del Pianeta.....
Mi permetto semmai di asserire che forse dove queste unità pagassero qualche scotto rispetto alle più costose “cugine”, fosse sul livello impiantistico, probabilmente non proprio ineccepibile, mentre quanto a dotazione di armo velico, nulla veniva lasciato al caso, basti ammirare i dettagli della dotazione di coperta, con componentistica tutta di prim'ordine e possibilmente anche surdimensionata.
Erano i mitici anni '80, ed era quello il tempo che i bastimenti di monsieur Beneteau, erano anche degli splendidi ed autentici velieri.. e navigavano come incrociatori da battaglia.. e qualche volta persino come vere e proprie “portaerei”! (e la foto seguente che ritrae un First 456, l’ammiraglia della famiglia dei First by Frers, ne è solo una citazione: ma poi neanche del tutto "casuale"..)
Buon Vento, meglio se tanto.
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Questa barca è bellissima!!!
RispondiEliminaPensavo però che se un cantiere produce e vende tanto il prezzo (in teoria) dovrebbe abbassarsi.
Potrebbe essere un vantaggio per chi non ha molte disponibilità ma vuole avere una barca propria.
Certo accontentandosi di una Fiat e non di una Ferrari.
E accontentandosi di avere una barca uguale a tante altre e rischiare di cercare di aprire con le chiavi della propria il tambuccio di un'altra... come succedeva a me 10 anni fa con la mia auto, quando c'erano altre vecchie Corolla... :-)
lo so. che è bellissima! lo so.. ;)
RispondiEliminaBella barca, ciccio!
RispondiEliminaBelle barche quelle di quegli anni.
A trovarne tenute benissimo si fa un affare a comprarle oggi a quattro soldi, vero?
4 soldi no no.. diciamo che comunque un pò di zeri bisogna aggiungerglieli nel compilare l'assegno..... ma erano barche veramente splendide!
RispondiEliminaHo giracchiato su di un first 35 di circa 20 anni fa.
RispondiEliminaLe linee in foto delle sorelle più grandi me la ricordano moltissimo.
Coonfrontando gli interni con quelle moderne, ho notato che, il pagliolato direttamente sullo scafo, offre centimetri non solo in altezza ma anche in larghezza, praticamente il ripiano dietro la spalliera dei divani contrapposti era tanto largo da poter essere usato come cuccetta.
In pratica si dormiva in 4 nella dinette.
Altri tempi ... Altri tempi proprio! :)
Stupenda, la sto cercando ! Ho venduto da un anno il mio First 42 per passare ad una barca nuova, ho preso un Sun Odyssey 449, comodissima e veloce, ma durerà la meta rispetto ad un vecchio First, gli interni sono fatti con legno di cassetta della frutta e non ha la robustezza, l'eleganza e le doti marine di una carena di quegli anni...
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