che mi chiede il mio "vivere" il mare.. e le rispondo così:
come vivo il mare?
FIUTANDOLO.. davvero.
ho una barca mia, la seconda. anzi ce l'ho a metà come avevo a metà la prima, sono un fervente sostenitore delle barche in società, una barca a testa "è troppa", si perde tempo, si soffre più di quanto si gioisce, si occupano un sacco di posti barca sperperando costa, e ci si ritrova lo stesso sempre soli.. mentre la barca è il miglior modo per socializzare, è un luogo talmente angusto che se non ci si odia ci si ama automaticamente! basti dire che implicitamente una volta mollati gli ormeggi hai già affidato la tua vita agli altri membri dell'equipaggio.. magari non li conoscevi prima di partire e già la tua vita dipende da loro: di colpo sono diventati più di amici, dei veri fratelli di sangue, direi!
la convivialità è importante, ma anche il silenzio: non c'è niente di meglio del mare, e dell'andar per mare, per ritrovare un pò di silenzio e poter finalmente parlare con sè stessi, scevri di messaggi mediatici, amenità effimere e distrazioni.
vivo il mare con molta ansia, perché lo temo, e specialmente quando ricopro il ruolo di skipper a bordo della mia sento forte la resposabilità, della mia barca e del mio equipaggio al cospetto degli elementi e dell'immensità.. ma quando ho finito di elencare tutti i check che mi sono fissato a mente, e mentalmente messo le spunte a tutti, e dopo un ulteriore controllo vedo che tutto è a posto e la barca fila via nel vento come una spada.. in quel momento ci potrei anche morire, tanto che sto bene..
tu come lo vivi invece?
bARCa bIsBetiCa con cIURmA fAmEliCA: quotidianità di famiglie a vele spiegate. Il diario dei nostri "sogni in mezzo al mare"... tra letteratura di bassa lega, geografia pelosa, visioni mistiche, cheek to cheek, uccellini che cinguettano, cibo, musica e poesia.
"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?" (Joseph Conrad)
martedì 22 luglio 2008
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